E’ stato scritto che Christiaan Neethling Barnard di giorno frequentava le lezioni dei più famosi chirurghi del mondo, viaggiando fra la Russia e gli Stati Uniti, e di notte coltivava il sogno che aveva da bambino: sostituire un cuore malato con un cuore sano.
Negli anni sessanta i trapianti erano ancora fantascienza, quello cardiaco inimmaginabile, ma Barnard, giovane chirurgo sudafricano, aveva questo sogno, ma non poteva esternarlo né contare sull’aiuto di qualche collega; per cui si chiudeva di nascosto nella sala operatoria e faceva esperimenti sui cani, e qualcuno riuscì; poi iniziò a provare con scimpanzé e babbuini.
Il cuore è un organo complesso, una specie di pompa che sopporta uno sforzo costante e continuo, effettua circa 70 battiti al minuto, 36milioni e 792mila in un anno, e non si ferma mai; è l’organo più importante di tutti ed è quello che, grazie al suo costante e continuo funzionamento, consente ad un essere umano di vivere; tutti gli organi sono importanti, ma restano in vita solo grazie a questa meravigliosa pompa la quale, fino a quando funziona, consente all’uomo di restare in vita pure se altri organi sono morti: tant’è che, in tanti casi, la medicina si accanisce a tenere in vita pazienti che sono ancora in vita proprio perché il cuore continua a battere, pure se gli altri organi non sono più funzionanti.
La prima occasione di trapianto di cuore su un essere umano si presentò a Barnard il 2 dicembre 1967, esattamente cinquant’anni fa, allorquando al Pronto soccorso dell’Ospedale di Città del Capo giunsero due vittime di un incidente stradale, madre e figlia, la prima già morta; la figlia, Denise, era ancora viva, ma con rilevanti danni celebrali: nonostante gli sforzi morì poco dopo, ma il suo cuore ancora continuava a battere; nella sala a fianco era ricoverato Louis Washkansky, un droghiere di 54 anni, diabetico e con gravi problemi cardiaci.
Barnard capì che quella poteva essere l’occasione buona, e ottenuto il consenso del padre della ragazza appena deceduta, eseguì il primo trapianto di cuore umano al mondo.
Nella sala operatoria si alternarono trenta medici i quali, unitamente a Barnard, che era assistito dal fratello Marius, riuscirono ad effettuare il trapianto che ebbe successo; dopo oltre nove ore il cuore della giovane Denis incominciò a battere nel petto dell’anziano Louis il quale, però, resistette solo diciotto giorni, e morì per sopraggiunte complicanze. Ma tecnicamente il trapianto era riuscito: la sensazionale notizia fece in poche ore giro del mondo e Barnard diventò l’uomo del momento.
Da allora iniziò la lunga e vittoriosa storia dei trapianti di cuore, che oggi vengono eseguiti con grande facilità e sembrano divenuti una routine.
Ma quello di Barnard fu un evento epocale, che suscitò da una lato grande ammirazione e diede enorme pubblicità al giovane cardiochirurgo; dall’altro suscitò enormi perplessità per il fatto che il trapianto di un organo come il cuore, da molti considerato non solo il meccanismo che, pompando il sangue, consente all’uomo di vivere, ma anche il centro dei sentimenti, delle emozioni e dei più intimi palpiti di una persona, doni che, portando il cuore da un essere umano ad un altro, si pensava venissero trasferiti unitamente all’organo.
E le perplessità si acuirono e si trasformarono in polemiche anche aspre allorquando Barnard eseguì un secondo trapianto, impiantando il cuore di un uomo di colore in un paziente bianco: il cuore di un uomo di colore trapiantato in un uomo bianco suscitò aspre dispute.
Ciononostante Barnard, divenne un eroe nazionale, e la sua fama nel mondo si consolidò e rimase salda fino alla sua morte, avvenuta, dopo una vita intensa di viaggi, conferenze, operazioni in tutto il mondo, il 2 settembre 2001 a Pafo (Cipro).
Presso l’Ospedale di Città del Capo è stata ricostruita la sala operatoria che all’epoca utilizzò Barnard e la sua equipe per eseguire i trapianti, e in essa sono esposte tutte le apparecchiature usate all’epoca; una sala operatoria – museo che viene visitata da numerosi turisti di ogni parte del mondo.