Soddisfazione e altruismo: donare il sangue tra emozioni positive e timori. Lo studio condotto da Serenis
Il gesto di donare sangue può suscitare timore a causa dell’ago, ma prevale l’emozione positiva di fare del bene. Infatti, secondo Serenis e Fondazione Telethon, compiere un atto di altruismo giova non solo al prossimo, ma anche a se stessi. Dedicare del tempo al beneficio degli altri aumenta il livello di felicità e attiva il sistema di ricompensa nel cervello, che si attiva durante attività piacevoli come il cibo. Inoltre, se questo impegno viene protratto nel tempo, può ridurre la mortalità poiché contrasta gli eventi stressanti.
Nel sondaggio condotto da Serenis su un campione di oltre 230 persone, il 59% ha donato il sangue. Tra questi, il 22,9% si sottopone al prelievo per ricevere analisi gratuite periodiche, mentre solo l’8,5% lo fa perché fa parte di un’associazione. Il 14,9% dei donatori ha smesso per vari motivi, tra cui il malessere durante o dopo il prelievo, o a causa di requisiti specifici e rigorosi come il peso minimo di 50 kg, la pressione bassa o malattie preesistenti. Queste stesse motivazioni frenano anche coloro che non hanno mai donato sangue, rappresentando il 40,8% dei partecipanti al sondaggio. Tra questi ultimi, il 14,4% dichiara di aver paura dell’ago o di essere spaventato dal momento della donazione, mentre solo il 5,1% ritiene di non avere informazioni sufficienti al riguardo.
Il momento della donazione è associato a emozioni negative come ansia, timore, agitazione, paura e dolore per il 17% dei partecipanti al sondaggio. Tuttavia, per la maggior parte dei casi, l’altruismo, il benessere, la felicità, la generosità, la gratitudine, l’orgoglio e la soddisfazione prevalgono sulla paura di donare, soprattutto al termine del prelievo.
“Il nostro lato sociale, quello che ci spinge a stare insieme e ad aiutarci, è fondamentale per farci sopravvivere. Ma perché aiutiamo gli altri? Per incentivare lo spirito di solidarietà, la compassione o per compiere un atto di fede: in molte religioni, infatti, aiutare il prossimo viene considerato un principio centrale – afferma Martina Migliore, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale di Serenis ed esperta di Superhero Therapy – Ma possiamo anche farlo per occupare il tempo, incontrare nuove persone, ridurre il senso di colpa o ricevere gratificazioni. Insomma, per premesse più “egoistiche”. Per esempio, una persona può scegliere di donare il sangue perché ritiene che sia un dovere, avendone la possibilità, ma forse nel suo processo decisionale influisce anche il vantaggio di controllarsi periodicamente, grazie alle analisi regolari e gratuite. Questo ovviamente non toglie il valore del gesto, né rende la persona meno “altruista”, anzi, sapere che fare del bene può giovare anche a noi stessi può essere un motivo ulteriore per impegnarsi nel volontariato o nella beneficenza”.