La fonte è autorevole, la Federconsumatori, che in una recente indagine ha messo a fuoco l’universo dell’evasione fiscale che si è attestata al 40% della platea dei contribuenti: ma la percentuale, pure alta, dice poco, rende meglio l’importo dell’evasione, pari a circa 181,4 miliardi di euro l’anno, secondo il giornale economico “Qui-Finanza”.
Se a questo si aggiunge quanto ci è costata la pandemia nel solo primo semestre di quest’anno, circa 100.miliardi di Euro, ed è facile prevedere che alla fine dell’anno la cifra si sarà raddoppiata, questo vuol dire che il buco per le finanze italiane potrà attestarsi al 31 dicembre prossimo a circa 380.miliardi, una cifra impressionante, praticamente superiore al Ricoveri-fund in arrivo dall’Unione Europea.
Chiaramente non è imputabile al governo in corso il danno derivante dalla pandemia; ma tutti sono responsabili della colossale evasione fiscale che affligge il paese perché nessuno di essi, al di là delle consuete e ripetitive espressioni di circostanza, ha mai potuto o, forse, voluto procedere seriamente a varare un progetto di lunga portata per abolirla o almeno ridurla il più possibile; guerra certamente difficile, ma se fosse stata affrontata seriamente certamente non saremmo giunti alla voragine attuale.
Si prevede che il crollo del PIL, per effetto della pandemia, ridurrà del 17% il nostro potere di acquisto, e che il pareggio di bilancio si è aggravato di 7 punti percentuali.
Il blocco dei licenziamenti non ha influito sul 21,3 dei lavoratori in nero, i quali non solo non hanno perso il lavoro, ma hanno pure percepito li altri benefici che i vari decreti hanno previsto; quindi doppio danno per la comunità.
C’è stata una forte ricaduta negativa anche sulle partite Iva (- 66%), ma il 33% di esse ha evaso il fisco e goduto i bonus.
Per il reddito e la pensione di cittadinanza sono stati spesi 6,5 miliardi senza nessun risultato, perché nessuno dei titolari del reddito di cittadinanza ha trovato lavoro, quindi la occupazione, invece di svilupparsi, si è ridotta, ma i benefici di tale reddito pesano sul bilancio dello stato.
In Italia non si riesce più a capire chi è ricco e chi è povero, colpa proprio della politica assistenzialista degli ultimi due/tre anni voluta dai grillini.
E il fatto che il 40% di contribuenti siano sconosciuti al fisco comporta che esso continui a tartassare quelli che hanno sempre pagato e continuano a pagare fino all’ultimo centesimo di tasse, principalmente i lavoratori a reddito fisso e i pensionati.
Con l’aggravante che parte di quel 40% di evasori ha utilizzato anche i bonus e le provvidenze previste per i non percettori di reddito, per cui chi le tasse le paga si sente doppiamente gabbato.
Inoltre, dopo lo scoppio della pandemia e le disposizioni urgenti per cercare di contenere il crollo della economia, il governo si è dato, in alcuni casi, alla pazza gioia, spendendo e spandendo; un esempio è dato dal contributo a favore di chi vuole ridurre i consumi energetici; a fronte di una spesa di 100, il governo gli riconosce 110: uno sperpero di risorse; per non parlare dei vari bonus, tipo quello per l’acquisto di monopattini, che con le piste ciclabili che ci ritroviamo sono pressoché inutili; o per la banda larga e l’acquisto di pc, senza controllare perché in molte famiglie ci siano più smartphone e nessun pc; o per la CIG – Cassa Integrazione Guadagni, concesso in molti casi senza reale accertamento dei licenziamenti.
E se si pensa che il 36% dei pensionati percepiscono meno di mille euro al mese, non ha integrazione con la pensione di cittadinanza, che migliaia di invalidi civili “forse” passeranno da un assegno di 280.euro a 651.euro, pensare che venga elargito il reddito di cittadinanza a lavoratori attivi ma in nero e pure esentasse, il quadro delle negatività è completo.
E’ indispensabile, dunque, arginare questa emorragia che, oltre a generare diseguaglianze inammissibili, grava sul nostro bilancio pesantemente.
Occorre programmare seri piani di investimento, seri interventi antievasione, serio controllo delle spese, perché, continuando in questo modo, andiamo verso un baratro certo.