Caro Servalli, Sindaco mio, meno male che il virus, Corona o Covid o come diavolo si chiama, non si sia manifestato, almeno fino a questo momento, con conseguenze a livello cognitivo, in tal caso si potrebbe dire che anche tu ne sia stato infettato, visto quel po’-po’ che hai combinato con l’Ospedale Maria Santissima dell’Olmo, che i cavesi considerano “nostro”.
Indubbiamente dimenticano che è tutto tranne che loro proprietà, visto che esso fa parte dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno, e nemmeno l’Asl ha potere sullo stesso; e ciò è dimostrato dal fatto che se si vuole una prestazione presso una delle cinque strutture che ad essa fanno capo, Santa Maria dell’Olmo di Cava, Fucito di Mercato San Severino, Castiglione di Ravello, San Leonardo di Salerno, con l’appendice del Da Procida, ora convertito in struttura anti-covid, bisogna chiamare il call-center dello stesso (800.130.850 oppure 089.672113 per chi ne avesse bisogno).
Questo perché la questione rientri nei binari della realtà, e per far comprendere ai più che la “proprietà”, cioè l’Azienda Universitaria salernitana, aveva non solo il potere, ma anche il diritto di trasferire da una sua struttura ad un’altra alcune persone indispensabili per potenziare il Da Procida, in questo periodo così difficile a causa della pandemia, specialmente se viene assicurato, com’è stato, che il trasferimento è momentaneo perché legato alla emergenza, come sembra che abbia fatto il Direttore Generale della struttura universitaria.
Detto questo sembra condivisibile la preoccupazione dei cittadini cavesi per il definitivo ridimensionamento della struttura, da anni paventata anche a causa della vetustà dei locali, cui è legata la scarsa funzionalità dei servizi che essa ha finora erogato; c’è comunque da aspettarsi che a questa chiusura momentanea della rianimazione, ultima di un processo che va avanti da anni, possano fare seguito ulteriori chiusure, fino a far diventare questo Ospedale solamente una piattaforma di primo soccorso, una sorte di struttura di smistamento verso altri Ospedali più moderni e certamente meglio attrezzati.
Ovviamente questo non impedisce ai cittadini di protestare, né alle autorità cittadine di fare le loro azioni a sostegno della legittima aspirazione degli stessi a conservare l’Ospedale dell’Olmo qui a Cava.
E sarebbe stato anche comprensibile che tu, nella qualità di legittimo rappresentante dei tuoi cittadini, eletto con un ampio sostegno, fossi sceso in piazza a protestare insieme con loro, anche per solidarietà, e pure per non far vedere che avevi fatto una misera figura perché la decisione era stata presa senza nemmeno interpellarti o informarti preventivamente; capisco la difficoltà di quel Direttore, il quale però un obbligo del genere avrebbe dovuto sentirlo per i passati discorsi.
Sembra, invece, che dopo quella decisione, tu abbia fatto finta di non vedere e non sentire, lasciando che il partito facesse le tue veci per giustificare la tua inerzia, e questo è stato un comportamento deleterio: se “Le vie dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni” questa ne è la prova lampante, perché peggio di così non poteva andare.
Infatti, contrariamente a quello che assicuravano i Consiglieri di maggioranza, e cioè che quelli di minoranza erano stati invitati all’incontro ma non si erano presentati, sembra che le cose siano andate diversamente, sia perché la tua convocazione sembra sia stata fatta ad alcuni di essi telefonicamente la sera precedente, sia perché gli stessi, già l’8 ottobre scorso, tramite il Consigliere Passa, avevano chiesto ufficialmente di riunire la Commissione Sanità per discutere del pericolo incombente, ma non c’è stato seguito.
Certamente il problema della precarietà del futuro dell’Ospedale metelliano non sei tu ad averlo creato, perché nessuno dei tuoi predecessori ha fatto gran che, a parte qualche teatrale dimostrazione, con tanto di catene, da parte di un tuo predecessore davanti al palazzo della Regione; ma voglio andare anche più lontano nel tempo, vale a dire all’epoca in cui altre città (vedi Pagani e Nocera) hanno ottenuto la costruzione di strutture ospedaliere che oggi, un poco alla volta, stanno depauperando il nostro Ospedale; ed è un bel dire che lo stesso Abbro si sia dato da fare in tal senso, ma è incontrovertibile che se le città viciniore li hanno ottenuti, Cava non ha avuto voce in capitolo: e “chi è causa del suo mal, pianga se stesso”.
L’evidenza è che l’Ospedale cavese prima o poi sarà chiuso per le ragioni indicate prima: certamente non è colpa tua, ma questa è una realtà che prima o poi la città dovrà metabolizzare.
Ed è a questo che la città, con te in testa, dovrebbe pensare, cioè tendere al minor danno possibile organizzandosi per avere un presidio di primo soccorso e di rianimazione moderno ed efficiente, tale da poter accogliere i pazienti ma essere pronto a trasferirli con la maggiore velocità possibile agli Ospedali vicini, magari anche con l’ausilio dell’elisoccorso permanente.
Ma voglio concludere con un richiamo anche ai tuoi “efficienti” oppositori, i quali sembrano più interessati a soffiare sul fuoco della protesta contro di te e l’attuale amministrazione, piuttosto che partecipare al confronto diretto, come quello da te irritualmente convocato, durante il quale, se avessero avuto il buon senso di partecipare, avrebbero potuto esprimere il dissenso per le tue mancanze, ma poi rimboccarsi le maniche e collaborare per la difesa del presidio sanitario.
2.11.2020 – By Nino Maiorino – Subito dopo la pubblicazione di questo articolo ho ricevuto qualche messaggio piuttosto piccato da parte di qualcuno che ha ritenuto che io auspicassi la chiusura dell’Ospedale di Cava. Nulla di più falso, e se dal testo dello stesso appare questo, evidentemente non sono stato felice e me ne scuso. Più volte ho fruito dei servizi di tale struttura e ho sempre apprezzato la efficienza del personale e dei servizi, in ogni occasione. A parte i controlli clinici, due volte ho avuto interventi chirurgici, eseguiti da un Chirurgo molto conosciuto e apprezzato in città, e al quale ho già espresso la mia gratitudine. Per non parlare del Pronto soccorso, del Cup, della Ortopedia, della Radiologia, ecc. Ma non posso non vedere le difficoltà che la vetustà della struttura crea agli operatori, ed è per questo motivo che ritengo che l’Ospedale metelliano lentamente si avvii alla chiusura, e farebbero bene i cittadini non a difendere il presidio ospedaliero, ma lavorare per avere una efficiente struttura di primo soccorso e di rianimazione, contemporaneamente alla struttura per il trasferimento veloce dei casi più difficili alle strutture ospedaliere di Salerno, Nocera o Pagani.