scritto da Pasquale Petrillo - 22 Luglio 2020 11:49

Recovery Fund: l’Europa c’è… ora tocca all’Italia

Il Presidente Conte durante le fasi negoziali della terza giornata del Consiglio europeo straordinario (foto tratta dal sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri)

Non è stato facile ma alla fine l’Unione europea ha raggiunto l’accordo ed ha varato il Recovery Fund. Dei 750 miliardi di euro stanziati, all’Italia toccherà la quota maggiore di aiuti europei, con 209 miliardi in totale: 82 miliardi in sussidi e 127 miliardi in prestiti.

In altre parole, una montagna di soldi.

Pare più che scontata la soddisfazione del nostro Governo e delle forze politiche che lo compongono, ma a dover essere contenti dovrebbero essere tutti gli italiani, a prescindere dalla propria collocazione politica.

E’ indubbio che in Europa è cambiata musica, soprattutto dopo il coronavirus. Certo che ha giocato un ruolo anche la paura dell’avanzata sovranista e la volontà di contrastarla con una politica diversa da quella finora sostenuta in prima linea dalla Germania, ovvero quella della austerità.

Macron e Merkel, bisogna dar loro atto di ciò, hanno giocato un ruolo fondamentale in questo cambio di rotta e per il sostegno dato al nostro Paese. Sia chiaro, d’altronde, che questo accordo mette in sicurezza l’esistenza stessa dell’Unione europea. Inutile negare ciò che è evidente.

Questo, però, non sminuisce il lavoro diplomatico e la tenacia del nostro premier Giuseppe Conte. Bisogna dargli atto che non ha mai mollato, ha tessuto alleanze, ha lavorato tutelando la dignità oltre che gli interessi del nostro Paese. Anche questo, è un dato di fatto che va riconosciuto a prescindere dalle opinioni politiche.

Detto ciò, è altrettanto giusto evitare pericolosi oltre che inutili trionfalismi. I quattrini, tanto per cominciare, sono a disposizione dell’Italia, ma non sono ancora nostri e comunque questo non avverrà che gradualmente a partire sostanzialmente dal prossimo anno.

A ciò si aggiunge un aspetto per nulla trascurabile: serve progettare gli interventi per cui servono i quattrini che si richiederanno. E questi quattrini bisognerà inoltre spenderli in tempi ragionevoli oltre che bene.

E qui, purtroppo, entriamo nei verbi difettivi.

In primo luogo, l’Italia è tra quei paesi che sono nelle posizioni di coda per quanto riguarda la capacità di spendere le risorse europee. Siamo chiamati a sveltire la nostra burocrazia e a snellire le procedure. Non è un’impresa da poco.

In secondo luogo, questo Governo, con le sue divisioni interne e la scarsa omogeneità politico-culturale delle forze che compongono la sua maggioranza, è capace di compiere delle scelte strategiche e progettuali in tempi brevi e in modo chiaro? Qualche dubbio in proposito è a dir poco pacifico.

A tutti noi deve essere chiaro che questo del Recovery Fund è davvero un’occasione storica per avviare un profondo processo di rinnovamento del Paese. Per promuovere un processo di sviluppo a lungo termine. Per affrontare e puntare alla soluzione di questioni annose, dal Mezzogiorno alla messa in sicurezza del territorio, a quelle legate all’ammodernamento del paese, come la digitalizzazione e l’innovazionne tecnologica. In altre parole, mai come adesso abbiamo nelle nostre mani il nostro destino e quello dei nostri figli e nipoti. Mai come adesso possiamo cambiare in qualche decennio la faccia del Paese. Sotto certi aspetti, infatti, questo del Recovery Fund è per noi quello che fu il Piano Marshall dell’immediato secondo dopoguerra per i nostri nonni e genitori.

Insomma, non possiamo sbagliare. Non dobbiamo sbagliare. E la politica in tutto ciò ha un ruolo importante, anzi, determinante ed essenziale.

E’ comprensibile, allora, in un simile scenario, brindare alla ritrovata generosa solidarietà europea, ma nello stesso tempo è forte la preoccupazione sulla nostra capacità di impiegare le risorse finanziarie europee. In questa ottica, d’altronde, possiamo comprendere e guardare con occhio più benevole anche le resistenze dei cosiddetti paesi frugali. La verità è che all’estero in molti non si fidano dell’Italia,  alla stessa stregua della scarsa fiducia che noi stessi diamo ai nostri politici.

Sarebbe bene, quindi, che rispetto al futuro da disegnare ci fosse, nella distinzione dei ruoli, un dialogo molto stretto e serrato tra maggiorana e opposizione.

Per questo, tornerebbero utili la sincera disponibilità al confronto, la statura morale, il senso di responsabilità e dello Stato, l’amore per il proprio Paese. Al contrario, sono da evitare eccessi di entusiasmo, tifo da stadio, scarsa propensione al confronto e derive ideologiche.

Per questo, tanto per fare qualche esempio, sarebbe auspicabile che Zingaretti non parlasse per slogan ma si sforzasse di articolare ragionamenti più complessi un tantino all’altezza di chi lo ha preceduto in quel posto. Allo stesso modo, sarebbe assai meglio che Salvini cambiasse musica sull’Europa. La smettesse, quindi, di parlare dell’accordo di ieri come di una fregatura e si concentrasse sulle cose da proporre. Non tanto e non solo per gestire il presente, bensì soprattutto su come progettare il futuro.

Ci riusciranno? Non crediamo, in tutta onestà, ma ci speriamo.

Giornalista, ha fondato e dirige dal 2014 il giornale Ulisse on line ed è l’ideatore e il curatore della Rassegna letteraria Premio Com&Te. Fondatore e direttore responsabile dal 1993 al 2000 del mensile cittadino di politica ed attualità Confronto e del mensile diocesano Fermento, è stato dal 1998 al 2000 addetto stampa e direttore dell’Ufficio Diocesano delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Amalfi-Cava de’Tirreni, quindi fondatore e direttore responsabile dal 2007 al 2010 del mensile cittadino di approfondimento e riflessioni L’Opinione, mentre dal 2004 al 2010 è stato commentatore politico del quotidiano salernitano Cronache del Mezzogiorno. Dal 2001 al 2004 ha svolto la funzione di Capo del Servizio di Staff del Sindaco al Comune di Cava de’Tirreni, nel corso del 2003 è stato consigliere di amministrazione della Se.T.A. S.p.A. – Servizi Terrritoriali Ambientali, poi dall’ottobre 2003 al settembre 2006 presidente del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio Statale di Musica Martucci di Salerno, dal 2004 al 2007 consigliere di amministrazione del CSTP - Azienda della Mobilità S.p.A., infine, dal 2010 al 2014 Capo Ufficio Stampa e Portavoce del Presidente della Provincia di Salerno. Ha fondato e presieduto dal 2006 al 2011 ed è attualmente membro del Direttivo dell’associazione indipendente di comunicazione, editoria e formazione Comunicazione & Territorio. E’ autore delle pubblicazioni Testimone di parte, edita nel 2006, Appunti sul Governo della Città, edita nel 2009, e insieme a Silvia Lamberti Maionese impazzita - Comunicazione pubblica ed istituzionale, istruzioni per l'uso, edita nel 2018, nonché curatore di Tornare Grandi (2011) e Salerno, la Provincia del buongoverno (2013), entrambe edite dall’Amministrazione Provinciale di Salerno.

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