scritto da Redazione Ulisseonline - 02 Ottobre 2020 14:55

LIBRI & LIBRI Sulle orme di una ricerca del sé. We were grunge di Alessandro Bruni

Il grunge lo conosciamo come uno dei generi musicali più esplosivi e, al contempo, variegati che l’intera storia del rock ci abbia mai regalato dalla sua fondazione fino ai giorni nostri. Non tutti, però, ricordano che in realtà non si trattava solo di una evoluzione musicale (o riproposizione, stando alle mille diramazioni incanalate da padri putativi recuperati, assieme a new wave e post punk, in seguito a certe derive poppettare degli anni ’80).

Il grunge è stato complessivamente – o prima di tutto – un roboante movimento generazionale, fulminante come pochi, vista la breve durata (dalla fine degli ’80 fino a metà ’90), ma particolarmente capace di seminare quanto le dirette provenienze di stampo seventies. Ed è proprio questa specifica caratteristica a rendersi madrina di un recupero emozionale prima ancora che stilisticamente sonoro, un senso di ricerca fondamentalmente interiore talmente radicato in specifici modi di essere da rappresentare l’unico vero baluardo contemporaneo (ancora oggi) per la ricerca di un’identità dispersa o dissezionata tra le viscere di una contemporaneità asettica, smembrata, glaciale.

Proprio questa è la base emotiva e ideologica su cui Alessandro Bruni costruisce i pilastri portanti di We were grunge (sugli scaffali grazie a Persiani Editore), vera e propria confessione nero su bianco di memorie, sensazioni, stati d’animo attuali direttamente connessi con quelli più sinceri, intimi e viscerali sguinzagliati dall’epoca di riferimento e, ora, riscoperti come fulcro imprescindibile per possibili modi d’essere e di agire, specialmente nei confronti di se stessi.

Operando una sorta di transfert percettivo dal proprio sé verso le fattezze di un protagonista (non a caso) senza nome, con We were grunge Bruni cala in tavola un continuo scambio idologico con gli spettri di padri generazionali come Chris Cornell, Kurt Cobain e Layne Staley (tutti, chi prima e chi dopo, passati a miglior vita e tutti portatori sani di un disagio esistenziale divampato nella definitiva decisione di far valere, su tutto e tutti, la propria sostanza indiscutibile, pena l’inaccettabile annientamento delle intenzioni), rivolgendosi poi a quell’unica essenza sopravvivente, che risponde al nome di Eddie Vedder, per sapere se valga ancora la pena lottare, oggi come oggi, con spirito passato (anche se mai tramontato) contro le assurde dinamiche del presente.

Un approccio, questo, che il protagonista matura e mantiene lungo il suo cammino tra i sentieri della Via degli Dei (nell’appennino tosco-emiliano) e che lascia manifestare, sì, come una sorta di scambio epistolare con la sua idea di Vedder ma, nella sostanza, come dialogo interiore nei confronti delle ramificazioni di un Io reso invisibile da stati d’animo eccessivamente incastonati tra inconsistenti e futili dinamiche esterne. Unico scopo: ripercorrere (dentro e fuori) la via crucis della propria condizione terrena, rintracciando una linea guida che permetta di trovare ancora un senso nella continua sopravvivenza all’orrore del quotidiano. (Ettore Centola)

Titolo: We were grunge

Autore: Alessandro Bruni

Genere: Narrativa contemporanea

Casa editrice: Persiani Editore

Pagine: 120

Codice ISBN: 978-88-858-04-746

 

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