Le vacanze estive del 2024 rischiano di pesare davvero molto sul portafogli degli italiani: si parla ormai da tempo di rincari “extra”, dovuti soprattutto alla scadenza delle concessioni balneari di qualche mese fa.
I prezzi sono ovunque aumentati, e affittare un ombrellone con un paio di lettini potrebbe addirittura diventare al di fuori della portata di molte famiglie.
Secondo il Codacons, una famiglia italiana spenderà in media tra i 30 e i 35 euro al giorno solo per affittare un ombrellone e due lettini (tariffa calcolata non solo per i weekend).
Per essere il più possibile precisi abbiamo confrontato le indagini effettuate da alcune primarie associazioni di consumatori italiane, e, inoltre, dal giornale economico on-line Money, soffermandoci, alla fine, sulla indagine fatta da “Altroconsumo”, la più importante associazione di consumatori italiana, e tra le più importanti d’Europa, che ha rilevato quanto costerà la spiaggia, nelle prime dieci città balneari italiane, nella estate 2024.
L’analisi ha preso in considerazione 10 località di mare, per un totale di ben 211 lidi attrezzati: di ciascuno di questi, sono stati estrapolati i prezzi per un ombrellone e due lettini dalla prima alla quarta fila, ottenendo poi una media dei prezzi che si possono trovare in ogni località.
Le città coinvolte nell’indagine sono Lignano, Rimini, Senigallia, Viareggio, Palinuro, Alassio, Gallipoli, Alghero, Taormina e Giardini Naxos, Anzio: la prima fila costa mediamente 226 euro, mentre la seconda 210 euro, 199 euro la terza e 186 dalla quarta in poi.
Secondo questa l’indagine la città più cara è Alassio, la rinomata località turistica ligure, della quale sono stati presi in considerazione 28 stabilimenti, che vede un aumento del 3% rispetto ai prezzi della scorsa stagione; la tariffa media giornaliera per quest’anno si aggira da 392 a 314 euro al giorno, a seconda della fila di ombrelloni.
Segue Gallipoli in Puglia, una delle mete più gettonate specialmente tra i giovani, con un costo che va dai 197 ai 239 euro.
Ma a segnare il maggior aumento rispetto allo scorso anno è Senigallia (in provincia di Ancona): tuttavia, nonostante una variazione del +8%, con un costo che va dai 134 ai 155 euro è ancora la località più economica (tra quelle prese in considerazione dall’indagine).
Prezzi più abbordabili anche ad Anzio (dai 149 ai 180 euro, per quanto qui non siano disponibili i dati della prima fila, Lignano Sabbiadoro (dai 131 ai 164 euro) e Rimini (da 124 a 161 euro).
Gli standard sono più elevati ad Alghero (da 197 a 239 euro), Palinuro (da 146 a 209 euro), Viareggio (209 euro, senza alcuna distinzione tra la quarta e la prima fila) e Taormina-Giardini di Naxos (da 184 a 215 euro).
Perché i prezzi in spiaggia sono sempre più elevati? Secondo Altroconsumo continuano ad essere elevati, con una crescita ormai costante di anno in anno, per la scarsa concorrenza.
Si ritorna quindi all’annoso problema delle concessioni balneari; Altroconsumo ritiene che solo attraverso una riorganizzazione del sistema di rilascio dei permessi per gli stabilimenti balneari privati, attraverso nuovi bandi di gara, potrà esserci un ribasso dei prezzi.
A nostro avviso questa ipotesi è tutta da dimostrare in quanto se, come si teme, verrà applicata la direttiva europea di Bolkestein, potrebbe capitare l’esatto contrario.
Tutti sanno che la direttiva Bolkestein ha obbligato gli Stati membri, in nome della concorrenza di mercato, a liberalizzare le spiagge pubbliche, che sono così divenute passibili di affidamento in concessione con gare aperte a tutti gli operatori europei.
È necessario, pertanto, togliere le spiagge ai soliti proprietari, o perlomeno bisogna farli di nuovo concorrere per il riscatto della licenza.
Ma non è escluso che le stesse verranno assegnate e grandi gruppi europei i quali potrebbero agire in regime di “monopolio” vendendosi l’utilizzo degli stabilimenti senza controllo.
Risulta che le uniche regioni che potrebbero farla franca, cioè scansarsi dall’applicazione della iniqua direttiva, siano la Calabria, la Basilicata, la Puglia e la Sicilia, in quanto le loro spiagge occupate non superano il 33% dei litorali, percentuale al di sotto della quale la direttiva non opererebbe.
Ma è tutto da verificare in quanto il tutto contrasta con l’ultima, recentissima, sentenza del Consiglio di Statodel 20 maggio 2024 che, contrastando la proroga a dicembre 2024 che il Governo aveva concesso agli attuali gestori, ha sparigliato il tavolo, mettendo in panico gli attuali gestori e smentendo il nostro governo.
Staremo a vedere come finirà, sperando che quest’anno la stagione balneare vada avanti senza grossi problemi.
Frattanto è anche il caso di addentrarsi su alcuni ulteriori aspetti non trascurabili.
Quanto costa una concessione balneare e quanto si guadagna gestendo una spiaggia nell’attuale regime?
Il costo fisso della concessione balneare è un canone che non scende al di sotto dei 2.500 euro annui, anche grazie a uno sconto del 4,5% concesso recentemente dal Ministero delle Infrastrutture (vedi fra i tanti “Il fatto quotidiano” del 16 gennaio scorso)
Ovviamente a tale costo vanno aggiunte le spese per la manutenzione della spiaggia (pulizia dell’arenile e quant’altro), acquisto delle attrezzature (ombrelloni, sedie, ecc.).
Ma i ricavi sono sostanziosi, si parla di una media di 260.mila euro di fatturato, stimato da Nomisma; ma non bisogna adeguarsi a questo dato in quanto in Italia è un dato puramente teorico perché è facile fornire servizi non fatturati.
Ma non vogliamo essere maliziosi, e ci atteniamo a questi dati, dai quali è facile arrivare alla conclusione che gli attuali gestori degli stabilimenti balneari, lavorando solo tre o quattro mesi estivi, hanno un buon margine di guadagno.