Il nome Auschwitz viene immediatamente associato alla shoah e a tutto ciò che essa ha costituito per ebrei, polacchi, rumeni, russi, nemici e diversi.

Ma non tutti sanno che ad Auschwitz non esisteva solo un campo di concentramento, e non tutti erano campi di sterminio, molti erano campi di lavoro nei quali i prigionieri erano condannati a produrre per le industrie del Terzo Reich, principalmente quella bellica, ma non solo.

Ovviamente i prigionieri, fino a quando potevano lavorare, erano privilegiati, nel senso che avevano il privilegio di rimanere in vita, ma quando le loro condizioni fisiche non consentivano più di lavorare, venivano dirottati nei campi di sterminio: il “Großdeutscher Reichstag”, il parlamento fantoccio tedesco dell’epoca Hitleriana, non poteva permettersi i pesi morti, e si era ben attrezzato per eliminarli.

Il nome “Auschwitz” raccoglieva in realtà circa 40 campi di lavoro e di sterminio.

Auschwitz I era il campo di concentramento vero e proprio.

Auschwitz II – Birkenau era l’estensione principale dove si trovavano le camere a gas.

Auschwitz III – Monowitz era un campo di lavoro forzato con un impianto di produzione chimica per IG-Farben.

Questi erano i 3 campi principali. Ma c’erano circa 40 “sottocampi” in tutta la regione, ciascuno con un determinato scopo.

Auschwitz II iniziò la costruzione nel 1941. Doveva essere il centro dell’Olocausto. Aveva la funzione di concentramento dei prigionieri e fungeva anche da struttura di sterminio.

La Germania aveva costruito anche altri 5 campi di sterminio, ma questi erano rischiosi da utilizzare e dopo che la maggior parte degli ebrei era stata uccisa, furono chiusi e demoliti.

I campi occupavano 40 km quadrati, le dimensioni di una città, c’erano 53 forni crematori, tutti con la capacità di funzionare 20-22 ore al giorno. Ciò significava che potevano essere cremati al giorno 4.700 corpi, 1,7 milioni all’anno.

C’erano 5 camere a gas, con le 2 primarie all’ingresso.

Erano attaccati alle strutture di cremazione in modo che i corpi non dovessero essere trascinati attraverso l’intero campo: questo limitava i testimoni e rendeva le cose più efficienti.

Il campo richiedeva circa 80.000 guardie, quindi un’intera divisione di uomini, e c’erano anche molte guardie femminili.

Come funzionava tutto il sistema?

I treni prelevavano gli ebrei nei ghetti. L’Alto Comando delle SS decideva quali ghetti “liquidare” e si concentrava su di essi. Inoltre, polacchi, prigionieri di guerra sovietici e altri europei erano inviati al campo direttamente dalle strutture di detenzione delle SS o della Gestapo.

Ogni treno poteva trasportare da 1000 a 1200 persone, concentrate come bestiame.

Una volta che le persone erano arrivate a destinazione, il loro destino era stato già deciso.

Per quanto riguarda gli ebrei, la maggioranza veniva mandata direttamente nelle camere a gas. Non risulta che venissero registrati al campo.

Veniva loro detto di fare la “doccia” prima di essere ammessi nel campo e una volta rinchiusi nella “doccia” venivano uccisi.

I non ebrei erano quasi sempre registrati come prigionieri in quanto usati come schiavi.

Ecco quali sono i numeri degli inviati ad Auschwitz e cosa è loro successo.

=Ebrei 1095.mila, dei quali 865.mila ammazzati, 230.mila condannati a lavorare, dei quali 95.mila morti per lavoro.

=Polacchi 145.mila, 10.mila morti ammazzati, 135.mila condannati a lavorare, dei quali 64.mila morti per lavoro.

=Italiani 23.mila, dei quali 2.mila morti ammazzati, 21.mila condannati a lavorare, dei quali 19.mila morti per lavoro.

=Sovietici 15.mila, dei quali 3.mila morti ammazzati, 12.mila condannati a lavorare, quasi tutti morti.

=Civili di altre etnie 25.mila, tutti destinati a lavorare, dei quali 15.mila morti per lavoro.

In totale 1303.mila, dei quali 880.mila avviati subito alla morte, 423.mila destinati ai campi di lavoro, dei quali 205.mila morti.

Quindi Auschwitz esisteva come campo di lavoro forzato per non ebrei e campo di sterminio per ebrei.

La provenienza degli ebrei assassinati è la seguente:

=Ungheria, 500 treni, 438.mila morti.

=Polonia, 400 treni, 318.mila morti.

=Francia, 71 treni, 69.mila morti.

=Olanda, 68 treni, 60.mila morti.

=Grecia, 22 treni, 55.mila morti.

=Germania,23 treni, 30.mila morti.

=Boemia, 19 treni, 27.mila morti.

=Slovacchia, 19 treni, 28.mila morti.

=Belgio, 27 treni, 25.mila morti.

=Jugoslavia, 20 treni, 10.mila morti.

=Italia, 13 treni, 7500 morti.

=Norvegia, 2 treni, 700 morti.

=Altri stati, 20 treni, 28.mila morti.

Ovviamente questi sono numeri ricostruiti a posteriori, anche con la collaborazione di Israele, ma non si allontanano molto dalla realtà.

Il procedimento di uccisione nelle camere a gas avveniva secondo un rigido cerimoniale.

Agli ebrei veniva detto di spogliarsi ed entrare nella doccia, chiamata stanza di disinfestazione. Dietro di loro si chiudeva una grande porta di ferro.

Le unità specializzate delle SS salivano sul tetto, che in realtà era il piano terra poiché le “docce” erano costruite seminterrate, e aprivano 2 coperchi, attraverso i quali versavano cristalli di gas di cianuro.

In circa 15 minuti quelli all’interno erano morti. C’erano pronte squadre di deportati la maggior parte delle volte costituite da ebrei, che erano costrette a entrare nella camera e rimuovere i corpi.

I corpi venivano prelevati per contenuto di grasso e sesso e quindi cremati in modi strategici per massimizzare l’efficienza delle operazioni.

Uno degli appartenenti a tali squadre, di nome Filip Muller spiega cosa ha visto: è una spiegazione lunga e raccapricciante,  ma importante da leggere. 

“Quando entravano nello spogliatoio appariva loro un vero e proprio centro di informazione. Ai muri erano fissati dei ganci, ognuno dei quali portava un numero. Sotto, delle panche di legno perché la gente potesse spogliarsi ‘più comodamente’, come gli aguzzini dicevano. E sui numerosi pilastri di sostegno dello spogliatoio sotterraneo erano affissi slogan in tutte le lingue: ‘Sii pulito!’, ‘Morte ai pidocchi’, ‘Lavati!’, ‘Verso la sala di disinfezione’.

“Tutte quelle scritte avevano l’unico scopo di attirare verso la camera a gas le persone già svestite. E sulla sinistra c’era la camera a gas, munita di una porta massiccia. Nei crematori II e III, le cosiddette ‘SS addette alla disinfezione’ introducevano i cristalli di gas Zyclon dal soffitto, e nei crematori IV e V da aperture laterali.

“Con cinque o sei cassette di gas si uccidevano duemila persone. Gli ‘addetti alla disinfezione’ arrivavano in un veicolo segnato da una croce rossa e scortato da militi armati. Ma in realtà la croce rossa era una finzione; mascherava le cassette di Zyclon e i martelli per aprirle. La morte per gas avveniva entro dieci-quindici minuti.

“Il momento più terribile era l’apertura della camera a gas, era una visione intollerabile: le persone, schiacciate come blocchi compatti di pietra, crollavano fuori delle camere! Ed era la cosa più penosa di tutte. A questa non ci si abituava mai. Era impossibile.

“Bisogna immaginare che il gas, quando cominciava ad agire, si propagava dal basso verso l’alto. E nella lotta spaventosa che allora si scatenava -perché era una lotta, nelle camere a gas toglievano la luce, era buio, non ci si vedeva-  i più forti volevano sempre salire più in alto, sentivano che più si saliva meno mancava l’aria, si poteva respirare meglio. Si scatenava tra i moribondi una battaglia. E nello stesso tempo quasi tutti si precipitavano verso la porta. Era un fatto psicologico, la porta era lì… ci si avventavano. Irreprimibile istinto in quella lotta contro la morte. Ed è per questo che i bambini e i più deboli, i vecchi, si trovavano sotto gli altri. E i più forti sopra. In quella lotta di morte il padre non sapeva più che suo figlio era lì, sotto di lui”.

In questo modo 880.000 persone sono morte solo ad Auschwitz.

Altri 2 milioni sono stati uccisi usando camere a gas e furgoni a gas in altri campi e durante l’Aktion T4, il programma di eutanasia di persone con disabilità.

Dopo che le persone erano state uccise, i loro corpi venivano cremati in uno degli enormi complessi di cremazione.

I corpi venivano lanciati da 2 a 4 alla volta. Poiché il grasso aiuta a creare calore aggiuntivo, le persone grasse e le donne (che hanno un contenuto di grasso più elevato) erano bruciate con persone magre: 2 adulti venivano posti all’interno della fornace con 1 o 2 bambini.

Anche la vita all’interno del campo era terribile. I prigionieri erano costretti a lavorare per lunghi periodi di tempo. Alcuni avrebbero aiutato alle “docce” e alle cremazioni, mentre altri avrebbero effettuato altri lavori.

C’era poco in termini di assistenza sanitaria per i prigionieri, ammettere di essere malato era un ottimo modo per essere “liquidato”, quindi ogni prigioniero ferito o malato cercava di nasconderlo.

I prigionieri ricevevano scarse razioni di cibo e vivevano in baracche sovraffollate. Le malattie si diffondevano nel campo sempre sporco e sovraffollato.

Tanto duro lavoro, pochissimo cibo e continui abusi da parte delle guardie che potevano ucciderti in un attimo.

Circa la metà dei lavoratori forzati è morta. Una grande quantità morì per malattia e molti altri vennero uccisi dalle guardie. Molti altri morirono di fame anche se questo era meno comune di quanto si possa pensare.

Cose orrende, da far conoscere ai giovani, affinché sappiano cosa accadde 80 anni fa, e la memoria di tutto ciò non venga meno.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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