scritto da Nino Maiorino - 05 Marzo 2023 07:25

Cava de’ Tirreni, occorre qualcosa di più della Movida

foto Gabriele Durante

Torniamo, sperando che sia l’ultima, su quello che potremmo definire il dissidio che da qualche mese vede impegnati, su posizioni contrapposte, l’ex Sindaco Luigi Gravagnuolo e il portavoce del MALC, Avv. Bruno Todisco.

Abbiamo volutamente utilizzato il termine “dissidio” che, secondo Treccani, individua il contrasto tra persone, derivante da una diversità di vedute relative alla soluzione dello stesso problema.

Sorvoliamo sui “complimenti” a noi rivolti. Evidenziamo solo che la vicenda è complessa perché i soggetti sulla scena sono tutti di grande peso: il Monopolio Tabacchi, quindi lo Stato, il Concessionario Tabacchificio metelliano, che identifichiamo in M.S.T. – Manifattura Sigaro Toscano, e il Comune di Cava, che si trova al centro di una vicenda probabilmente più grande di lui, con un contorno di professionisti il cui punto di vista non può essere trascurato.

Prioritariamente c’è da dire che chi si assume l’onere di operare per il benessere della comunità che amministra, e di incidere effettivamente sul tessuto della stessa, è destinato a soffrire le pene dell’inferno, tra vincoli legali e burocratici e opposizioni varie, spesso pretestuose: De Luca ebbe a dire che realizzare un’opera pubblica è un calvario, e lui ne sa qualcosa, e ne sa qualcosa anche l’ex Sindaco Gravagnuolo che pure ha sofferto le pene dell’inferno nei tre anni e mezzo del suo sindacato, e ancora ne sopporta lo strascico.

Torniamo ora all’ex Sindaco Luigi Gravagnuolo per precisare che lasua amministrazione è iniziata il 21.6.2006 ed è terminata il 21.1.2010.

Allo steso modo. va precisato che la presentazione a Santa Maria del Rifugio, del progetto Casamonti, venne effettuata nel 2009, non nel 2011.

Riteniamo di dover precisare queste date perché altrimenti viene falsata la cronologia degli eventi: se è vero, come è vero, che l’ex Sindaco Gravagnuolo si è dimesso il 21.1.2010, dopo tale data entra in campo il suo successore, il Dott. Marco Galdi.

A questo punto è opportuno fare un breve “excursus” sulla preparazione alla carica di Sindaco del Dott. Gravagnuolo il quale, quando gli fu proposto di candidarsi, fece uno studio approfondito delle condizioni della città, e giunse alla conclusione che Cava era diventata una città che stava invecchiando (un eufemismo per non dire che stave estinguendosi), sia dal punto di vista demografico, sia dal punto di vista economico e sociale.

La vivacità culturale, fortunatamente ancora viva, non l’avrebbe salvata da un progressivo e inevitabile ulteriore arretramento leggi qui

Si pose quindi il problema di cosa fare rivitalizzarla, e non a caso la sua lista, venne chiamata “E’ Viva Cava”, un anelito a renderla di nuovo viva come negli anni d’oro.

Rivitalizzare una città vuol dire rendere vive tutte le sue zone, riportare la vita anche in quelle centrali spente, tra le quali tutte quelle che dal centro storico si estendono verso Monte Finestra (da nord a sud).

Se esaminiamo il centro della città, non possiamo non constatare che la vita è intensa nelle località da Pregiato a Via Mazzini (nord), è spenta da Viale Marconi in su (sud), salvo la prima parte di Via Filangieri, percorrendo la quale, direzione Napoli – Salerno), si incontra la zona morta che circonda l’attuale villa comunale centrale, proprio quella a lato della casa comunale fino allo stabile del tabacchificio.

Girando per qualche frazione o rione, ad esempio Santa Lucia, constatiamo nelle strade principali un fermento di vita invidiabile; nel centro storico analogo fermento lo si vede solo nel corso porticato, da Piazza Lentini al borgo Scacciaventi, ma già a Piazza Abbro inizia il mortorio.

Qualche giorno fa ci siamo presa la briga di fare un giro in queste zone, ed abbiamo pubblicato un articolo fotografico clicca qui per leggere; da esso emerge che tutta quella zona, nonostante sia pieno centro, è un mortorio anche durante le ore di punta.

Il che sta a significare che, come aveva purtroppo previsto l’ex Sindaco Gravagnuolo, la città in queste zone è in affanno, sta morendo, cosa che certamente non sarebbe avvenuta se fosse andata in porto la sua idea di utilizzare l’ex tabacchificio come centro di sviluppo e aggregazione, con abitazioni, negozi, bar, ristoranti, pub, e quant’altro portasse vita; lo si sta facendo sul trincerone, certamente sarebbe stato ugualmente utile farlo allora nell’area dell’ex tabacchificio.

Ebbene, per tornare alla vicenda della rivitalizzazione della zona, che è l’aspetto sul quale il Malc accusa Gravagnuolo di mancanza di iniziativa per il recupero, da parte del Comune, dello stabile e della parte verde appena retrostante, che grava su Via Cuomo, a noi risulta che sia stato proprio il Sindaco Gravagnuolo, negli ultimi mesi in carica, ad aver conferito l’incarico a un noto professionista cavese, l’Avv. Massimo Pagliara, il quale, ovviamente, si riferì al settore legale del Comune per avere tutti i ragguagli che gli consentissero di avviare la pratica.

Frattanto il Sindaco Gravagnuolo si dimise, ed è per questo motivo che l’incarico venne firmato, nel mese di giugno 2010, dal successore, il dott. Marco Galdi, che si era reso conto della validità dell’azione del suo predecessore.

Questi i fatti, cronologicamente documentati.

Per dovere di cronaca segnaliamo pure che attualmente il dossier è nelle mani dell’Avv. Tommaso Gallo al quale è stato trasferito, dopo la rinuncia dell’Avv. Pagliara, dall’attuale Sindaco Vincenzo Servalli.

Per tutte le altre valutazioni in merito alla convenienza da parte del Comune di rientrare nel possesso dell’immobile e realizzare un centro aggregativo di grande importanza, come previsto dal Sindaco Gravagnuolo nel corso dei colloqui con la MST srl, rimandiamo i lettori ai precedenti articoli, nei quali è stato evidenziato che la trasformazione della zona sarebbe stata a completo carico della MST e che al Comune sarebbe stato restituito uno stabile totalmente modificato senza spendere un centesimo delle casse pubbliche.

Ma, al di là della importante ma sterile cronologia dei fatti, rimane una questione di fondo, della quale già abbiamo accennato in un precedente articolo, e cioè il punto di vista, diametralmente opposto, di amministrare una comunità, cioè quello di chi vuole darsi da fare per farla rifiorire e riportarla allo splendore del passato, e quello di chi vuole mantenere lo “statu quo”, una sorta di duello tra chi è proiettato al futuro e non disdegna di mettere in acqua la sua imbarcazione per raggiungere altri lidi perché non si accontenta del presente, e chi, al contrario, ha tirato i remi in barca e si  accontenta dell’attuale.

Tutte le opinioni e le posizioni politiche sono legittime, per carità, ma chi scrive propende altrettanto legittimamente a sposare le tesi dell’ex sindaco Gravagnuolo, avendo una visione coincidente. Tutto qui.

Chi ama questa città, a nostro modesto avviso, non può restare impassibile a vederla morire, e preferisce rilanciare piuttosto che l’immobilismo e il quieto vivere.

D’altro canto, pensiamo che anche l’avvocato Todisco convenga che il futuro di Cava non stia solo nella movida, che oggi gratifica bar, pizzerie, pub e ristoranti, ma attira solo folle di nottambuli nei giorni festivi e pre-festivi, a volte giovinastri ciarlieri e fracassoni, che i gestori accolgono con i tappeti rossi. Un fenomeno che però facilmente può scomparire così come facilmente è comparso.

A Cava occorre qualcosa di più della Movida, occorrono prospettive di sviluppo stabile, in tutti i sensi, ed è necessario individuare e proporre idee e soluzioni per la crescita della città. Gravagnuolo, da questo punto di vista, ha fatto la sua parte e, a nostro avviso anche bene. Questo non significa che non abbia commesso errori o che non abbiano pari dignità opinioni e proposte diverse anche se contrastanti.

Questo, in fondo, è il bello della democrazia.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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