Sono convinto che quelli della mia generazione, che leggeva i quotidiani cartacei, hanno nostalgia -come me- della fatidica “terza” pagina dedicata agli eventi culturali di una certa portata, sempre molto seguita dai lettori con firme di critici letterari, uomini di cultura e di spettacolo.
La rivoluzione digitale ha modificato profondamente il giornalismo culturale e le modalità attraverso cui siamo informati sui libri e sulla cultura in generale. Farebbe d’uopo una profonda riflessione sulle novità in atto e, soprattutto, sul futuro che ci attende, indicando come la scomparsa della terza pagina sia solo un effetto di questa rivoluzione.
C’è da dire che negli ultimi quindici anni, la comparsa del digitale ha profondamente modificato le abitudini informative degli italiani, stimolando la “crossmedialità” dei contenuti, sempre più interattivi.
Internet, pur avendo potenzialmente la ricchezza, la forza e la pervasività per portare a quella fusione tra saperi, che è in fondo una delle grandi ambizioni della cultura illuministica, non ci è riuscita. C’è coincidenza tra la crisi delle pagine culturali, lo sviluppo della comunicazione digitale, la perdita di centralità degli strumenti di intermediazione e la crisi delle istituzioni democratiche. Basti vedere come la societa letteraria oggi sia sostituita da mille tribù che non competono ne confliggono, ma promuovono.
In realtà, è un certo tipo di mediatore che appare oggi invecchiato e che si avvia all’estinzione. I mediatori di oggi sono molto diversi da quelli novecenteschi, parlano una lingua diversa, declinata a seconda delle piattaforme sulle quali si esprimono e al pubblico a cui si rivolgono. Oggi si assiste a una rivoluzione ancora parziale rispetto al recente passato in cui erano i giornalisti i ‘veri’ mediatori, costruendo i significati e orientando il lettore, giornalisti che si muovevano all’interno di un sistema gerarchico e controllato.
Ora invece siamo noi tutti a fare il lavoro di selezione, spesso senza neanche accorgercene, attraverso le indicazioni che apponiamo sui social con un semplice link. In effetti, quello di oggi è un sistema ibrido fatto da una convergenza tra la prassi giornalistica, il flusso dei social e la produzione delle piattaforme.
Quindi cosa funziona per diffondere un libro? La risposta è articolata: sul piano commerciale le recensioni funzionano poco, a meno che non si riesca a viralizzarle sui social; mentre funziona ancora bene la televisione e la radio. Oggi è più efficace, rispetto alle classiche recensioni, prendere spunto da un libro per affrontare un tema e portarlo all’attenzione dei lettori.
In definitiva, si suscita un interesse per un argomento con la possibilità di approfondirlo proprio attraverso la lettura di un libro.