Il consueto appuntamento fisso annuale del passaggio dall’ora solare a quella legale torna questa notte.
Alle ore 2:00 infatti, le lancette degli orologi debbono spostarsi avanti di un’ora, fissandosi sulle ore 3:00, così questa notte dormiremo un’ora in meno, ma la recupereremo il prossimo il 23 ottobre, quando dovremo fare l’operazione inversa, a meno che non si decida, cosa più che auspicabile, di utilizzare l’ora legale per tutto l’anno.
Lo spostamento delle lancette esattamente alle ore 2:00 dipende da una convenzione internazionale, intesa a far coincidere lo spostamento in tutti i paesi che l’adottano, che ormai sono quasi la totalità.
Infatti dal 1996 tutti i paesi dell’Unione europea, più la Svizzera e i paesi dell’est Europa, adottano lo stesso calendario per l’ora legale, nonostante le polemiche di alcuni stati membri.
Mai come in questo momento l’ora legale è utile, specialmente per i paesi carenti di risorse energetiche, come il nostro, che hanno bisogno di rifornirsene all’estero; con il conflitto russo-ucraino la spesa energetica sta diventando insostenibile, per questo motivo un’ora di luce in più consente di risparmiare.
Perciò questa potrebbe essere l’ultima volta, visto che non è da escludere che l’Unione Europea possa emanare, nei prossimi mesi, una direttiva volta ad abolire l’ora solare in tutti i Paesi.
Finora la decisione è stata rimandata ai singoli Governi: tant’è che in molti Paesi, specialmente nel Nord Europa dove i benefici dell’a luce solare sono meno tangibili, questa è già stata abolita.
In Italia però, così come la Spagna, siamo contrari all’idea visto che il risparmio scaturito dal passaggio dall’ora solare a quella legale sembrava, fino allo scorso anno, non incisivo; probabilmente ora dovremmo approfondire il discorso.
Le dispute su questa materia potrebbero sembrare dibattiti irrilevanti su temi di poco conto ma ciò non è fatto vero, oggi più che mai. C’è infatti di mezzo l’energia elettrica e quindi il fattore consumi che, con il caro bollette alle stelle, ricorda a tutti i cittadini dell’UE che non è saggio continuare a dipendere dal gas russo.
Comunque, indipendentemente dalla discussione politica, questo weekend cambia di nuovo orario, con le giornate che dalla prossima settimana si “allungheranno” visto che potremo godere di un’ora di sole in più.
Un pizzico di storia. Lo slittamento in avanti dell’orario è usato convenzionalmente per segnare il passaggio della stagione fredda a quella calda guadagnando più ore di luce, ma da dove ha origine questa pratica?
Volendo ripercorrere la storia del cambio d’ora dobbiamo partire direttamente dal 18° secolo con Benjamin Franklin, padre fondatore degli Stati Uniti. Lo spostamento delle lancette si deve proprio a lui che, in un progetto economico per diminuire il costo della luce, avanzò la proposta d’introdurre l’obbligo di alzarsi prima al mattino.
Questo proposito puntava a sfruttare maggiormente la luce del sole nel periodo primaverile ed estivo e venne reso pubblico per la prima volta dal Journal de Paris che, nel lontano 1784, pubblicò un articolo che descriveva l’idea dello stesso Franklin.
A dire il vero questa sua posizione era ben più netta in origine. Le modalità proposte erano infatti molto severe e comprendevano razionamento delle candele, proibizione della circolazione notturna e tassazione per chi possedeva persiane alle finestre. Si pensò anche a installare tra le vie in città delle sveglie a colpi di cannone ma il piano era troppo restrittivo e venne bocciato. Restò soltanto l’usanza tutt’ora in vigore di modificare l’orario manualmente.
L’esigenza di apportare un cambiamento alle abitudini dei cittadini era ben radicata nel periodo storico segnato dalla rivoluzione industriale, che aveva già ridisegnato i ritmi di vita normalmente adottati nelle società agricole tradizionali: l’attività lavorativa non era più scandita dalle ore di luce ma dalle lancette dell’orologio.
Il risparmio. Fino allo scorso anno l’Italia era uno dei pochi Paesi ad avere ancora l’ora legale ed era promotrice di una richiesta formale a Bruxelles per il mantenimento del sistema attuale diviso tra sei mesi di ora legale e sei mesi di ora solare.
Il Parlamento europeo, infatti, aveva approvato la risoluzione legislativa sulla abrogazione costante dell’ora legale con 410 voti a favore, 192 contrari e 51 astensioni.
A spingere per questa norma con una ferrea volontà di abrogazione dell’ora legale erano i Paesi del Nord Europa (Finlandia, Lituania, Svezia ed Estonia) che, a causa della maggiore vicinanza con il Polo Nord, non hanno mai beneficiato in maniera sostanziale di più luce naturale grazie a questo sistema. Il guadagno, essendo pressoché irrilevante, non veniva registrato come un valido motivo per mantenere in vigore l’ora legale stessa.
L’Italia però ha insistito grazie ai dati sui minori consumi di energia. I numeri, nel periodo di tempo compreso tra il 2004 e il 2020, testimoniano quasi 1,7 miliardi di euro di risparmio totale, un valore pari al consumo medio annuo di circa 150mila famiglie.
C’è anche da dire, però, che sempre più studi scientifici vedono nel cambio di orario uno svantaggio a livello psico-fisico per la conseguente riduzione delle ore di sonno e la variazione delle abitudini quotidiane.
Oltre alla disritmia, il disagio sarebbe dovuto all’accorciarsi delle giornate, un fattore che renderebbe la popolazione depressa per tutto il periodo invernale.
Anche per questi motivi si torna sempre al cambio di orario, ma probabilmente l’attuale crisi energetica determinerà una modifica di orientamenti ed abitudini, giacché siamo convinti che la sofferenza delle tasche influirà notevolmente sulle consuetudini.