BeReal: l’ipocrisia dei social media
Uno di questi nuovi Social è BeReal, social network francese lanciato nel 2020, sviluppato da Alexis Barreyat e Kevin Perreau. BeReal si
La condivisione della propria quotidianità attraverso i Social Media rappresenta ormai la normalità all’interno delle vite della maggior parte di noi, un appuntamento quasi fisso ove siamo soliti mostrarci nei nostri momenti più o meno intimi, un attimo di “vicinanza” o attenzione che tentiamo, senza filtri, di affermare in chi a sua volta compie lo stesso percorso di pensieri. Ma quale strada sta percorrendo questa condivisione, nell’evoluzione che i Social continuano a portare avanti, nelle nostre vite?
Con una frequenza sempre maggiore ci troviamo di fronte a nuove piattaforme Social, nuovi strumenti di condivisione che tendono man mano a diversificare il tipo di contenuto verso quella che sembra una destinazione sempre più chiara: immediatezza e rottura di quel muro sempre più fragile che è la riservatezza.
Uno di questi nuovi Social è BeReal, social network francese lanciato nel 2020, sviluppato da Alexis Barreyat e Kevin Perreau. BeReal si differenzia dagli altri social in modo particolarmente significativo: l’utente che fa uso dell’applicazione non ha un vero e proprio profilo dove condividere e conservare ciò che mette sulla pagina, bensì un momento giornaliero dove è portato a condividere, quotidianamente, un momento della giornata attraverso la fotocamera frontale e posteriore.
Questo momento però non è deciso da chi usufruisce della piattaforma, ma dalla piattaforma stessa che manderà una notifica, a tutti e allo stesso orario, ogni giorno, definendo un tempo limite per tale condivisione e comunicando in caso di eventuale ritardo nella pubblicazione a chi guarda il contenuto del ritardo stesso. Poiché sempre più frequentemente siamo soliti fare uso delle cose senza ragionarne il senso effettivo, anche solo leggere il funzionamento del Social dovrebbe rendere chiaro quello che è il punto che intendo toccare.
Se da un lato BeReal tenta nella sua particolarità di compensare quella sempre minore veridicità dei contenuti pubblicati, attraverso questa costrizione, per non incappare nella comunicazione del ritardo, del postare a quel dato orario, dall’altra toglie anche quella parte libera della condivisione stessa: la libertà nel quando farlo.
In altri termini, BeReal costringe, almeno per chi vuole rispettarne le condizioni, a mostrare anche quei momenti che rappresentano davvero, e sottolineo davvero, la nostra quotidianità. Se magari ho il piacere di condividere su un qualunque Social il momento successivo all’essermi alzato dal letto, con BeReal rischio di dover condividere anche quello precedente, sicuramente meno piacevole in termini estetici. Ed è a questo punto che entrano in gioco ipocrisia e falsa diversificazione.
Quante volte il ritardo di un BeReal è motivato dalla preparazione del momento condiviso? Quella modificazione del reale, di cui magari non sono fiero di condividere, verso un momento che fingo mio per mostrarlo agli altri. Magari sono sdraiato sul letto a far niente, ma di fronte a quella notifica, nello scrupolo che gli altri non giudichino il mio ozio, potrei aprire un libro e scattare quella foto, affinché gli altri pensino che ero invece ben ligio ai miei doveri.
Se da una parte un utilizzo corretto di BeReal porterebbe a cancellare completamente quei momenti personali dove non vogliamo essere giudicati, dall’altra porterebbe invece a contraffare anche un contesto dove mi dichiaro assolutamente onesto nella condivisone, mostrando la nostra vita ed i nostri momenti per quello che non sono, ma per quello che gli altri riterrebbero giusto fossero.
Quanto dovrebbe in effetti essere un campanello d’allarme non è tanto il funzionamento di BeReal in sé, ma quanto facilmente l’ipocrisia del suo funzionamento sia stata accettata, in un momento storico dove la rinuncia alla propria individualità in favore di una presunta collettività diventa sempre più assecondata.