Malgrado la sua scomparsa risalente a tre anni fa si continua a parlare (e se ne parlerà ancora per decenni) di Zygmunt Bauman, esimio sociologo ma anche il più grande pensatore che il pianeta abbia avuto nel penultimo Millennio.
Se ne parla tutt’oggi in un libro corale, a più voci, della milanese Mimesis Edizioni, dal titolo “Zygmunt Bauman: sociologo della modernità” e curato da Carlo Bordoni, anch’egli sociologo di fama nonché giornalista del Corsera, in cui sono presenti ben 18 mini-saggi sul pensiero dell’emerito pensatore polacco e in aggiunta un suo inedito sulla figura di Ferdinand Lassalle, inizialmente discepolo di Marx, che ebbe poi forti divergenze su diverse questioni anche teoriche (come ad esempio sulla “legge bronzea del salario”).
Nel 1863 fondò l’Associazione generale degli operai tedeschi: Marx condannò l’associazione che aveva obiettivi molto più moderati rispetto alle sue idee rivoluzionarie.
Le diverse concettualità affrontate in questo interessante libro sono di ampio raggio e analizzate da firme eccelse della cultura europea. Si parte dai concetti di amore e morte, passando alla ben nota ‘modernità liquida’, passando per la retrotopia baumiana e l’educazione morale per poi approdare all’utopia ambivalente, fino all’etica della visibilità con una puntatina alla critica del multiculturalismo, il tutto naturalmente filtrato attraverso il pensiero e la sociologia di Bauman.
Del resto la sociologia, si sarebbe tentati di dire, è una terza corrente, che corre parallelamente alle altre due: poesia e storia. O almeno ciò è quanto dovrebbe essere per restare nell’ambito della condizione umana che tenta di afferrare e rendere intelligibile; e ciò è quanto ha tentato di diventare sin dalla sua nascita, sebbene continuamente sviata in tale sforzo dal suo confondere le apparentemente impenetrabili e non ancora decomposte mura per i limiti ultimi del potenziale umano, e dal suo farsi in quattro per rassicurare i comandanti e le truppe che le linee tracciate per delineare le aree off-limits non verranno mai oltrepassate.
Comprendere la propria sorte significa essere consci della sua differenza rispetto al proprio destino. E significa anche conoscere la complessa rete di cause che determina quella sorte e la sua differenza rispetto a quel destino. Per operare nel mondo (anziché essere da questo manipolati) occorre conoscere come il mondo opera. Il tipo di luce che la sociologia baumiana è in grado di dispensare si rivolge agli individui liberi di scegliere e mira ad accrescere e rinforzare tale libertà di scelta. Suo obiettivo immediato è riaprire la questione ritenuta ormai chiusa della spiegazione e in tal modo promuovere la comprensione.
È l’autoformazione e autoaffermazione dei singoli individui, la condizione preliminare della loro capacità di decidere se vogliono il tipo di vita presentato come loro sorte, che grazie all’illuminazione sociologica può acquisire vigore, efficacia e razionalità. La causa della società autonoma e moderna può progredire insieme a quella dell’individuo autonomo e moderno; possono solo vincere o perdere insieme.
Zygmunt Bauman: sociologo della modernità
a cura di Carlo Bordoni
Mimesis Edizioni, Milano 2020
pagg. 357 – €. 26,00