Conflitto Russia-Ucraina: gesti, immagini e parole
Conflitto Russia-Ucraina: gesti, immagini e parole
Dignità, determinazione e dolore
Un evento di tale portata, come la guerra in corso, non solo tiene tutti incollati ai televisori e ai social, con un misto di apprensione per gli avvenimenti luttuosi che si susseguono, ma anche con qualche speranza di apertura a soluzioni meno luttuose, come ad esempio un cessate-il-fuoco legato a qualche possibilità di intavolare trattative che possano portare alla fine delle ostilità.
Sembra che oggi qualcosa si stia muovendo, speriamo che non sia una ulteriore delusione.
Una delle prime riflessioni che gli eventi ci spingono a fare riguarda il comportamento delle persone coinvolte in prima persona, e non possiamo esimerci dall’esprimere un giudizio molto positivo nei confronti del 44enne Presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelenskyj, un ex comico che è passato dalle tavole dei teatri allo scomodo palcoscenico di una guerra di invasione, scatenata da uno dei più agguerriti eserciti del mondo il quale, nonostante si trovi a combattere contro un paese molto più piccolo, e contro un esercito molto meno armato e organizzato, sta dimostrando al mondo intero cosa può fare la volontà di un popolo molto compatto, ben guidato, deciso a difendere il suo suolo, le sue tradizioni, i suoi ideali, che possiamo compendiare in tre parole: dignità, determinazione e dolore.
Ad onore e merito del presidente ucraino va anche evidenziato che il Presidente Statunitense aveva offerto a Zelenskyj sicura ospitalità sul suolo americano, ricevendone un rifiuto secco: rimango col mio popolo a difendere l’Ucraina, ha detto. E non teme di farsi vedere in giro per le strade di Kiev insieme ai “suoi” cittadini: chapeau.
Cosa che non si può dire per l’altro protagonista diretto di questa guerra “sbilanciata”, il nuovo Zar della Russia, Wladimir Putin, che nelle ultime ore viene paragonato ad un redivivo Hitler, il cui esercito, nonostante le dimensioni, sembra un novello Golia che un piccolo Davide sta tenendo in scacco; sembra che la logistica militare non riesca nemmeno ad assicurare la fornitura del carburante ai carri armati, visto che alcuni hanno dovuto fermarsi perché a secco.
Il che, se da un lato può far piacere perché umanamente tutti fanno il tifo per Davide contro Golia, quest’ultimo può diventare più pericoloso sia perché si vede impotente nei confronti di un avversario minuscolo, sia perché, per le deficienze dimostrate, sullo scenario mondiale non fa una bella figura.
E a questo stato di esasperazione probabilmente è dovuta una delle minacce più gravi che Putin ha fatto negli ultimi giorni, quando ha parlato di “nuclearizzazione” del conflitto, facendo rabbrividire il mondo intero.
Nel precedente articolo dedicato a questa guerra, pubblicato sabato 26, abbiamo spiegato con dovizia di approfondimento le origini secolari della contesa tra Russia e Ucraina, ed abbiamo anche parlato degli errori fatti dagli Usa e dalla Nato, che hanno gradatamente emarginato la Russia, giustificando la reazione di Putin che si sente circondato, e vede i suoi confini, già minacciati da decenni, ora pressati pure dall’Ucraina.
Ma da questo a trasformarsi in novello Hitler ce ne corre, nulla può giustificare l’attuale suo atteggiamento e la minaccia atomica.
Aggiornamento lessicale
La situazione conflittuale che stiamo vivendo comporta anche la necessità di un aggiornamento del lessico, come, ad esempio, il termine della “Finlandizzazione”, suggerita dal Presidente francese Macron, che da qualche giorno si sente pronunciare, significando che una possibile soluzione della crisi Russia-Ucraina potrebbe essere lo stato di neutralità condizionata dell’Ucraina che potrebbe essere equidistante da tutti: dal dopoguerra in Finlandia è così.
E allora ben venga qualsiasi intervento che faccia cessare le ostilità, purché sia efficace specialmente se proveniente da chi è veramente al di sopra delle parti, come potrebbe essere Papa Francesco che venerdì 25 febbraio, stravolgendo ogni protocollo, si è presentato all’Ambasciatore russo presso il Vaticano per mandare un “messaggio a Putin”; speriamo che il nuovo guerrafondaio lo abbia recepito.
Aggiornamento protocollare
A tal proposito è anche doveroso dare atto che Papa Francesco ha sconvolto persino il protocollo che, in una circostanza del genere, prevede che sia il massimo esponente di uno stato a convocare l’Ambasciatore ospitato; Papa Francesco ha fatto il contrario e, come è suo costume, ha raggiunto l’Ambasciata e si è presentato all’Ambasciatore tra l’imbarazzo generale.
Non è dato di conoscere il contenuto del discorso che Papa Francesco ha fatto al suo interlocutore, possiamo solo immaginarlo e auspicare che Putin ne tenga conto.
D’altronde, quando un gesto, un comportamento, si propone un fine positivo, come in questo caso, ben venga anche lo sconvolgimento dei protocolli: il fine giustifica i mezzi, diceva Niccolò Machiavelli, il politico, diplomatico, scrittore, storico e filosofo medioevale, e mai come in questo caso questo aforisma è azzeccato.
E per non annoiare i lettori ci fermiamo qui, ma è nostra intenzione di tornare sull’argomento, sperando di poter colloquiare con essi in maniera più distesa, sperando che il Padreterno faccia ritrovare i lumi della ragione al principale protagonista di questa pericolosa vicenda.