Sono trascorsi ormai 75 anni dalla liberazione del nostro Paese dalla dominazione delle forze tedesche e delle milizie naziste che, già presenti sul nostro territorio, dopo l’8 settembre 1943 si erano mutate da alleati in occupanti.
L’8 settembre 1943, infatti, l’Italia, resasi conto delle tragiche conseguenze dalla partecipazione, alla quale l’aveva portata Mussolini al fianco di Hitler, alla tragedia della 2^ guerra mondiale, con un colpo a sorpresa, da molti ancora oggi considerato un tradimento, se ne distaccò e il Re Vittorio Emanuele III di Savoia, autorizzò il Generale Pietro Badoglio a firmare l’armistizio con il Generale americano Eisenhower, noto come armistizio di Cassabile, la frazione di Siracusa dove venne sottoscritto.
Il Paese, già provato da anni di regime e di celata occupazione, piombò nel caos; Badoglio e i regnanti scapparono, quello che rimaneva dell’Esercito italiano si dissolse, i soldati furono lasciati in balia di se stessi e tante famiglie vissero il dramma di congiunti militari di cui non si seppe più niente per molto tempo, di alcuni non si è saputo più nulla.
L’Italia era rimasta in mano alle forze militari e naziste tedesche cui si contrapponeva un esercito segreto di circa trecentomila partigiani che furono i veri protagonisti della “liberazione” in quanto furono i soli che riuscirono a contrastare le forze occupanti e i repubblichini della costituita Repubblica di Salò, coinvolgendo, in molte occasioni, anche la popolazione: esempio ne furono, tra i tanti, le quattro giornate di Napoli, che fu la prima città italiana ad insorgere, seguita subito da Milano.
I diciotto mesi che avevano fatto seguito all’armistizio furono certamente i più difficili per la popolazione in quanto, se precedentemente avevano dovuto subire i rigori della guerra ma con l’esercito tedesco alleato, dopo l’armistizio si erano trovati a subirne di peggiori, ma con l’esercito tedesco nemico in casa, il quale spesso si faceva scudo della popolazione civile contro i bombardamenti delle forze anglo-americane.
Il 24 aprile le truppe alleate riuscirono a superare il Po e a conquistare tutto il nord Italia.
Era cessato quel periodo sanguinoso, e il XXV aprile del 1945 finalmente furono vinte le ultime resistenze della oramai sconfitta Wermacht e dei residui soldati della Repubblica di Salò; Mussolini fece una fine ingloriosa tentando di salvarsi camuffato da soldato tedesco e, scoperto, venne sommariamente giustiziato.
Ci furono anche episodi di violenza e rappresaglia da parte di frange partigiane contro i fascisti, ma gradualmente il Paese si avviò verso una non facile normalizzazione e fu necessario ancora qualche giorno per far tacere definitivamente le armi.
Comunque, il 25 aprile rimane la data storica del ricordo dell’avvenuta liberazione, del ricordo delle vittime che negli anni precedenti avevano insanguinato il mondo intero, e dell’urlo di gioia che si levò dal popolo finalmente libero dalla cappa che lo aveva oppresso per circa un quarto di secolo.
E anche il Corriere della Sera, che non era mai stato ostile al regime, il 25 aprile 1945, col titolo “Il Nuovo Corriere”, celebrò la liberazione.
Settantacinque anni trascorsi da quella data senza altra guerra in Europa è una circostanza da non sottovalutare, dovuta anche alla tanto criticata Unione Europea alla quale, tra i tanti difetti che le vengono attribuiti, bisogna pure doverosamente riconoscere qualche merito, tra i quali l’aver contribuito a salvaguardare la pace in Europa.