scritto da Paolo Landi - 04 Agosto 2020 10:15

L’ANGOLO DELL’ANIMA Alcol e adolescenti

L’adolescenza è un periodo di grandi sconvolgimenti ormonali, fisici ed emotivi, che caratterizza il passaggio dall’essere bambini al mondo degli adulti, e, proprio in questo periodo della vita, per ragazzi e ragazze è fondamentale essere parte di un gruppo e dunque sostenere la maggior parte delle scelte e delle tendenze che “il gruppo” impone.

E, tra le mode, o meglio cattive abitudini, diffuse tra i nostri adolescenti vi è l’eccessivo consumo di alcol, il cui potenziale pericolo viene valutato solo, e purtroppo con rammarico, nel corso di qualche evento drammatico o nel corso degli anni quando ci si rende conto dei danni che questa sostanza ha creato al proprio corpo.

I giovani sono particolarmente a rischio per le conseguenze dannose del consumo eccessivo di alcol perché questo interferisce con la loro crescita, lo stato nutrizionale e lo sviluppo della personalità. Questo non è unicamente dovuto all’immaturità fisica, ma anche a fattori psicologici.

L’alcol colpisce lo sviluppo del cervello nei giovani, quindi il consumo, in particolare il consumo eccessivo, prima che il cervello abbia completato il suo sviluppo, può avere delle conseguenze disastrose sulle funzioni cerebrali.

La messa in atto di comportamenti a rischio in questa fase della crescita rappresenta principalmente un tentativo di andare contro le regole e staccarsi da quei modelli imposti dagli adulti, per ricercare una propria autonomia e identità. Nell’adolescenza, i giovani, acquisendo la capacità del ragionamento ipotetico-deduttivo, diventano in grado di comprendere la relatività dei giudizi, dei punti di vista, di ragionare su semplici ipotesi. Nasce la capacità di critica rivolta verso gli adulti, ma anche nei confronti di se stessi.

A questo sviluppo dei processi cognitivi, che permettono ai ragazzi una notevole capacità di riflessione, si accompagna però una grande instabilità affettiva e una tendenza provocatoria nei confronti degli adulti di riferimento. I compiti evolutivi degli adolescenti possono determinare la predisposizione dei soggetti all’attuazione di comportamenti a rischio.

Questi atteggiamenti a rischio assumono un significato e possono essere compresi in quanto in un certo modo funzionali al raggiungimento degli obiettivi di crescita specifici in quel ciclo di vita, quali acquisizione di autonomia, individuazione e sviluppo. Talvolta il comportamento a rischio può costituire un rito di passaggio che permette di assumere lo status di adulto oppure una strategia per fronteggiare lo stress (coping).

Di conseguenza, per il ragazzo, l’azione “rischiosa”, è da un certo punto di vista quasi necessaria per verificare quali sono i suoi limiti e poter quindi meglio definire le proprie potenzialità e le risorse da incrementare. D’altra parte l’adolescente sente il bisogno di modellare e presentare al gruppo dei pari, assunti ora come punto di riferimento al posto dei genitori una immagine di sé diversa da quella che si era costruito all’interno del gruppo familiare.

Più specificatamente tali obiettivi si concretizzano nel bisogno di sperimentare nuove sensazioni e ricerca di autoaffermazione ed autonomia, sfida agli adulti e trasgressione alle regole. Bere, fumare, drogarsi è segno, per tanti di loro, di omologazione sociale e anche social, visto che spesso queste attività vengono condivise nei profili social per testimoniare ciò che è stato fatto, alla ricerca di approvazione e riconoscimento.

Per tale ragione, è fondamentale la presenza dei genitori o comunque degli adulti di riferimento, in grado di accompagnarli in questa fase delicata di crescita.

Questo perché rivestono un ruolo fondamentale in termini preventivi e contenitivi.

Prima di tutto è importante che costituiscano un modello positivo per i loro figli. Per questi ultimi, infatti,  l’apprendimento indiretto, attraverso i gesti e i comportamenti, vale più di tante parole ed è il più efficace in termini di messaggio educazionale.

E’ quindi importante da parte dei genitori avviare e mantenere costante un buon canale di comunicazione e dialogo. Nel caso specifico è fondamentale riportare ai figli esempi concreti, ossia situazioni realmente accadute che si sono verificate dannose. Tutto questo però sempre nel rispetto e nell’ascolto dei bisogni dei figli in relazione alla loro età.

E’ importante che il genitore mantenga il proprio ruolo educativo delineando delle regole. I ragazzi hanno bisogno di limiti, anche se poi tendono a metterli in discussione e, se si riesce ad instaurare una relazione basata sul dialogo e l’ascolto, e non solo sui divieti, sarà più facile porre delle regole chiare, che siano condivise con i figli.

In questo modo i ragazzi sono più portati ad accettare e a seguire le raccomandazioni genitoriali, ed hanno bisogno di sentire che possono contare su di loro, che saranno pronti ad accoglierli, in caso di aiuto o se vorranno aprirsi con loro.

È fondamentale dunque da parte degli adulti trasmettere la propria costante presenza e disponibilità, verso qualsiasi esperienza i giovani possano compiere in questo stadio del loro sviluppo di vita.

Direttore La città della luna- cooperativa sociale. Psicologo e psicoterapeuta cognitivo comportamentale dr.paololandi@gmail.com www.paololandipsicologo.it 3939366150

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