Referendum sul taglio dei parlamentari: votare SI oppure NO
Qualche settimana fa ho espresso la mia opinione che occorresse votare SI per dare un segnale alla politica di quanto i cittadini siano disamorati verso la casta dei parlamentari lautamente pagati, che godono di benefici inimmaginabili per un comune mortale, che continuano ad essere pagati anche se non vengono più eletti, e che trasmettono agli eredi i benefici della loro appartenenza al Parlamento anche dopo la morte.
Uno scandaloso sistema di privilegi derivante, purtroppo, dalla Carta costituzionale che tutti abbiamo come guida e riferimento, ma dopo circa ottanta anni avrebbe bisogno di qualche modifica; ovviamente se fatta da persone esperte, che hanno a cuore il futuro sia della democrazia sia del paese, in quanto le modifiche finora fatte non hanno fatto altro che peggiorare la situazione, migliorandola solo per la classe politica e i parlamentari nei confronti dei quali c’è sempre minore fiducia e tolleranza.
A proposito dei compensi e dei benefici connessi, una delle insopportabili anomalie costituzionali deriva dal fatto che essi possono essere decisi autonomamente dal Parlamento, e in particolare da ciascuno dei rami, per cui ci troviamo nella assurda situazione che tra Senato e Camera ci siano, come ci sono, trattamenti diversi; e le modifiche degli stessi, ovviamente sempre migliorative, possono essere decise solo da “lor signori”, e, nel rispetto dell’autonomia parlamentare, nessuno può ingerire.
Se questa è democrazia, sarebbe più giusto dire che è una “democrazia all’italiana”, per alcuni aspetti peggiore delle dittature del centro America.
Ed era questo il motivo per cui molti erano orientati a votare SI alla riduzione della “casta”, ancor prima di esaminare i dettagli della riforma sottoposta al Referendum confermativo, in merito al quale è importante sapere che non è previsto un “quorum” minimo di votanti, per questo motivo se, ad esempio, andassero a votare solo mille elettori, con 501 voti vincerebbe l’uno o l’altro schieramento; una cosa ancora più scandalosa perché si condiziona l’approvazione popolare di una riforma così importante ad una risicata quota di elettori.
Poi, gradualmente, molte cose si sono chiarite, sia dal punto di vista politico che tecnico, ed è importante esaminare l’uno e l’altro aspetto in quanto entrambi debbono avere il loro peso sulla decisione degli elettori, che mi auguro sia ponderata e non condizionata da animosità o da beceri sentimenti populisti.
Ed è per questo che ora ho molte incertezze, anche perché l’unica forza politica schierata per il SI è il Movimento 5 Stelle, che di questa riforma ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia; molti degli iniziali cavalli sono stati abbandonati, ma questo è andato in porto ed è ovvio che i grillini siano schierati in massa per il SI, anche se al loro interno vi sono fermenti determinati più da ragioni di supremazie interne che da ragioni oggettive. Tutti gli altri partiti della stessa coalizione di governo non si sono schierati in maniera definitiva; per il PD si attende la decisione della direzione che si riunirà tra breve, il segretario Zingaretti finora è stato ondivago, e non si è ben capito quale sia il suo orientamento, probabilmente non ne ha uno definito e attende l’esito della prossima riunione.
E’ sintomatico registrare il silenzio del Premier Conte, il quale finora non ha espresso alcuna opinione, limitandosi ad assistere dalla finestra all’evolversi delle cose; atteggiamento comprensibile in quanto il suo incarico deriva dalla volontà del M5S, da giurista sa che la riforma proposta è una bufala, ma sembra che non abbia nessuna intenzione di esplicitarlo.
Gli altri partiti di coalizione pure hanno atteggiamenti altalenanti, quelli dell’opposizione non sono da meno; insomma, a parte i proclami, non si è ben capito come voteranno, e lo stesso Berlusconi non ha detto una parola definitiva: probabilmente alla fine lasceranno libertà di voto.
Anche questo giornale, negli ultimi giorni, ha riportato correttamente i pareri di qualche sostenitore dell’uno e dell’altro schieramento.
Ciò su cui è bene riflettere sono i motivi tecnici espressi da numerosi esperti, economisti, costituzionalisti e gente anche di approfondita cultura politica molti dei quali hanno ben chiarito i termini della questione.
Ultimo è stato il Prof. Carlo Cottarelli il quale, in una intervista rilasciata a Repubblica il 5 settembre, è stato molto chiaro ed esaustivo, spiegando i danni che l’approvazione del taglio dei parlamentari comporterà se non verranno cambiati alcuni pilastri importanti, tra i quali principalmente la legge elettorale.
In pratica Cottarelli vede solo aspetti negativi e nessuno positivo, giungendo a dichiarare che votare SI “è non solo pericoloso, e stupido”.
E se si pensa che Cottarelli è stato uno dei più accesi sostenitori della riduzione spese, anche di quelle della politica, si può ben comprendere le ragioni del NO.
E’ una intervista che, unitamente ai tanti altri pareri di esperti e politici, tutti dovrebbero leggere perché chiarisce bene lo scenario, e aiuta gli elettori ad assumere una decisione di voto ponderata e non populista.