Semplifica la vita a medici e pazienti
La ricetta elettronica dematerializzata è stata introdotta nel 2020 appena dopo l’inizio della pandemia da Covid.19, per ridurre al minimo indispensabile i contatti con i medici di famiglia da parte di pazienti bisognevoli di prescrizioni.
In verità la ricetta dematerializzata era già stata prevista nel 2016, quindi molto prima della pandemia, la quale però costrinse ad avviare immediatamente la fase sperimentale.
Chi non ricorda gli assembramenti che si verificavano negli studi dei medici prima di questa novità, quando i pazienti erano costretti a fare le file per farsi prescrivere un medicinale o una visita medica presso strutture pubbliche.
Assembramenti superati grazie a telefonini e applicazioni su smartphone (la più diffusa e utilizzata è WhatsApp).
Il medico di famiglia, fatta la ricetta, ne trasmette la foto al richiedente tramite l’App. ed è fatto.
Quella foto può essere mostrata al farmacista per acquistare i medicinali, oppure utilizzata per prenotare la prestazione presso la struttura pubblica competente, Asl, Ospedale, Centri specializzati, eccetera: tutto con semplicità ed efficacia, senza perdite di tempo.
Ma il relativo provvedimento legislativo aveva una scadenza, che è stata prorogata più volte.
Il sistema sembra che sia stato nella fase sperimentale fino a oggi, ora quella fase si è conclusa e la ricetta elettronica, sia quella rossa che quella bianca, diventa definitiva per tutti i farmaci, esami e prestazioni: il medico curante e lo specialista potranno dunque farla in tutti i casi senza bisogno di proroghe di legge, grazie al DDL Semplificazioni dell’11 maggio 2023.
Vediamo come funziona il sistema.
La ricetta elettronica per l’accesso alle prestazioni farmaceutiche e ambulatoriali del Servizio sanitario nazionale (SSN) da parte dei cittadini prevede che il medico curante effettui la prescrizione ed invii il numero di ricetta elettronica (NRE) al paziente tramite:
- posta elettronica come file allegato;
- SMS, WhatsApp, Telegram o altra applicazione di messaggistica per smartphone;
- comunicazione telefonica.
In alternativa, il medico può consegnare nelle mani del paziente la stampa della ricetta o un promemoria cartaceo con tutti i dati della stessa già inseriti nel sistema informatico: ma in tal caso viene meno uno dei vantaggi della ricetta elettronica in quanto non si è evitato il rapporto “de visu” medico-paziente.
Con il codice ricetta elettronica e la tessera sanitaria, l’assistito può recarsi in farmacia se la prescrizione riguarda la somministrazione di farmaci, oppure prenotare prestazioni o esami di laboratorio recandosi presso ambulatori e centri analisi, o chiamando il CUP.
Si può utilizzare anche il promemoria cartaceo, che contiene il NRE ed il codice a barre della ricetta.
Oltre a ricevere le ricette elettronica per email o sul telefonino, nelle Regioni abilitate al servizio è possibile consultare le proprie prescrizioni sul sito del Fascicolo Sanitario Elettronico, scaricando in autonomia il promemoria dal “servizio ricette”.
Sempre nelle Regioni che lo prevedono, si può ricorrere alle App del Servizio Sanitario Regionale: in questo modo, si può anche solo mostrare il codice a barre della ricetta.
La durata della ricetta elettronica è analoga alla durata di una normale ricetta cartacea: la prescrizione medica di visite o esami ha validità da 6 a 12 mesi in base alla Regione; le ricette farmaceutiche hanno in genere una validità di 30 giorni a partire dalla data di prescrizione.
Per i pazienti cronici la ricetta dematerializzata sarà valida per dodici mesi e copre 30 giorni di terapia.
Per quello che riguarda le ricette elettroniche dei farmaci il medico potrà ora formularle anche nel caso di terapie non rimborsate dal Servizio sanitario nazionale.
Il testo va incontro ad una delle più forti richieste che arrivano dalle Associazioni di pazienti cronici, con la possibilità, per il medico, di indicare in un’unica ricetta la posologia e le confezioni indispensabili al massimo per dodici mesi, evitando così ai pazienti la necessità di chiedere ogni volta il rinnovo di una prescrizione che comunque può essere sempre sospesa dal medico curante. Per i pazienti cronici, la ricetta dematerializzata sarà valida per un anno e permetterà di fare scorta di farmaci per 30 giorni di terapia.
La ricetta elettronica va stampata? Non è necessario perché, essendo dematerializzata, per il suo utilizzo richiede il semplice NRE (Numero Ricetta Elettronica) oppure la lettura del codice a barre indicato sul documento. Basta riferire al farmacista, al CUP o all’ambulatorio il codice della ricetta per ottenere la prestazione o il farmaco desiderato. Si può anche mostrare il cellulare, aprendo l’applicazione tramite la quale il paziente ha ricevuto o visualizzato la ricetta.
Il nostro suggerimento, però, è di conservare sempre una copia della ricetta che prescrive accertamenti diagnostici o visite mediche, per il semplice motivo che la ricetta riporta i codici delle prestazioni e di eventuali ticket sanitari ridotti che potrebbero essere utili in caso di analoghe prescrizioni successive.
«Abbiamo ritenuto che fosse giusto porre fine alla sperimentazione e alle proroghe per semplificare il lavoro dei medici di famiglia e la vita dei cittadini», ha spiegato il ministro della Salute Orazio Schillaci.
Nel disegno di legge sulle Semplificazioni, fra le misure per la sanità, trova spazio anche una norma per far fronte alle carenze di medicinali, che modifica l’attuale normativa rendendo più tempestiva la comunicazione in caso di carenza e agevolando l’approvvigionamento dei farmaci.
Più nel dettaglio viene stabilito che la comunicazione delle aziende all’Aifa, in caso di interruzione temporanea o definitiva della commercializzazione di un farmaco, riguardi le singole confezioni dei medicinali e che la comunicazione di carenza sia effettuata entro due mesi e non più quattro.
Ciò consentirà ai medici di valutare per tempo i farmaci da prescrivere per il regolare proseguimento della terapia, evitando disorientamento e disagio ai pazienti preventivamente informati.
A tal proposito il Ministro Schillaci ha dichiarato: «Un malato cronico ha bisogno periodicamente di assumere lo stesso farmaco. Grazie a questa norma i pazienti, o chi si prende cura di loro in caso di non autosufficienza, hanno il doppio vantaggio di non dover andare ripetutamente dal medico per ritirare la ricetta e ripetutamente in farmacia per ritirare i farmaci. Non dimentichiamo che molti pazienti cronici sono persone anziane, spesso affette da più di una patologia cronica, non autosufficienti o che hanno difficoltà a spostarsi. È evidente la portata semplificativa di questa misura non solo per le persone ma anche per i medici di famiglia per i quali si alleggerisce il carico di lavoro amministrativo a vantaggio della cura dei pazienti».
Infine il decreto “Semplificazioni” ha stabilito che l’Odontoiatra possa esercitare le attività di medicina estetica non invasiva o mininvasiva al terzo superiore, terzo medio e terzo inferiore del viso: in pratica può fare piccoli interventi estetici al viso.