“Le Città in Comune” sono gruppi politici a livello nazionale che in diverse città d’Italia sono già attivi e operanti da anni.
A Roma, Pisa, Venezia, Bologna, per menzionare solo le città più importanti, sono affiancate città piccole, e anche qui a Cava de’ Tirreni è stato ora formato un gruppo omonimo.
Le finalità di questi gruppi sono riepilogate in 10 punti che costituiscono una specie di codice etico, qui sinteticamente riportati:
– Redistribuire il reddito, radicale riforma fiscale, colpire i grandi patrimoni e le grandi ricchezze, ripristinare una forte progressività fiscale, contrastare l’evasione e l’elusione.
– Invertire la rotta delle privatizzazioni: riportare nel pubblico l’acqua, i servizi locali e la Cassa Depositi e Prestiti.
– Fermare la privatizzazione della sanità, rilanciare il servizio sanitario nazionale, abbassare i prezzi dei farmaci, investire sulla prevenzione e sulla medicina sociale.
– Rilanciare l’edilizia residenziale pubblica, sospendere gli sfratti per morosità e incentivare affitti calmierati, requisire le grandi proprietà pubbliche per far fronte all’emergenza abitativa.
– Attuare una riconversione ecologica di economia e stili di vita, una riqualificazione energetica degli edifici, investire su trasporto su ferro, mobilità dolce e auto elettriche, solare termico per il riscaldamento e termodinamico per l’energia, ciclo virtuoso dei rifiuti (con differenziazione di responsabilità tra chi raccoglie e chi smaltisce), riforestazione e messa in sicurezza idrogeologica, introdurre bio-tax per le merci che non rispettano disciplinari, salute, territorio e lavoratori.
– Contrastare il lavoro povero, precario e fruttato: introduzione del reddito minimo garantito, salario minimo legale, abrogazione jobs act, tirocini e nuovi voucher, no all’alternanza scuola-lavoro, piano di assunzioni per il lavoro pubblico e sblocco del turn-over, piano per l’assunzione dei ricercatori universitari.
– Ridurre le spese militari e indicarne le nuove destinazioni, revisionare il modello di difesa, aderire ai trattati di non proliferazione delle armi nucleari, potenziare le strutture di difesa e la protezione civile.
– Impegnare l’Italia, nell’ambito di una valutazione negativa delle conseguenze del “Fiscal Compact (Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance dell’Unione europea), a ritirarsi dal trattato e opporsi, in ogni caso, alla sua introduzione nella legislazione dell’Unione Europea. Promuovere un’ampia discussione europea per una politica economica di uscita dall’austerità.
– Abrogare le leggi che limitano il diritto all’asilo, proporre il diritto d’asilo europeo, realizzare un sistema di accoglienza diffusa gestita, abrogare gli accordi con i paesi di fuga, bloccare i rimpatri coattivi in paesi che non rispettano le convenzioni internazionali.
– Abrogare il codice di condotta per le Ong.
Un programma molto articolato che non è solo prerogativa di questa rete, la maggior parte di esso è già previsto anche da altri, e tante cose potrebbero essere realizzate se non impattassero pesantemente con risorse economiche purtroppo sempre insufficienti.
Non tutte queste finalità sono condivisibili, ma questo è un discorso che in questa sede ha scarsa rilevanza.
Meraviglia, però, che una rete di associazioni che si ispirano a incidere sulla politica locale abbia nel suo codice etico finalità certamente condivisibili ma per le quali gli enti locali possono fare poco.
Comunque, indipendentemente da queste considerazioni, è importante sapere che anche nella nostra città sia stato formato, dopo la recenti elezioni amministrative, questo gruppo che fa capo a tre consiglieri comunali che hanno costituito un gruppo consiliare, il cui primo atto è di aver fatto gli auguri di buon lavoro al Sindaco, elencando quelle che sono le priorità cittadine, come la casa del parto, la casa della salute, l’ospedale territoriale, la ripartenza della economia cittadina, il lavoro per i giovani.
Buon lavoro.