scritto da Nino Maiorino - 10 Agosto 2020 11:35

Misteri e segreti

foto tratta dal sito del Ministero dell’Interno

Tempo addietro un giornale nazionale ha calcolato che dall’inizio della epidemia sono stati chiamati a collaborare con il Governo centinaia di super esperti in tutti i campi, ben pagati, affidando loro il compito di portare contributi scientifici e tecnici che il governo avrebbe dovuto tramutare in norme.

Qualche giorno fa, in un articolo nel quale mi sono espresso in merito alle attività che il governo dovrebbe avviare per ottenere i fondi europei previsti nel cosiddetto “Recovery Fund”, ho elencato i vari “team”, comitati e organismi tecnici organizzati per affrontare l’emergenza della pandemia e, nel contempo, dare concrete indicazioni per la modernizzazione del paese; ho fatto anche un accenno ad alcuni documenti del CTS – Comitato Tecnico Scientifico, che suggeriva al Premier Conte quali provvedimenti adottare per contrastare la crescente pandemia.

Tali documenti erano stati segretati, ma ora, improvvisamente, alcuni di essi sono stati pubblicati.

Infatti, dopo la segretazione (cosa diversa dal ”segreto di stato” ancora vigente su tanti dossier scottanti riguardanti prevalentemente stragi e terrorismo) alla Fondazione Einaudi era stato riconosciuto, dal Tar del Lazio, il diritto di accesso a quegli atti a supporto dei DPMC con i quali Conte, ancora dotato di poteri straordinari in vigore fino al 15 ottobre prossimo ma contestatissimi non solo dalle opposizioni, sta governando. E anche il Copasir – Comitato parlamentare per la sicurezza pubblica, insisteva per prenderne visione.

I verbali finalmente resi pubblici sono cinque, quelli del 28 febbraio, 1, 7 e 30 marzo e 9 aprile.

In quello del 28 febbraio il CTS suggeriva di usare la mascherina solo se si sospettava di essere malati, o a chi assisteva persone ammalate, ma riferito solo a regioni specifiche, all’epoca Emilia-Romagna, Lombardia d Veneto; una baggianata non commentabile: molti sono i malati asintomatici che non sanno di esserlo.

Il 1° marzo il CTS suggeriva di vietare, nei rapporti tra persone, abbracci e strette di mano, e comunque di rafforzare la sorveglianza nelle Regioni con casi riconducibili a catene di trasmissione note rilevando che la situazione era in continua evoluzione e quindi potevano essere adottati tempestivamente ulteriori provvedimenti di contenimento: esempio di perfetto burocratese, arte di dire tutto e niente, scaricando su altri le responsabilità.

Da quello del 7 marzo 2020, risulta che il CTS aveva scritto: “Viene, pertanto, condiviso di definire due ‘livelli’ di misure di contenimento da applicarsi: l’uno, nei territori in cui si è osservata ad oggi maggiore diffusione del virus; l’altro, sull’intero territorio nazionale”; e suggeriva la quarantena differenziata per territori e, nello specifico, il maggior rigore solo per le zone più colpite, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Modena, Pesaro, Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Alessandria e Asti, e non per l’intero paese.

Ma il Governo decise il lockdown per l’Italia intera.

Il verbale del 30 marzo non ha interesse in questa vicenda, in quanto tratta la materia del monitoraggio dei dati del contagio, e pure quello del 9 aprile è di rilevanza secondaria perché tratta della organizzazione delle giornate nel periodo di lockdown, riferito particolarmente ai bambini.

In sostanza il Premier Conte, avvalendosi dei poteri ordinari e straordinari di cui dispone, ha deciso autonomamente senza tener conto dei vari suggerimenti piuttosto aperturistici del CTS, e ha gestito la situazione prevedendo il peggio; un poco come ha fatto, e continua a fare, il Governatore De Luca in Campania.

Molto probabilmente Conte e De Luca, conoscendo i loro polli italiani, hanno pensato bene di guidare il paese in maniera da evitare il più possibile rischi di contagio.

D’altra parte quotidianamente ci rendiamo conto che sempre più spesso masse di cittadini agiscono come se ormai il virus fosse stato sconfitto, e si lasciano andare ad assembramenti e non usano alcun accorgimento di sicurezza: e il numero dei contagiati purtroppo sta aumentando, nonostante il caldo notevole che, secondo gli esperti, riduce il potere di contagio del virus.

Ha fatto bene o ha fatto male Conte ad essere così drastico?

Chi lo può sapere, la “sentenza ardua” è demandata ai posteri, noi semplici osservatori abbiamo opinioni del tutto personali, spaziando da chi avrebbe voluto tutto aperto subito (come Trump negli Usa), e tutto ancora chiuso anche in piena estate.

Ma, indipendentemente da ciò, viene spontaneo, pure non essendo super esperti come i componenti dei vari comitati “consigliori”, fare alcune considerazioni.

La prima domanda da porsi è a cosa servano questi organismi, ovviamente lautamente pagati, se non ad ingarbugliare ancora di più le acque, che già di per se sono torbide e limacciose.

Nel caso specifico il CTS, istituito con decreto del 5 febbraio 2020, è un organo collegiale formato, oggi, da 21 super-esperti che fa capo alla Protezione Civile.

E’ diretto da Agostino Miozzo, Coordinatore dell’Ufficio Promozione e integrazione del Dipartimento Nazionale del Servizio della Protezione Civile, con funzioni di coordinatore, ed ha al suo fianco il fior fiore degli esperti in tutto, non solo della sanità, ma anche della sicurezza pubblica a largo raggio.

Viene spontaneo chiedersi perché viene istituito, lavora, ma poi la politica non tiene conto dei suoi suggerimenti.

Probabilmente sarebbe meglio evitare organismi intermedi e far affiancare il Premier dal responsabile della Protezione civile, dell’Istituto Superiore di sanità, del capo della polizia, e dal dirigente nazionale della CRI, vale a dire un circolo ristretto di super esperti che possa più agevolmente guidare Conte nelle sue scelte.

Ciò consentirebbe di evitare il proliferare di organismi tecnici e scientifici, ma nel contempo non priverebbe il Premier di utili suggerimenti in quanto ognuno di essi ha già a supporto strutture di esperti; in sostanza Conte si avvarrebbe di varie strutture esperte già esistenti, colloquiando solo con i loro responsabili.

Eviterebbe, così, un inutile lavoro a strutture come il CTS e similari che, a parte il burocratese col quale si esprimono, e i costi che comportano alle finanze pubbliche, certamente non gradiscono che alla fine il loro lavoro non venga preso in considerazione.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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