Vincenzo Lamberti, una voce nel deserto del centrodestra metelliano
Vox clamantis in deserto. La voce di chi grida nel deserto. Penso che questa frase evangelica si adatti bene all’ex consigliere comunale Vincenzo Lamberti quando chiede che i segretari, commissari, direttivi, rappresentanti del centrodestra cavese dovrebbero dimettersi. Come dargli torto, dopo un disastro elettorale annunciato sì, ma non di tali proporzioni e modalità.
Certo, ad alzare la voce Vincenzo Lamberti avrebbe dovuto pensarci prima. Da un pezzo si era capito che il centrodestra, per come aveva operato nell’ultimo anno soprattutto e per come si era alla fine ridotto politicamente, sarebbe andato incontro ad una disfatta elettorale pressoché sicura. Certo, poi le cose sono andate anche peggio delle previsioni più nefaste, ma Vincenzo Lamberti aveva sufficiente esperienza ed autorevolezza per denunciare per tempo lo stato in cui versava il centrodestra metelliano. Forse non sarebbe servito a nulla, ma almeno il tentativo sarebbe stato più che apprezzabile per coraggio ed onestà intellettuale. E poi nella vita come in politica mai dire mai.
Ad ogni modo, inutile piangere sul latte versato. Cosa fatta capo ha. E’ preferibile quindi guardare al presente, ma più ancora in prospettiva. Da questo punto di vista, Lamberti fa bene a chiedere l’azzeramento della dirigenza per ripartire dalla macerie. Diciamo che quello che chiede il nostro è nell’ordine delle cose. Quando si perde ci si dovrebbe far da parte. Bisognerebbe sollecitare una riflessione sulle ragioni della sconfitta. Fare autocritica e cercare di individuare errori e responsabilità per far tesoro dell’esperienza negativa vissuta. Affidare, infine, ad un personale politico nuovo, non compromesso e non coinvolto nel tracollo, la ricostruzione di un partito, di una coalizione, di una politica.
Così dovrebbe essere, ma nel nostro Paese questo succede raramente ed è assai difficile che accada adesso nella valle metelliana. Ecco perché quella di Vincenzo Lamberti rischia di essere una voce nel deserto.
L’attuale classe dirigente del centrodestra, che negli ultimi anni ha rappresentato la negazione della politica, molto probabilmente resterà abbarbicata al proprio posto. Dopo aver dato prova, nel suo insieme, di scarsa lungimiranza, autoreferenzialità, velleitarismo, opportunismo ed esclusiva cura del “particulare” guicciardiniano, è immaginabile pensare che tutto di un botto mostrerà perspicacia ed ampiezza di vedute? Addurrà mille ed una giustificazioni. Scaricherà la responsabilità su altri, a cominciare dal candidato sindaco. Qualcuno magari avrà pure l’ardire di vantare di aver preso più voti di altri. In breve, ognuno troverà il modo per autoassolversi.
Ci vorrebbe un bagno di umiltà, ma temo invece che la presunzione e il “particulare” avranno la meglio.
Certo è che, in ogni caso, ricostruire il centrodestra nella valle metelliana è un’impresa ardua. E non solo perché sarà difficile, se non impossibile almeno in tempi brevi, arrivare ad un significativo rinnovo della sua classe dirigente. Sarà complicato a prescindere. I guasti provocati dalla miopia politica di questi ultimi anni sono tanti e tali che ci vorrà davvero un miracolo per porvi rimedio.
A ciò si aggiunge una circostanza non di poco conto, vale a dire la presenza ingombrante ed invasiva di fra Gigino. Ed è con lui che bisognerà innanzi tutto fare i conti. E il centrodestra più di qualsiasi altro. Il motivo è semplice. Nella città è fra Gigino a tenere ora la leadership dell’opposizione. Non solo per i voti ottenuti, ma per il carisma della sua personalità e per il fatto che nel panorama politico cittadino rappresenta la novità. Una realtà politica non compromessa con il recente passato.
Certo, l’elettorato di fra Gigino è essenzialmente un voto molto popolare e protestatario, in buona parte di centrodestra. Questo però rappresenta un problema in più proprio per il centrodestra, che alle ultime elezioni è stato in parte abbandonato dall’elettorato a favore proprio di fra Gigino. Toccherà quindi riconquistarlo. E neanche questo sarà agevole.
In conclusione, Vincenzo Lamberti ha tutte le ragioni di questo mondo quando chiede una nuova classe dirigente per ricostruire dalle fondamenta il centrodestra metelliano.
Vedremo cosa accadrà. A Lamberti, ad ogni modo, formuliamo i migliori auguri. Per quello che adesso dice, è di per sé un benemerito. Come non augurargli allora un sincero in bocca al lupo, sperando che crepi? E poi, diciamoci la verità, in politica spesso si torna in auge più per demerito altrui che per meriti propri.