I nodi della piazza inquietano Palazzo Chigi
I nodi al pettine prima o dopo arrivano. E se il pettine non c’è, le inquietudini diventano esasperazioni e covano in risentimenti.
Sono le atmosfere che si stanno respirando, in maniera rumorosa ed incendiaria, in più piazze d’Italia e con smarrimento decisionale e rinfacci nei palazzi del potere politico.
Frustrazioni e rabbia di chi protesta non sono opera di Satana, né sono riconducibili alle suggestioni di speculatori malavitosi o di agitatori para politici, le cui discese in campo si concretizzano quando le piazze sono già piene e surriscaldate.
A motivarne le tensioni c’è una produzione di provvedimenti governativi contraddittori, al di là delle discrasie di vedute con Regioni e Sindaci. Il che dà la sensazione di una carente percezione dei problemi e dei rischi incombenti sulla vita delle grandi città e relative aree metropolitane, le cui comunità stanno sperimentando rinnovate deficienze nelle strutture sanitarie ed ulteriori penalizzazioni economiche, sociali e culturali.
Erano prevedibili sia la seconda ondata di contagi, già preannunziata, ma non l’incapienza delle strutture sanitarie, e sia la reazione dei gestori di bar, ristoranti, palestre e degli operatori dello spettacolo che, avendo investito per adeguarsi ai protocolli imposti per poter continuare le loro attività, guardano come una vessazione la restrizione degli orari che di fatto configurano un nuovo lockdown.
Così come erano prevedibili problemi di ordine pubblico e le irritazioni all’interno della stessa maggioranza di governo di fronte alle manifestazioni di piazza. Nessun governo dell’Italia repubblicana era riuscito a far scendere in piazza tanto malessere sociale, la cui estensione su tutto il territorio nazionale non é ristorabile con elargizioni di contributi finanziari rispetto alla complessità di tessuti economici e sociali, caratterizzati da consuetudini e da relazioni umane e culturali di non facile configurazione in codici commerciali predeterminati.
Si tratta di comprenderne le rivendicazioni che riguardano bisogni esistenziali che chiamano in causa responsabilità delle istituzioni e loro capacità di interpretazione. Il che ha una valenza politica che mette in discussione la prassi di Governo di Giuseppe Conte basata su DPCM suggeriti da comitati di tecnici e concordati con capi delegazioni (e non sempre con tutti i Ministri) e senza il supporto pieno e preventivamente ragionato con il Parlamento.
Venendo meno la naturale mediazione democratica, era prevedibile l’insorgenza delle piazze che ora si aspettano delle risposte.
Palazzo Chigi, sotto assedio, non può non avvertire gli spifferi che provengono dal Quirinale dovendo confrontarsi con le piazze e, non tanto con le opposizioni istituzionali (voci clamanti fuori le mura), ma anche con i distinguo di Matteo Renzi e con i nervosismi dei dem e dei pentastellati insoddisfatti.
Come dire che non bastano più toppe e pezze a colori per ridare dignità alla politica che non può permettersi altre dislessie nella lettura della realtà del Paese, anche nel contrasto al Covid-19.