Nella prima parte di questo articolo, necessariamente lungo per spiegare bene le anomalie nelle forniture di luce e gas, siamo partiti dalla recentissima indagine promossa dall’Antitrust nei confronti di tredici società che forniscono queste energie indispensabili per la vita di tutti i giorni.
Le tredici società sono Enel Energia, Optima, Green Network, Illumia, Wekiwi, Sentra, Olimpia-Gruppo Sinergy, Gasway, Dolomiti Energia, E.On, Axpo, Audax, Argos.
C’è da precisare che il termine “Antitrust” è comunemente usato per indicare l’A.G.C.M., o Agcom, che è un’autorità indipendente, istituita con la legge 249/1997, ed ha la finalità di assicurare la corretta competizione tra gli operatori e tutelare gli interessi degli utenti: quindi l’Antitrust (usiamo questo termine per semplificazione) ha il doppio scopo di tutelare la concorrenza e i cittadini, e alla stessa si possono rivolgere anche i consumatori per essere tutelati nel caso di eventuali truffe, alquanto frequenti, direttamente o tramite le varie Associazioni di tutela.
Il problema è molto sentito dai consumatori in quanto, esaminando una bolletta di luce o gas, ci si rende conto che nella stessa vengono inseriti costi il più delle volte comprensibili, solo agli addetti ai lavori, costi che talvolta vengono purtroppo sostenuti anche in assenza di consumo.
Prendiamo in esame, ad esempio, una fattura (dati rilevati da una bolletta appena emessa da una società che viene considerata tra le più convenienti) relativa alla fornitura di luce, contratto per 3 kw, adatto ad una abitazione e ad una famiglia medie della nostra città.
Leggiamo che vengono addebitati: Euro 48,94 per il consumo di energia, Euro 17,45 per spese di trasporto dell’energia e gestione del contatore, Euro 36,80 per oneri di sistema, Euro 6,50 per polizza assicurativa ed Euro 21,13 per totale imposte e iva: in totale Euro 130,82, a fronte di un consumo di energia di soli Euro 48,94!
Andiamo ora a esaminare cosa stanno a significare le varie voci che non riguardano il consumo di energia e che comunque fanno aumentare il costo finale.
Spese di trasporto dell’energia elettrica e gestione del contatore: l’importo comprende le spese per le attività di trasmissione dell’energia sulle reti nazionali, per la distribuzione a livello locale e per la gestione del contatore.
Le tariffe sono stabilite dall’ARERA, quindi il prezzo non varia tra i diversi fornitori.
La voce è formata da tre componenti: una quota fissa, €/cliente/mese, indipendente dal proprio consumo; una quota proporzionata alla potenza impegnata, misurata in €/kW/mese; e una quota variabile, espressa sempre in €/kWh, e applicata all’energia consumata.
Spese per oneri di sistema: sono state introdotte per far fronte a specifici obiettivi collettivi che riguardano il sistema elettrico, e possono configurarsi come veri “oneri parafiscali” che riguardano la messa in sicurezza del nucleare e le misure di compensazione territoriale, gli incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate, la copertura delle agevolazioni tariffarie riconosciute per il settore ferroviario, il sostegno alla ricerca di sistema, la copertura del bonus elettrico (che non viene pagato dai clienti cui è stato riconosciuto il bonus sociale e viene ripartito tra tutti gli altri consumatori), la copertura delle agevolazioni per le imprese a forte consumo di energia, le integrazioni delle imprese elettriche minori e promozione efficienza energetica.
Insomma, una presa per i fondelli per noi italiani, considerati meno che sudditi dallo Stato sovrano, e che contribuisce al sempre maggiore distacco, diffidenza e disamore del cittadino nei confronti delle istituzioni.
Anche perché in questa specie di “democrazia del popolo” ci si rende sempre più conto che il popolo conta meno di niente in quanto non ha alcuna possibilità di far sentire la propria voce: una delle tante conferme di questa amara verità è il referendum del giugno 2011 sulla pubblicizzazione della risorse idriche, che venne approvata da 26.milioni di cittadini italiani i quali sancirono che sull’acqua non si sarebbe potuto più fare profitto.
Purtroppo, quella decisione è stata astutamente aggirata con la creazione di società private ma partecipate dagli Enti Pubblici (vedi, per non andare lontano, la Gori) le quali, essendo gestite come imprese private, fanno il bello e il cattivo tempo mettendo in atto politiche penalizzanti per i cittadini.
Per tornare all’argomento, pure se l’Antitrust giungerà alla identificazione di comportamenti scorretti da parte delle società messe sotto inchiesta, il problema non si risolve, perché la politica è comunque latitante o vittima di lobby che tengono in pugno le Istituzioni.
Quindi il cittadino non può fare altro che pagare, oppure …pagare, altrimenti gli tagliano la fornitura.