scritto da Eugenio Ciancimino - 20 Giugno 2024 10:28

RIFORME Premierato ed autonomie, svolte epocali

Al di là delle atmosfere da stadio delle opposte tifoserie che hanno pavesato entrambe le Camere, sul piano fattuale ha i crismi di una pagina di riscatto della politica da divagazioni tecnocratiche e da poteri non confortati da investiture democratiche

Il Presidente Meloni alla Camera dei Deputati (foto tratta dal sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri)

La nostra Costituzione è figlia del tempo nell’affermazione di principi fondamentali e di diritti, dopo un ventennio di dittatura fascista, e vaga nella configurazione  delle architetture di governo, in un contesto di tensioni geopolitiche e di passaggio dai governi di unità nazionale a quelli delle maggioranze relative.

Esaurite le ragioni belliche della lotta di liberazione dal regime fascista, l’intervenuta frattura ideologica tra forze politiche di ispirazione socialcomunista, da un lato, e cattolica, liberale e repubblicana dall’altro, non poteva non condizionare i lavori dei costituenti nel profilare istituzioni ed organi dell’ordinamento della Repubblica. Di fronte a blocchi, alternativi sul piano delle alleanze internazionali, stante il clima di espansione sovietica nell’est d’Europa, ed equivalenti per consistenze elettorali uscite dalle consultazioni per l’Assemblea costituente e per le prime elezioni per la nascitura Regione siciliana, la preoccupazione della prevalenza dell’uno sull’altro e viceversa non poteva che suggerire di disarmare poteri e prerogative governanti del futuro Presidente del Consiglio dei Ministri, figurante nell’Art. 92 della Costituzione  come primus inter pares: non l’uomo forte, mussoliniano, ma soggetto limitato nell’esercizio di poteri decisionali, funzionale a prospettive di un assetto politico incerto.

Può definirsi una sorta di patto delle apprensioni per l’incognita delle consultazioni che avrebbero dovuto dare vita al primo Parlamento della Repubblica, o è meglio dire un compromesso rispetto alla proposta, archiviata, di Pietro Calamandrei di conferire alla figura del Presidente della Repubblica o del Presidente del Consiglio dei Ministri un mandato espresso direttamente dal corpo elettorale al fine di assicurare spazi di agibilità governante all’Esecutivo rispetto a dinamiche ostruzionistiche tipiche del filibustering parlamentare o di cambio di umori anche di singoli partiti.

Infatti, con l’opzione  per impianto del citato articolo 92, le cronache dell’esperienza repubblicana ci restituiscono  “prassi e convenzioni caratterizzate da coalizioni di partiti” (copyright da “I Governi della Repubblica” di Piero Calandra, alto dirigente della Presidenza del CdM), dalle cui leadership, compatibili o in competizioni fra di loro, sono dipesi vita e morte dei Governi pro tempore, bypassando o ribaltando le configurazioni parlamentari uscite dalle urne e spesso anche con la compiacenza o tolleranza di alcuni Capi di Stato.

Si è trattato di un’instabilità senza paragoni nel contesto delle democrazie occidentali, che ha avuto ricadute negative sul funzionamento degli organi dello Stato, della giustizia e della PA, ed anche costi economici stimati negli ultimi 10 anni in oltre 270 miliardi (fonte Sole24Ore). Il funzionamento delle architetture di governo dell’Esecutivo è un nodo su cui si sono cimentati, per circa quarant’anni, 4 Commissioni parlamentari ed è stato  anche oggetto di due referendum confermativi, nel 2006 e nel 2016, relativi ad altrettanti articolati ddl di assetto costituzionale.

Ora il Senato ha dato il via ad un iter di tre mesi, salvo referendum, per l’introduzione del Premierato, l’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri, e costituisce una svolta epocale, insieme all’approvazione definitiva espressa dalla Camera dei Deputati per l’Autonomia differenziata, perché si ridefiniscono dopo 76 anni la forma di Governo e le competenze delle Regioni a  24 anni dalla riforma del  titolo V della Costituzione.

Al di là delle atmosfere da stadio delle opposte tifoserie che hanno pavesato entrambe le Camere, sul piano fattuale ha i crismi di una pagina di riscatto della politica da divagazioni tecnocratiche e da poteri non confortati da investiture democratiche.

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