Nella prima parte di queste considerazioni, pubblicata il 10 novembre, abbiamo accennato al problema della pratica medica che riguarda la castrazione chimica, pena tanto caldeggiata da Matteo Salvini.
Ora concludiamo l’argomento cercando di chiarirci meglio le idee, valutarne i pro e i contro, lo stato attuale delle leggi che contrastano la violenza sessuale nel nostro paese (o almeno tentano di farlo), e quale potrebbe essere la soluzione legislativa di questo grave problema.
Le critiche
Da anni è in corso un acceso dibattito nel mondo politico e della scienza sull’utilità o meno della castrazione chimica come misura preventiva per ridurre i casi di violenza sessuale.
Per prima cosa resta il fatto che il trattamento verrebbe effettuato solo a chi già ha commesso il reato.
Poi c’è la questione della durata dell’effetto: per diversi esperti l’effetto del trattamento si andrebbe ad esaurire in circa due mesi dopo la fine della somministrazione dei farmaci.
Inoltre rendere un uomo sessualmente “innocuo” non vuol dire avere la garanzia che questo non possa compiere atti di violenza di altro genere, visto che ormai è assodato di come lo stupro sia un reato di odio dove non c’è nulla di erotico: il problema sarebbe nel cervello di chi commette violenza e non nel suo organo genitale.
Come si vede la questione è molto dibattuta, ed è evidente che sarà ancora lunga la strada da percorrere per ottenere una diminuzione drastica di questi reati e che dovrebbe tener conto di più fronti.
Tra questi, c’è l’aspetto della punibilità della violenza sessuale con pene, specie per i colpevoli minorenni, considerate da molti troppo basse.
È anche opportuno sottolineare che, da quanto ci è dato di capire, la pratica della castrazione andrebbe preventivamente accettata da chi la violenza l’ha commessa, in relazione ad una diminuzione di altre pene da infliggere.
Come è punita la violenza sessuale in Italia
Dopo i fatti di cronaca che riguardano le violenze sessuali ci sono le relative sentenze, che spesso, secondo i comuni cittadini ma anche gli esperti del settore, lasciano sgomenti; assoluzioni di imputati per violenza sessuale, o di violenza sessuale di gruppo supportate da ragioni che lasciano discutere spesso per l’errata interpretazione del consenso-dissenso delle vittime; sentenze in cui, nonostante l’accertamento dei fatti accaduti, vengono riconosciute attenuanti che spesso, in pratica, si traducono in inaspettate assoluzioni che lasciano trasparire una impunibilità dei colpevoli: questo, ovviamente, allunga i processi, con successivi gradi di giudizio, che spesso ribaltano le sentenze precedenti, e la possibilità che, alla fine, si giunga persino alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
Ecco perché viene tanto sollecitato un intervento legislativo che definisca in modo preciso la punibilità e le circostanze, considerando che, laddove mancano limiti precisi, i giudici sono tenuti ad assicurarsi della colpevolezza e non possono commettere il minimo errore, soprattutto in relazione alla gravità di tale genere di reato.
Cosa ne pensa la gente
Ma, in attesa che vengano introdotti correttivi alle leggi attuali, andiamo ad esaminare come e in quale misura la gente comune considera la “castrazione chimica” tanto cara a Matteo Salvini.
A tal fine ci viene in soccorso il sito economico Money.it, certamente non sospettabile di simpatie per Salvini, e quindi attendibile.
Money ha condotto, nel trascorso mese di agosto, un sondaggio tra i suoi lettori, che ha dato un risultato sorprendente: il 79% della popolazione è favorevole alla castrazione chimica; il 20% si è dichiarata contraria, solo l’1% non si è pronunciato.
Una percentuale così alta fa comprendere prima di tutto che Matteo Salvini sa parlare alla pancia della gente la quale, almeno in questo campo, lo segue.
Ciò non vuol dire che un problema così grave si debba risolvere in modo così drastico, ma che è giusto ragionarne seriamente in modo da giungere ad una decisione il più possibile giusta e condivisa.
L’auspicio è che, trattandosi di una materia che non ha una valenza politica ma sociale e umana, i nostri parlamentari affrontino il problema senza settarismo partitico, ma con grande equilibrio nell’interesse non solo delle vittime, attuali o, purtroppo, future, ma anche delle famiglie di chi potrebbe esserne ancora vittima.