scritto da Nino Maiorino - 10 Novembre 2024 07:09

Castrazione chimica, una questione controversa

 

Spesso si parla di castrazione chimica, pratica medica che consiste nell’impedire a un maschio di avere pulsazioni tendenti allo stupro.

Il ministro Matteo Salvini non trascura occasione per caldeggiarla, e le occasioni sono notevoli in quanto, purtroppo, notevole è il numero dei tentativi di stupro da parte di uomini malati, e non solo stranieri.

Precisiamo che non deve essere fatta alcuna discriminazione verso chi commette, o tenta di commette, questo reato: che sia italiano o straniero nulla cambia, rimane un reato esecrabile, da tutti condannato.

Indubbiamente Matteo Salvini batte sul tasto, per puro motivo elettorale, in quanto ritiene di guadagnare consensi anche sbandierando continuamente questa bandiera.

In passato Matteo Salvini ha dichiarato che “se stupri una donna o un bambino hai evidentemente un problema: la condanna in carcere non basta, meriti di essere curato”, e tutto sommato non ha torto.

Ovviamente ai suoi seguaci l’argomento piace, perché facilmente poi si passa ad argomentare di razzismo, dimenticando che spesso gli stupratori non sono immigrati e magari di colore, il che lo rafforza.

Gli agnostici, invece, tendono a minimizzare l’argomento fingendo di aborrire la pena che Salvini vorrebbe introdurre.

Ma è proprio così?

Vediamo come stanno le cose.

 

Cos’è e come funziona la Castrazione chimica.

Nella antichità la castrazione consisteva nell’asportazione delle gonadi, prendendo il nome di orchiectomia negli uomini e ovariectomia nelle donne: cioè i testicoli dell’uomo e l’ovaio delle donne.

Queste due pratiche al momento vengono eseguite solo per scopi terapeutici o nel percorso per il cambiamento di sesso.

La castrazione chimica invece viene utilizzata come una misura di prevenzione della reiterazione di violenze sessuali, attraverso la riduzione del desiderio sessuale.

La terapia negli uomini, solitamente non definitiva, consiste nell’inibire la produzione del testosterone, ormone maschile responsabile degli impulsi sessuali.

Gli effetti della castrazione chimica sono quelli dell’abbassamento del desiderio sessuale e della funzione erettile: il trattamento può provocare anche vampate di calore, osteoporosi, diabete e un aumento dei rischi di infarto.

In sostanza la castrazione chimica è una punizione inferta a chi ha commesso un reato di violenza sessuale, soprattutto se incapace di controllare le proprie pulsioni, andando a interferire nella funzionalità sessuale.

La soluzione per Salvini è la castrazione chimica, e il governo ha accolto la richiesta inserendola nel Ddl Sicurezza sull’apertura di una commissione o un tavolo tecnico che possa “…valutare, nel rispetto dei principi costituzionali, in caso di reati di violenza sessuale, la possibilità per il condannato di aderire con il suo consenso a percorsi di assistenza sanitaria, sia psichiatrica sia farmacologica, anche con un eventuale trattamento di blocco androgenico”.

La castrazione chimica, però, già contestata nel 2019 dall’attuale ministro della Giustizia Carlo Nordio, non piace anche alla deputata del Pd Laura Boldrini la quale asserisce che: “Col parere favorevole del governo, la maggioranza ha anche approvato un ordine del giorno per istituire un tavolo tecnico che valuti l’introduzione della castrazione chimica in Italia, non solo riportando il Paese ai tempi delle punizioni corporali, ma negando la natura stessa dello stupro che non ha nulla a che vedere con l’impulso e il desiderio sessuale e molto con l’odio, il dominio e la sopraffazione”.

Per farci una idea sulla controversa questione, vediamo in quali paesi tale pratica è ammessa.

Sono soltanto due gli Stati dove viene applicata senza il consenso del condannato se reo di violenza sessuale su minori (fonte Wikipedia): Russia e Polonia.

Questi invece sono i Paesi dove la castrazione chimica è prevista come trattamento medico e nel contesto di un percorso riabilitativo o come parziale alternativa alla reclusione (fonte Wikipedia): Stati Uniti, Regno Unito, Israele, Russia, Polonia, Nuova Zelanda, Portogallo, Svezia, Finlandia, Germania, Danimarca, Norvegia, Belgio, Francia.

Come si può vedere sono molti i Paesi che in qualche modo prevedono l’utilizzo di questa pratica e, spesso, sono gli stessi colpevoli di violenza sessuale a richiedere il trattamento, sperando magari uno sconto di pena.

L’argomento non si esaurisce qui, ma per non tediare i lettori ci riserviamo di riprenderlo successivamente.

(1 – segue)

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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