Mai come nel periodo estivo si presenta il problema del prezzo dei carburanti delle auto, che tante famiglie usano per raggiungere i luoghi della villeggiatura, e spesso i viaggi si moltiplicano per la necessità che molti familiari, impegnati in lavori vari, hanno il problema di raggiungere, nei fine settimana, la famiglia per poi rientrare al lavoro nei giorni seguenti.
Non sempre i luoghi delle vacanze sono città servite dai treni, e pure in tal caso la qualità dei convogli che ancora viaggiano su molte linee ferroviarie, nonché la puntualità (?) dei servizi, specialmente al sud, nonché i costi dei biglietti, scoraggiano anche i più intrepidi.
E per questo motivo l’uso dell’auto rimane l’unica alternativa valida, sia perché non ti costringe a rispettare orari, sia perché fare un viaggio in auto da soli ti costa quasi quanto il biglietto del treno, a volte di più.
E per questi motivi molti preferiscono fare i pendolari estivi in auto, e al diavolo le code, l’inquinamento, e tanti altri buoni propositi, ai quali i nostri governanti per un sessantennio non hanno molto pensato e ora non può essere il povero stressato pendolare a salvare la baracca.
Quindi in estate il maggiore utilizzo dell’auto comporta un maggiore consumo del carburante e quindi un aggravio per le tasche degli italiani i quali -già tartassati da tante spese, produttive e improduttive, in costante aumento e molto spesso sopportate di mala voglia perché a fronte dei costi di tanti servizi, alla fine in cambio dallo “stato” ha ben poco- purtroppo sono costretti a questo ulteriore salasso.
Fermarsi al distributore di carburante per fare il pieno a volte è come superare un trauma, doloroso ma necessario, perché quando le maledette rotelline dei contatori cominciano a girare, si sa dove si inizia e non si sa dove si finisce.
Ma prima di andare a fare benzina, l’automobilista attento deve ben decidere quale distributore scegliere in quanto, mentre prima tutte le compagnie erano costrette a praticare prezzi uniformi, per cui una valeva l’altra, con la “benedetta liberalizzazione del commercio” oggi ogni compagnia, e addirittura ogni distributore, ha la possibilità di praticare prezzi diversi, talvolta molto differenti, con minimi e massimi che hanno notevoli differenze; pertanto chi fa un pieno, ad esempio di 60 litri di benzina, se non sceglie bene, rischia di pagare un “plus” anche di 18 euro, a volte di più, specialmente se si ha la disavventura di dover fare carburane in autostrada.
Da una recentissima indagine condotta da Altroconsumo, che è la più importante associazione di Consumatori in Italia e una delle prime in Europa, una attenta scelta dell’automobilista, considerato un consumo medio di 50 litri di carburante al mese, consente di risparmiare fino a 670.euro in un anno, se non di più: e se si pensa che un automobilista che consuma solo 50 litri di benzina al mese è uno che usa la macchina molto poco, immaginiamo quanto può risparmiare un automobilista che di benzina molto di più.
L’indagine di Altroconsumo ha interessato oltre 1100 distributori in quattro grandi città Italia, tra cui Roma Milano in testa, rilevando altresì che Trieste è una grande città meno cara delle altre in quanto deve reggere la concorrenza delle città confinanti della Slovenia e della Croazia nelle quali i prezzi sono molto più bassi.
Le variabili che incidono sul prezzo dei carburanti sono diverse, a partire dalla scelta di farsi servire dal personale dipendente oppure di utilizzare le colonnine “self-service”, alle quali il risparmio può essere consistente (tra il 5 e il 10%).
Molti centri commerciali, specialmente quelli più grandi, si sono già da anni attrezzate con distributori di benzina, nella maggioranza dei casi automatici, che consentono ulteriore risparmio anche del 2,5%, pure rispetto ai distributori “low-cost”, comunemente indicati “bianchi” per distinguerli dagli altri “colorati” (Eni, Shell, Golf, Tamoil, ecc.). E se all’interno dei centri commerciali vi sono distributori di marca, comunque i prezzi sono leggermente inferiori.
Fare il pieno nelle aree di servizio autostradali è notevolmente più costoso, la differenza può essere anche del 13-15%; pertanto chi può provvedere prima di entrare in autostrada, oppure per chi si trova su una autostrada non a pedaggio (es. Salerno – Reggio Calabria) può essere molto più conveniente uscire, arrivare al più vicino distributore e poi rientrare in autostrada; così potrà approfittare anche per una pausa rilassante con un buon caffè.
Secondo i dati della Commissione Europea i prezzi del carburante in Italia sono superiori di 13/15 centesimi a litro rispetto agli altri paesi dell’UE, colpa principalmente di due elementi determinanti: le “accise” e la rete distributiva.
Su 10.euro di carburante, 6,30.euro sono tasse (sul gasolio le tasse sono di 5,90.euro). Il Fisco italiano trattiene 1,6.euro in più rispetto alla media europea, vale a dire il 17% sulla benzina e il 21% sul gasolio. Inoltre c’è l’Iva che viene applicata non solo sul prezzo del carburante, ma persino sulle “accise”, uno scandalo in quanto le accise sono un prelievo fiscale utilizzato per finanziare chi sa cosa (ci torneremo tra poco) e su quei prelievi fiscali lo stato applica anche l’Iva!
Sul caro benzina in Italia influiscono anche le deficienze e le carenze della rete distributiva; qui abbiamo circa 21.mila distributori, in Francia e in Germania sono meno della metà; questo, aggiunto al proliferare di distributori che non consentono il prelievo automatico, per cui si è costretti ad avvalersi di chi lo serve, limita la maggiore concorrenza e non consente la riduzione dei prezzi.
E veniamo adesso alle odiose “accise”, vale a dire un contributo indiretto che si paga non solo sulla benzina, ma che è ancora più odioso perché è gravato, assurdamente, all’iva oggi al 22%; sono ben 17 le accise sul carburante, precisamente: 1)0,000981 euro: finanziamento per la guerra d’Etiopia (1935-1936); 2)0,00723 euro: finanziamento della crisi di Suez (1956); 3)0,00516 euro: ricostruzione dopo il disastro del Vajont (1963); 4)0,00516 euro: ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze (1966); 5)0,00516 euro: ricostruzione dopo il terremoto del Belice (1968); 6)0,0511 euro: ricostruzione dopo il terremoto del Friuli (1976); 7)0,0387 euro: ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia (1980); 8)0,106 euro: finanziamento per la guerra del Libano (1983); 9)0,0114 euro: finanziamento per la missione in Bosnia (1996); 10)0,02 euro: rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri (2004); 11)0,005 euro: acquisto di autobus ecologici (2005); 12)0,0051 euro: terremoto dell’Aquila (2009); 13)da 0,0071 a 0,0055 euro: finanziamento alla cultura (2011); 14)0,04 euro: emergenza immigrati dopo la crisi libica (2011); 15)0,0089 euro: alluvione in Liguria e Toscana (2011); 16)0,082 euro (0,113 sul diesel): decreto “Salva Italia” (2011); 17)0,02 euro: terremoto in Emilia (2012).
E’ appena il caso di ricordare che i nostri governanti giallo/verdi all’inizio del loro mandato con grande enfasi ne annunciarono l’abolizione, promessa puntualmente non mantenuta!
Un dato di confronto finale; nel 2018 il prezzo medio della benzina e del gasolio in Italia sono stati di Euro 1,623.24 e 1,501.52.
In Austria è stato di 1,285.00 – 1,233.00, in Belgio: 1456,80 – 1432,10, Bulgaria: 1,103.23 – 1,099.96, Croazia: 1,396.60 – 1,335.91, Cipro: 1,290.25 – 1,309.55, Repubblica Ceca: 1,251.01 – 1,223.64, Estonia: 1,354.00 – 1,292.00, Finlandia: 1,564.00 – 1,399.00, Francia: 1,543.33 – 1,461.07, Germania: 1,474.00 – 1,293.00, Ungheria: 1,234.12 – 1,257.89, Irlanda: 1,429.00 – 1,329.00, Lettonia: 1,266.59 – 1,175.24, Lituania: 1,249.31 – 1,168.95, Lussemburgo: 1,258.00 – 1,131.00, Malta: 1,310.00 – 1,180.00, Romania: 1,239.17 – 1,262.10, Slovacchia: 1,393.00 – 1,263.00, Slovenia: 1,351.30 – 1,291.54, Spagna: 1,322.50 – 1,227.82, Olanda: 1,179.12 – 1,164.74, Portogallo: 1,578.00 – 1,361.00, Svezia: 1,559.26 – 1,548.34, perfino i prezzi nel Regno Unito, paese notoriamente più caro, sono più bassi, 1,436.86 – 1,483.79.
Ci hanno superato solo: Danimarca: 1,671.79 – 1,432.77, Grecia: 1,624.00 – 1,397.00, Paesi Bassi: 1,688.00 – 1,381.00.
Nei pochi altri i prezzi sono allineati ai nostri.
E per tornare alle cose di casa nostra, a parere dello scrivente nella nostra zona i prezzi più convenienti sono quelli praticati dal distributore automatico di un noto centro commerciale di Pagani, che a volte sono ben competitivi (rispettivamente 1,499 – 1,399).
Concludendo sebbene in Italia i prezzi del carburante siano tra i più alti d’Europa, una attenta verifica presso i vari distributori può far risparmiare bei soldini cosa che, con la persistente crisi in atto e le difficoltà finanziarie delle famiglie, non guasta.