Dopo il chitarrista Antonio Onorato e la jazzista Maria Pia De Vito, un’altra brava artista napoletana, vocalist d’eccezione, Brunella Selo, nella sua produzione discografica fa incontrare Napoli con Rio, un viaggio nei mondi della musica brasiliana con testi in napoletano e in portoghese. Brani inediti della popolare artista e rivisitazioni di João Bosco, Jacob do Bandolim e Chico Buarque de Hollanda, con il suo nuovo album dal titolo “Terre del Finimondo”.
Non a caso il titolo è emblematico, mutuato da un famoso romanzo di Jorge Amado, praticamente un ponte ideale tra le melodie napoletane e le forme musicali popolari brasiliane come lo chorinho e il samba. Un percorso musicale che si snoda attraverso brani originali e inediti, nati dalla spiccata creatività di Brunella Selo, un’artista raffinata che doverosamente avevo già riportato anche nel mio libro “Vesuview Jazz” del 1999, in cui esploro l’intero panorama jazzistico campano.
In quest’ultima opera della Selo sono presenti personalissime rielaborazioni di grandi autori brasiliani, da João Bosco a Jacob do Bandolim e l’inossidabile Chico Buarque de Hollanda. Una lunga storia fatta di oceani e terre di un metaforico finimondo che congiunge Napoli e il Brasile in un variopinto gioco di luci e ombre, di miseria, anarchia e splendore. Brunella Selo racconta la vita e i sentimenti condivisi, inenarrabili dolori, bellezza e verità, e l’incredibile potere terapeutico dell’amore e della musica.
«Rispetto al precedente album, “Io sono Ulisse” ci sono molte differenze, dovute in gran parte al mio vissuto in questi otto anni, sia sul piano personale che su quello professionale” ha dichiarato la vocalist partenopea “’Io sono Ulisse’ dà una visione molto più cantautorale, anche per la scelta dei testi prevalentemente in italiano, con sonorità e arrangiamenti di quella matrice world che da sempre contraddistingue i miei lavori. ‘Terre del Finimondo’ invece è un disco completamente acustico, perfettamente a metà strada tra Napoli e Brasile, con testi in napoletano e in portoghese. Non c’è più quell’inquietudine di cercare altri mari, altri orizzonti del precedente disco, in ‘Terre del Finimondo’ c’è la consapevolezza di aver attraversato la tempesta, di aver testato le proprie fragilità e le proprie risorse e di guardare ad una rinascita, che prima o poi arriva sempre».
È encomiabile questa raffinata artista napoletana, e non solo per la sua voce, foriera di magia e incanto, bensì per il coraggio di aver continuato la sua professione malgrado l’immane tragedia della perdita di un figlio adolescente.