Al via a macchia di leopardo sul territorio nazionale il periodo delle vendite di fine stagione. Ogni famiglia spenderà in media 135 euro (-40% sul 2019), per un valore complessivo intorno ai 2,1 miliardi
Le primissime sono state Sicilia e Calabria, seguite qualche giorno fa dalla Campania e da sabato 25 luglio, con un cambio di data in corsa, anticipano il via tre regioni: Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Piemonte. Il resto d’Italia tiene duro e attende il primo agosto. Sono i saldi “impazziti” al tempo del covid.
Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio, quest’anno per l’acquisto di capi scontati ogni famiglia spenderà oltre il 40% in meno, in media 135 euro – meno di 60 euro pro capite – per un valore complessivo intorno ai 2,1 miliardi di euro.
Per Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, “è un peccato che la Conferenza delle Regioni, invece di confermare la data unica al primo agosto, abbia lasciato alle Regioni la libertà di scegliere se anticipare di una settimana o meno, creando di fatto inopportune concorrenze tra territori limitrofi. I saldi, seppur imbrigliati dalle restrizioni economiche e dalle mascherine, rappresentano sempre un rito collettivo che, anche in tempi di Covid-19, risponde alle attese dei consumatori, se non altro per trovare il piacere dell’affare e della soddisfazione di un desiderio o per semplice gratificazione dopo un lungo periodo di rinunce”.
“I consumi post lockdown – prosegue Borghi – non sono al momento ripartiti, soprattutto nei centri delle grandi città che stanno vivendo un momento estremamente complicato, per l’elevato utilizzo dello smart working, della cassa integrazione e della situazione di incertezza che porta all’incremento del risparmio privato. Per far ripartire il settore dobbiamo trovare sinergie e collaborazioni, anche per permettere ai nostri centri di rivivere e dare maggior fiducia ai nostri connazionali verso l’acquisto nei negozi di prossimità. I saldi di fine stagione potrebbero così rappresentare una risposta, con un momentaneo picco euforico dei consumi, alle pesanti perdite registrate da oltre il 60% delle imprese dalla riapertura del 18 maggio”. (fonte Confcommercio)