scritto da Carolina Milite - 25 Ottobre 2024 08:00

25 ottobre 1954: 70 anni fa la violenta alluvione che colpì Cava, Vietri, Salerno e la Costiera Amalfitana

L’epicentro fu sui monti di Cava de’ Tirreni, intorno a San Liberatore, da cui scendono i torrenti Bonea e Cavaiola, che trascinarono a mare una tale quantità di detriti da dare vita all’attuale spiaggia di Vietri

318 vittime, 250 feriti, 5mila senza tetto: la più grande tragedia italiana per vittime dovute al dissesto idrogeologico dopo il Vajont. Il 25 ottobre del 1954 Vietri sul Mare, Cava de’ Tirreni, Salerno, Maiori, Minori, Tramonti, furono colpiti da un’alluvione che cambiò per sempre il loro futuro.

Quest’anno ricorre il 70esimo anniversario di quel devastante evento catastrofico che stazionò sul crinale dei monti della Costiera e dei colli salernitani scaricando un quantitativo di pioggia estremamente elevato. Si è stimato a Ravello (141 mm), Amalfi (82 mm), Cava de’ Tirreni (348 mm), Salerno (504 mm), Giffoni Valle Piana (247 mm), Olevano sul Tusciano (176 mm).

La perturbazione proveniva dalla Liguria, si spostò verso il Sud della penisola, raggiungendo nel primo pomeriggio la provincia di Salerno. La pioggia cominciò a cadere insistentemente, ma lentamente, fin dall’ora di pranzo, divenendo più intensa verso le 17. Era di lunedì e nessuno avrebbe mai pensato al peggio, ma le precipitazioni aumentarono di intensità nella serata, intorno alle 21:00, assumendo le caratteristiche di un vero e proprio nubifragio. Tra le 20 e le 24 ci fu un diluvio, acqua e vento spazzarono via tutto, e continuò a piovere per tutta la notte. In meno di 24 ore caddero più di 500 mm di pioggia.

Le devastazioni furono immense  con frane, voragini , ponti crollati, strade e ferrovie distrutte in più punti. La zona più colpita fu quella della costiera amalfitana, fino alla città di Salerno. Una frana si staccò da una montagna da poco disboscata  e spazzò via il villaggio di Molina. L’epicentro fu sui monti di Cava de’ Tirreni, intorno a San Liberatore, da cui scendono i torrenti Bonea e Cavaiola, che trascinarono a mare una tale quantità di detriti da dare vita all’attuale spiaggia di Vietri. Tutta la costa del salernitano cambiò il suo aspetto. A Salerno, le zone più colpite furono i rioni di Canalone, Annunziata, Olivieri e Calata San Vito. 107 vittime furono contate nella sola città di Salerno e 100 nella vicina Vietri!

La situazione più drammatica si verificò nella piccola frazione metelliana di Alessia dove “una imponente massa di terreno e di roccia, staccandosi dalla montagna ha investito il centro della frazione sradicando oltre dieci case e seppellendo in un burrone oltre trenta persone” (Il Mattino, 1954). Altre frazioni tra cui Dupino e Marini restarono completamente isolate per l’accumulo del fango e del materiale detritico che raggiunse l’altezza di vari
metri. Le frazioni Castagneto, San Cesareo e San Pietro subirono diversi danni e la morte di alcune persone. A Molina di Vietri sul Marefurono registrati danni gravissimi all’intero centro abitato: una trentina di abitazioni e l’intero nucleo industriale furono completamente distrutti; l’antico ponte-acquedotto medievale, conosciuto come “Ponte dei Diavoli”, fu gravemente danneggiato crollando per buona parte.

Alfonso Gatto, poeta, scrittore e giornalista salernitano, sulle pagine del settimanale Epoca scrisse: “Sono note, scritte in fretta in questa notte. Il giornale deve uscire e io sono nato a Salerno, conosco piazza Luciani e Porta Catena, quel palazzo Olivieri che dalla strada di Vietri come un piccolo grattacielo scende al mare di via Ligea: sono i luoghi del nubifragio ed erano i luoghi dell’ amore, delle prime malinconiche affacciate con la testa sulle mani alla terrazza del golfo. Mi hanno telefonato molti amici. Salerno sono io, Amalfi è Afeltra intento al Corriere a pensare grandi titoli di lutto per la sua piccola repubblica…”. Parole toccanti che fanno recepire l’immensità della tragedia che si consumò in quella notte mortale.

Erano gli anni del boom economico e l’espansione edilizia marciava a ritmi serrati, senza minimamente prendere in considerazione l’assetto del territorio. Gli argini fluviali venivano incanalati dal cemento per aumentare le zone edificabili, il disboscamento dissennato aumentava le frane e nella notte tra il 25 e il 26 ottobre giunse, improvvisa e devastante, la richiesta di pagamento per queste politiche scellerate.

Il presidente della Repubblica, Luigi Einaudi arrivò sul posto dopo tre giorni. I danni vennero calcolati in più di cinquanta miliardi di lire dell’ epoca, e l’ opera di ricostruzione fu lunga e piena di problemi.

A distanza di 70 anni, ancora oggi, in numerose aree della zona permangono elementi di rischio, tant’è che sulle mappe dell’autorità di bacino competente, sono riportate come zone rosse a rischio R4 molto elevato.

Diplomata al liceo classico, ha poi continuato gli studi scegliendo la facoltà di Scienze Politiche. Giornalista pubblicista, affascinata da sempre dal mondo della comunicazione, collabora con la rivista Ulisse online sin dalla sua nascita nel 2014, occupandosi principalmente di cronaca politica e cultura. Ideatrice, curatrice e presentatrice di un web magazine per l'emittente web Radio Polo, ha collaborato anche col blog dell'emittente radiofonica. Collabora assiduamente anche con altre testate giornalistiche online. Nel suo carnet di esperienze: addetto stampa per eventi e festival, presentazione di workshop, presentazioni di libri e di serate a tema culturale, moderatrice in incontri politico-culturali.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.