scritto da Nino Maiorino - 22 Novembre 2021 17:31

Balletto di cifre sulla pandemia: la situazione in Europa

E’ ARRIVATA LA QUARTA ONDATA!

Prima di parlare della situazione pandemica in Europa, e estendere l’indagine ai paesi dell’est-Europa, desideriamo indicare gli sviluppi che si potrebbero avere nel nostro paese già nei prossimi giorni, completando, per quanto possibile, il precedente articolo pubblicato qualche giorno fa.

Partiamo con una notizia consolante, per il nostro Paese e quelli dell’UE: il 13 novembre 2020 vennero registrati circa 41.mila contagi, 550 decessi, 3230 ricoveri in terapia intensiva; il 13 novembre di quest’anno lo scenario è totalmente cambiato, 8554 contagi (che non sono pochi, comunque un quinto dello scorso anno), 53 decessi, 453 ricoveri in terapia intensiva.

Speriamo che tale confronto convinca i dubbiosi a vaccinarsi, e pure qualcuno restio a fare la terza dose.

Ma non possiamo non dare immediatamente una brutta notizia, e cioè che la pandemia potrebbe causare in Europa ancora 300.mila morti e altri 900.mila ricoveri.

In Italia c’è chi teme che, se continuerà così, le prossime festività natalizie e di fine anno ce le passeremo chiusi in casa come lo scorso anno; questo sarà non solo una grande sciagura per la popolazione, che oramai si sta abituando a una vita normale, ma principalmente per l’economia, particolarmente quella basata sul turismo, che fino a questo momento è in ripresa: una nuova stretta potrebbe metterla nuovamente in ginocchio.

Diverse Regioni rischiano il passaggio dalla zona Bianca alla zona Gialla.

Arrivati alla metà del mese di novembre, la situazione epidemiologica in Italia è in lento ma progressivo peggioramento e ci sono diverse regioni che rischiano il passaggio alla zona Gialla (una  da lunedì 22 novembre).

Andiamo a vedere quali sono le Regioni a rischio in base agli ultimi dati a disposizione.

Tra le Regioni che rischiano la zona Gialla da lunedì 22 novembre c’è il Friuli-Venezia Giulia. Il Presidente della Regione sembra dare per scontato il passaggio al giallo nei prossimi giorni, e i numeri sembrano dargli ragione.

L’incidenza settimanale dei nuovi casi è ben oltre la soglia di rischio, il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva si attesta intorno all’11%, quindi ben oltre la soglia, mentre il tasso di occupazione dei posti letto in area medica si attesta intorno al 13%, poco al di sotto del limite.

Il Veneto e la Provincia di Bolzano dovrebbero passare il zona Gialla il 29 novembre. Il Veneto ha un’incidenza settimanale alta ma il sistema sanitario al momento tiene. Il tasso di occupazione in area medica si attesta intorno al 4%, quindi largamente nei parametri di sicurezza. Anche il tasso di occupazione in terapia intensiva (6%) al momento è nei parametri della zona Bianca.

Allarme anche per la Liguria e la Valle d’Aosta, due regioni che rischiano di venire travolte dalla nuova ondata di contagi.

Le altre Regioni. Viene monitorata con particolare attenzione anche la situazione delle Marche e quella del Lazio, che vede crescere il tasso di ricoveri sia in area medica che in terapia intensiva.

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In Germania la situazione diventa sempre più grave. Angela Merkel è molto preoccupata, e fa bene perché probabilmente è il paese più a rischio di tutti quelli dell’UE.

Diventano problematici anche i ricoveri per terapie intensive, sembra che la disponibilità dei posti letto si stia esaurendo. Servirebbero più vaccini ma pure più persone disposte a vaccinarsi, la situazione dei “no-vax” evidentemente è comune anche ad altri paesi.

In tutta la Germania scatterà la regola del ‘2G’ (accesso solo ai vaccinati e a chi è guarito dal Covid), e ogni volta che verrà superata la soglia di ospedalizzazione scatterà la regola delle 3G (vaccinati, guariti, e tamponi negativi anche per i luoghi di lavoro)”. La situazione sarebbe decisamente migliore se ci fossero più persone vaccinate, comunque il Paese ha bisogno di 27 milioni di terze dosi.

Con l’attuale dinamica si va verso una situazione molto difficile soprattutto per coloro che lavorano negli ospedali e nelle terapie intensive, e la situazione è complicata anche dalla circostanza che sono in corso le trattative per la formazione del nuovo Governo.

Per la Germania si stratta di bloccare o almeno tentare di frenare la quarta ondata, caratterizzata da una crescita esponenziale dei contagi; il raddoppiamento dell’occupazione delle terapie intensive è rilevante, e questo fa temere il peggio.

Ma il cardine della strategia tedesca sta nel superamento del deficit vaccinale, comunque la Germania sta correndo più degli altri paesi europei per non arrivare a un confinamento natalizio, addirittura si sta ipotizzando la somministrazione della terza dose anche agli over-18 entro fine anno.

Negli altri Paesi europei pure sono in discussione provvedimenti simili, anche se non c’è un orientamento comune; sull’obbligo di vaccinazione, diverse nazioni stanno puntando sull’obbligo del Green pass per accedere a un numero sempre maggiore di spazi pubblici: una versione soft dell’obbligo vaccinale.

La Corte europea dei diritti umani, che, ricordiamo, non ha nulla a che fare con l’Unione europea, aveva già spiegato lo scorso aprile che l’obbligo di vaccinazione non lede i principi democratici.

La Commissione europea, finora, ha preferito sfuggire alla questione, spiegando che la decisione di rendere obbligatori i vaccini spetta ai singoli Stati membri.

Finora, nessun governo l’ha introdotta per la popolazione generale, e pure la Germania ha detto chiaramente che non intende farlo, nemmeno per determinate categorie, ma molte nazioni stanno introducendo l’obbligo quantomeno per determinate categorie, e stringendo le maglie della possibilità di svolgere una vita sociale per le altre.

La Grecia sin dal 12 luglio ha reso obbligatorie le vaccinazioni per il personale delle case di cura con effetto immediato e per gli operatori sanitari da settembre. Atene non ha introdotto un vero e proprio obbligo di vaccinazione generalizzato, ma ci è andata molto vicino.

Innanzitutto dal 13 settembre l’accesso ai ristoranti e bar è stato consentito solo a vaccinati o guariti, un test negativo non è stato più sufficiente.

I lavoratori non vaccinati negli uffici e nelle imprese del settore pubblico e privato sono stati sottoposti a test regolari, a proprie spese, una volta alla settimana.

Nelle scuole e nelle università, ma anche in altri settori nei quali si entra in contatto con un gran numero di persone (come turismo, ristorazione, televisione e teatro), hanno dovuto fare due test rapidi a settimana, e allo stesso obbligo sono stati sottoposti gli studenti universitari.

In Spagna la vaccinazione resta volontaria ma ci sono almeno cinque regioni che chiedono che sia obbligatoria per tutti i lavoratori che si prendono cura di persone vulnerabili, come gli operatori sanitari e il personale delle case di cura.

Al momento il governo si è detto contrario alla vaccinazione obbligatoria, ma sta pensando di aumentare i controlli e i test in tali strutture.

Anche per quanto riguarda l’obbligo di Green Pass nei luoghi pubblici non c’è una legge nazionale: ma in Galizia e alle Canarie, ad esempio, questo è necessario per entrare in alberghi e ristoranti.

In Francia Il 2 agosto il parlamento ha approvato un disegno di legge che renderà le vaccinazioni obbligatorie per gli operatori sanitari e richiederà un pass sanitario rafforzato in molti luoghi pubblici.

I dipendenti degli ospedali ma anche il personale di ristoranti e bar non saranno licenziati se non accetteranno il vaccibo, ma potranno essere sospesi senza stipendio.

Il governo ha previsto multe da 1.500 euro per le aziende che non controllano che i clienti abbiano un permesso sanitario, e le multe per i recidivi saliranno ogni volta arrivando potenzialmente anche a 45mila euro.

Come la Germania anche l’Austria non ha intenzione di introdurre un obbligo di vaccinazione. Il cancelliere Sebastian Kurz ha pubblicamente respinto un suggerimento del capo della commissione per la bioetica del Paese, secondo cui la vaccinazione obbligatoria dovrebbe essere introdotta per alcune professioni, in particolare per le persone che lavorano nel settore sanitario o nell’istruzione. “In Austria non sarà introdotta una vaccinazione obbligatoria generale. L’immunizzazione è volontaria”, ha detto Kurz. Il Green Pass è però obbligatorio per luoghi come ristoranti e alberghi.

Il governo della Lettonia sta pianificando di rendere la vaccinazione obbligatoria per molte professioni e sta discutendo se consentire ai datori di lavoro di licenziare i lavoratori che rifiutano di vaccinarsi.

L’annuncio ha scatenato forti proteste, con 5mila persone che hanno sfilato per le strade della capitale, Riga, sarebbe la più grande manifestazione in Lettonia dal 2009.

Nel Paese, le vaccinazioni vanno a rilento rispetto al resto dell’Ue e meno del 50% della popolazione adulta ha ricevuto almeno una dose.

Nella Repubblica ceca finora non c’è stato nessun obbligo, ma il presidente Milos Zeman ha avvisato che darebbe il suo sostegno all’introduzione di un tale obbligo in caso di un’altra ondata di pandemia di coronavirus. Parole che smentiscono quelle del primo ministro Andrej Babis, contrario a una misura di questo tipo.

Il governo dell’Ungheria di Viktor Orban ha deciso di rendere obbligatorie le vaccinazioni solo per gli operatori sanitari.

La Polonia sta pensando di rendere obbligatorie le vaccinazioni per alcune persone ad alto rischio, con l’obiettivo di ridurre ospedalizzazioni e decessi.

In Belgio non c’è alcun obbligo di vaccinazione, ma un recente parere del GEMS, il gruppo di esperti che consiglia l’esecutivo di Bruxelles, sottolinea la necessità di prevedere un tale obbligo per una serie di professioni, tra cui operatori sanitari, insegnanti, camerieri e parrucchieri.

Ci sono alte probabilità che il governo dia seguito alla raccomandazione per gli operatori sanitari, dato anche un appello in tal senso lanciato pochi giorni fa da parte di medici e dirigenti ospedalieri.

Il CovidSafeBe, il certificato Covid belga, è attualmente obbligatorio per viaggiare, e a breve servirà anche per recarsi a grandi eventi all’aperto o a eventi più limitati al chiuso.

In linea con un approccio soft anche la Svezia, che non ha intenzione di rendere il vaccino obbligatorio per nessuna categoria e utilizza il Green Pass solo per i viaggi: i turisti per entrare liberamente nel Paese devono aver ricevuto almeno le due dosi, in alternativa possono mostrare un test negativo.

Il passaporto vaccinale però non è richiesto per bar, ristoranti e in nessun altro luogo del paese, anche se i sondaggi affermano che la maggioranza dei cittadini non sarebbe contraria all’idea.

Nell’ormai ex Stato membro, il Regno Unito, la vaccinazione è stata resa obbligatoria per tutti gli operatori delle case di cura a partire dall’11 novembre. I locali notturni e altri luoghi con grandi folle hanno richiesto ai clienti di presentare una prova di vaccinazione completa già dalla fine di settembre, cioè da quando le dosi sono state offerte a tutta la popolazione, e l’iniezione non sarà stata fatta solo da chi l’ha rifiutata.

Come si vede, in quasi tutti i paesi il cerchiobottismo è una prassi, ma ogni strategia è vincente se si ottengono i risultati voluti.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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