Qualcuno ha scritto che se n’è andata quasi in punta di piedi, in un paese frastornato tra le beghe dei partiti per l’elezione del Presidente della Repubblica, la pandemia che ci assilla, la crisi economica che ci attanaglia, la campagna elettorale che, dopo la rielezione del Presidente Mattarella, sembra iniziata con la resa dei conti all’interno dei partiti.

Ed è stato bello ascoltare, nel discorso di Mattarella del 3 febbraio, il suo saluto a Monica Vitti.

E così la bellissima e bravissima Monica è volata via all’età di novant’anni, ma in maniera defilata, così com’è vissuta, nonostante i tantissimi successi cinematografici che l’hanno resa celebre in Italia e nel mondo.

Perché, pure se è stata una attrice benvoluta da tutti, che si è fatta apprezzare per la bellezza e la bravura, della sua vita privata si è sempre saputo poco, fuori dai set cinematografici era schiva di pubblicità, quasi timorosa che il pubblico invadesse la sua vita privata.

E così ci ha lasciato un’altra icona della cinematografia nazionale, con la stessa grazia di quando in tale mondo entrò.

Si, perché Monica Vitti nel mondo del cinema è entrata quasi alla chetichella, trasformando la “femme fatale” dei suoi primi film, nella donna piena di vita e di humor della sua filmografia successiva, traghettandola dalla vita problematica degli esordi alle tante commedie all’italiana delle quali è stata una brillante interprete, al fianco di attori di livello, come Alberto Sordi, Alain Delon, Gabriele Ferzetti, Marcello Mastroianni, Giancarlo Giannini, Giancarlo Sbragia, e altri.

Sorella Morte se l’è portata via a novant’anni, ma già da qualche decennio Monica Vitti viveva nell’ombra, assistita dal marito Roberto Russo, che era stato fotografo di scena di molti suoi film e infine anche suo regista a fine carriera.

Monica Vitti, nome d’arte di Maria Luisa Ceciarelli, aveva compiuto 90 anni lo scorso novembre. Era nata a Roma il 3 novembre del 1931, era una “romanaccia” doc, e tale è rimasta fino alla fine.

Diplomata nel ’53 a pieni voti all’Accademia d’arte drammatica, Monica Vitti inizia subito a lavorare a teatro col maestro Tofano con il quale recita Machiavelli, la tragedia greca e Brecht.

Subito dopo passa al teatro milanese del Convegno di Enzo Ferrieri e interpreta ruoli come Ofelia in “Amleto” di Riccardo Bacchelli.

Emerge però subito anche la sua verve comica, così si lancia nel cabaret di “Senza rete” con Alberto Bonucci, poi si fa dirigere da Luciano Mondolfo in “Sei storie da ridere” e “Capricci di Marianna” di De Musset. Successivamente Franca Valeri la scrittura in tv per “Le donne”.

Attrice dal talento e dal fascino smisurati, Monica Vitti ha saputo, con le sue magistrali interpretazioni, raccontare i cambiamenti sociali, culturali e politici del nostro Paese. Un’attrice completa che sapeva cambiare registro come nessun’altra. La sua vena artistica, infatti, la condusse dal teatro al cabaret e al cinema, dalla tragedia al dramma e poi alla commedia.

Sapeva passare con disinvoltura dalla disperazione all’allegria spensierata. I suoi occhi tristi e la sua voce rauca, capaci di emozionare, hanno lasciato il segno negli amanti del cinema.

Non è stata solo attrice, Monica Vitti, ma anche una doppiatrice. Ha fatto tanti doppiaggi con Fellini e ha doppiato anche Dorian Gray nel “Grido”.

L’incontro che le ha cambiato la vita è stato senza dubbio quello con Michelangelo Antonioni al quale è stata a lungo legata sentimentalmente oltre che artisticamente. Per lei il regista diresse l’unica compagnia teatrale della sua vita portando in scena “Io sono una macchina fotografica” di Van Druten, “Scandali segreti” e “Ricorda con rabbia” di John Osborne con Giancarlo Sbragia.

E’ con Antonioni che la Vitti entra nella storia del cinema. La tetralogia della “incomunicabilità” (L’avventura, La notte, L’eclisse e Deserto Rosso) del regista italiano le dà fama internazionale.

Ma dopo Antonioni la Vitti cambia registro. Viene diretta prima da Tinto Brass in “Disco volante”, poi da Luciano Salce in “Ti ho sposato per allegria” e da Mario Monicelli nel film “La Ragazza con la pistola”, grazie al quale diventa l’attrice brillante più richiesta.

Recita al fianco di Mastroianni e Giannini in “Dramma della gelosia” di Ettore Scola, irresistibile triangolo politico amoroso, poi in “Noi donne siamo fatte così” di Dino Risi.

Dopo aver provato ogni cinema d’autore (diretta anche da registi stranieri), Monica Vitti diventa la regina della commedia all’italiana, al fianco di Alberto Sordi, che la dirige in “Amore mio aiutami”, “Polvere di Stelle” e “Io so che tu sai che io so”.

Sul finale di carriera la Vitti ha recitato anche in due film, “Flirt” e “Francesca”, diretta dal suo compagno e poi marito Roberto Russo. Infine, ha debuttato come regista nel 1990 in “Scandalo segreto”, film presentato anche a Cannes.

Di pari passo alla sua attività cinematografica, la Vitti ha sempre portato avanti anche l’attività teatrale, partecipando a diversi spettacoli di spessore; e non si è negata alla TV.

Monica era da tempo lontana dalle scene a causa di una malattia neuro-degenerativa, simile all’Alzheimer, che l’ha isolata da tutti; l’ultima sua apparizione ufficiale risale al 2001, quando fu ricevuta al Quirinale per i David di Donatello.

E’ significativo ciò che scrisse nel suo libro “Sette sottane” del 1993, da lei definito una “autobiografia involontaria”, aveva 62 anni; il suo ultimo film era del ’90 “Scandalo segreto”, da lei interpretato e diretto:  “Vorrei ricominciare da capo. Non so se per raccontare le stesse cose in un altro modo o per raccontarne altre. Ho la sensazione di aver nascosto a me stessa quello che era più importante ricordare. E non so più se i fatti si sono svolti così o la memoria li ha cambiati. Tutta la mia storia, i miei fatti, mi vengono dietro in punta di piedi. Credono che io non me ne accorga, però se mi giro si nascondono, non ci sono più “.

Durante la sua carriera ha avuto diversi riconoscimenti, tra cui 3 Nastri d’argento, 5 David di Donatello, 4 Globo d’oro e un Leone d’oro alla carriera nel 1995 al Festival di Venezia.

Il primo omaggio a Monica Vitti, subito dopo la diffusione della notizia della sua scomparsa, è arrivato dalla sala stampa del Festival di Sanremo, dove, nel corso della conferenza stampa, è partito un lungo applauso da parte di giornalisti e addetti ai lavori.

Subito dopo Amadeus ha annunciato che nel corso della serata ci sarebbe stato un tributo all’attrice scomparsa: “… faremo un omaggio a Monica Vitti stasera, anche se la scaletta è già pronta”, ha promesso il conduttore; e quale omaggio più bello di un fascio di fiori di Sanremo alla bella attrice che ci ha lasciato: anche noi di Ulisse ci uniamo ad Amadeus con un fascio di fiori di Sanremo, sussurrandole “addio Monica”.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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