Cava, il trionfo elettorale e politico del sindaco Servalli
Nel momento in cui scriviamo ci sono ancora diverse sezioni che non hanno chiuso lo scrutinio dei voti, ma il dado è tratto: il sindaco Servalli ha vinto al primo turno.
In tutta onestà, non credevamo che Servalli riuscisse ad evitare il ballottaggio. Troppi candidati a sindaco, troppe liste. Il rischio, insomma, di una polverizzazione del consenso era pressoché inevitabile. Gli elettori cavesi, invece, hanno mostrato di avere le idee chiare e soprattutto di essere migliori e meno complicati di buona parte della loro classe politica. In pratica, hanno semplificato il quadro politico scegliendo la continuità, dando il ben servito ad un bel po’ di candidati a sindaco, alcuni dei quali liquidati in modo drastico e spietato. Chapeau!
I cavesi, dicevamo, confermando l’uscente sindaco Servalli hanno scelto la continuità, ma quali le probabili ragioni che hanno portato a questa scelta?
I motivi sono tanti.
Forse hanno premiato la buona amministrazione messa in campo in questi anni. Forse.
Molto più probabilmente non hanno individuato un’alternativa valida e credibile. Insomma, Servalli rispetto ai suoi concorrenti si è rivelato comunque essere ancora il migliore, quantomeno il meno peggio. Forse.
Ancora più probabilmente, la buona gestione della brutta stagione del Covid ha fatto apprezzare ai cavesi le doti di equilibrio e di buon senso del primo cittadino. Forse.
Di sicuro, però, oltre a tutto ciò, per chi scrive Servalli ha vinto sopratutto perché oltre ad amministrare ha saputo fare politica. E questo in particolare negli ultimi mesi. E’ riuscito a mettere in campo una politica inclusiva, aggregando tanto parte delle forze a sinistra del Pd che di centro ed addirittura provenienti da destra. Ha saputo trovare le ragioni che univano e alla fine ha trionfato, perché la politica si fa mettendo insieme interessi, valori, culture, persone, elettorati. Non sono operazioni facili, è vero. E risultano pure difficili da gestire. Servalli, anzi, di sicuro sarà chiamato a supplementi di pazienza, ma la ricchezza viene dalla diversità e non dagli eccessi identitari.
Allo strepitoso successo di Servalli fa da contraltare il disastro senza aggettivi del centrodestra metelliano. Se Servalli ha vinto perché ha saputo mettere in campo la politica, il centrodestra ha fallito perché in modo miope ed arrogante ha rinunciato a fare politica. Un centrodestra sordo ad ogni appello all’unità sulla qualità dei contenuti e delle proposte oltre che dell’azione politica sul territorio. In cinque anni, infatti, la politica è risultata la grande assente. Non c’è stato mai un vero confronto, un dialogo, un’apertura alla città oltre che all’interno della coalizione. Non è un caso, poi, che persino un outsider come fra Gigino Petrone è riuscito a fare meglio, tanto da essere individuato pure nell’improvvisazione come il vero antagonista di Servalli. Insomma, ha fatto più politica fra Gigino in un mese, che il centrodestra in cinque anni. E i risultati si sono visti. Non mentono.
Ci sarà modo di approfondire questo discorso e finanche degli errori di strategia e di comunicazione del candidato sindaco Murolo. Tuttavia, una cosa deve essere chiara: il centrodestra non ha perso per colpa di Murolo, ma è quest’ultimo che di sicuro ha perso per colpa del centrodestra, pur avendo ottenuto meno voti delle liste della coalizione. La verità è che Murolo non può passare come il capro espiatorio di una sconfitta così cocente e devastante. In fondo, era il migliore candidato possibile dopo che si è lavorato tutti insieme appassionatamente per inaridire le potenzialità politico-elettorale della coalizione, fino a perdere pezzi importanti che hanno contribuito alla vittoria di Servalli. E Murolo, tanto per essere chiari, era e resta una persona perbene, un signore (pure troppo) oltre che un professionista competente e un politico non certo improvvisato.
In conclusione, tra Servalli e il centrodestra la differenza l’ha fatta soprattutto la politica. E la maggioranza degli elettori cavesi non hanno dovuto faticare molto per compiere la propria scelta politica.