Due cancri della Pubblica Amministrazione, burocrazia e insensibilità amministrativa
In Italia vi sono due cancri, quello della burocrazia, che va estirpato, e quello che potremmo definire insensibilità amministrativa, che va curato.
Sono i peggiori mali del nostro paese, e se non ci si mette mano non andremo mai da nessuna parte.
La straripante burocrazia che, per dettagliare tutto, danneggia tutto: regole che si accavallano, si intersecano, si aggrovigliano, che fanno felici solo coloro che le scrivono, una pletora di sadici dirigenti ministeriali che vivono per creare intralci al sistema produttivo, alle amministrazioni pubbliche ma anche a quelle private; se questa pletora di occhialuti burocrati (così l’immaginario collettivo li individua) venisse svecchiata, magari sostituita da giovani con maggiore senso pratico, il sistema paese ne beneficerebbe.
Però, oltre alla burocrazia, c’è pure il cancro della insensibilità che a volte sconfina nella stupidità amministrativa, creando al cittadino problemi che diversamente non esisterebbero.
Un luogo comune è che, nella pubblica amministrazione, esiste l’U.C.A.S., Ufficio Complicazione Affari Semplici che, come in tutte le amministrazioni centrali e periferiche, anche nel nostro Comune funziona in modo splendido; probabilmente è una delle poche cose che funziona.
Stiamo da anni parlando di alcune storture che nella nostra città creano innumerevoli disagi, per eliminare i quali basterebbero interventi di una semplicità cristallina, almeno per i cittadini dotati di buon senso.
Non ricordiamo più da quanti anni stiamo parlando del traffico eccessivo che ha schiavizzato città e cittadini, e che purtroppo, grazie alla burocrazia e alle tante competenze sparpagliate in tanti Enti non si sa quanto utili, rallentano tutto; se ci fossero stati meno Enti, maggiore snellezza, minore miopia, molti problemi li avremmo già risolti, e probabilmente la città sarebbe meno ingolfata e più vivibile.
La estrema lentezza nella realizzazione del trincerone-sottovia, del quale abbiamo visto la nascita della sola prima parte dopo oltre un quarantennio, ha aggravato il tutto. E giacché purtroppo la nostra città non ha strade di scorrimento alternative, fino a quando non sarà realizzata la seconda parte dell’opera, continuerà a soffrire: di congestione, di inquinamento, di terremoti quotidiani derivanti dall’attraversamento degli autotreni pesanti, e via dicendo; probabilmente soffrirà per un altro quarantennio
Stiamo da anni segnalando le istanze dei cittadini di “serie b” di San Giuseppe al Pozzo (ci perdoneranno questa classifica che essi stessi si sono auto-assegnata), alle quali le varie amministrazioni succedutesi negli ultimi decenni hanno sempre fatto orecchio da mercante, rifiutando qualsiasi dialogo: parliamo del tratto che va dal confine con Nocera Superiore fino all’Epitaffio, ponte dell’autostrada, che subisce un terremoto perenne.
Ora alla problematica di San Giuseppe al Pozzo si aggiunge anche quella, identica, di Via delle Arti e Mestieri.
Con la non marginale differenza, e cioè che in Via delle Arti e Mestieri il Comune ha previsto qualche limitato intervento: marciapiedi e fioriere!
Qualche giorno fa un attento cittadino che abita nei pressi del deposito ex Cstp, all’inizio di Via delle Arti e Mestieri, ci ha segnalato che da tempo il tratto che va dall’ex Inceneritore fino alla Piazzetta di San Padre Pio è interessato a lavori, che non si sa quando si concluderanno: lavori eterni, come di consueto; è ancora in via di completamento un marciapiede che quanto meno salvaguarda la incolumità dei pedoni, recentemente sono iniziati i lavori per la costruzione di due piccole fioriere di cemento, al momento appena accennate, la prima nei pressi del cancello del deposito Cstp, la seconda di fronte al cancello di Lamberti-Food.
Da un attento sopralluogo fatto sulla zona, del quale è allegata qualche foto, ci siamo resi conto che effettivamente queste due piccole fioriere stanno per essere costruite, ma non ci siamo spiegati a cosa possano servire, né abbiamo avuto lumi dall’amministrazione comunale: al Comando della Polizia Municipale non ne sanno niente e non siamo stati in grado di capire chi abbia deciso.
Ma, da un approfondimento fatto con chi ha segnalato il problema, abbiamo avuto la conferma che i lavori sono in corso da tempo e che gli stessi sono stati avviati per risolvere un annoso problema, che è identico a quello di San Giuseppe al Pozzo, e cioè la eccessiva velocità degli automezzi nei due sensi di marcia.
Sembra che, con queste due fioriere, qualche piccolo risultato si sia ottenuto in quanto i veicoli pesanti sono stati costretti a ridurre la velocità, anche se di poco, e quindi le abitazioni vibrano meno, mentre le autovetture, spesso abituate ad utilizzare quel tratto anche per gare di velocità e sorpassi azzardati, sembrano aver ridotto le intemperanze.
A questo punto ci è sorta spontanea qualche domanda; ma se il sistema ha avuto un pur minimo risultato all’inizio della strada, perché non prolungarlo su tutto il tratto, magari con un cordolo di cemento fisso al centro della carreggiata? E perché lo stesso sistema non è stato adottato pure lungo il tratto di Via XXV Luglio.
Sembra che nel primo caso non sia possibile in quanto gli autotreni hanno necessità di fare una serie di manovre per entrare negli opifici industriali; manovre che prevedono l’ingresso in retromarcia, e che un cordolo di cemento non consentirebbe: il che lascia molto perplessi perché tali manovre vengono fatte a velocità ridottissima da automezzi con ruote gigantesche che facilmente scavalcherebbero il cordolo; quindi la giustificazione che avrebbe dato il Comune sembra pretestuosa e infondata.
Se spostiamo il ragionamento su via XXV Luglio, il problema della manovra degli automezzi non esiste perché su quale tratto non vi sono stabilimenti industriali.
E comunque se in Via delle Arti e Mestieri si è ritenuto utile erigere le fioriere, ci chiediamo perché non farlo anche in Via XXV Luglio.
Comunque un successivo approfondimento ci ha consentito di risalire a qualche anno fa, in quanto gli abitanti di Via Arti e Mestieri, da circa otto anni hanno iniziato a segnalare la problematica, chiedendo prima di tutto dei marciapiedi, poi dei limitatori di velocità, facendosi promotori anche di istanze scritte; in merito alla velocità le loro richieste erano concentrate sui dissuasori, che sono i sistemi più efficaci, oltre che pratici ed economici.
Purtroppo, i burocrati del Comune di Cava sembrano avere in odio tali sistemi, e non c’è verso di convincerli che in tutte le città italiane, dalle più grandi alle più piccole, essi sono utilizzati con eccellenti risultati; per non andare lontano basta percorrere qualche chilometro verso Nocera Superiore dove ne sono stati fatti numerosi e veramente efficienti, di colore rosso ricoperti da strisce zebrate di attraversamenti pedonali.
Ma no, sostengono i locali burocrati, la legge non li autorizza.
E giacché ci siamo stancati di sentirci dire che i dissuasori non possono essere montati, ci siamo presi la briga di andarci a leggere le norme, contenute nell’Art. 42 del Regolamento di attuazione del Codice della strada.
E contrariamente a quanto sostengono i nostri soloni comunali, il Codice della strada prevede i dissuasori, ne indica i tipi e le dimensioni in relazione alla velocità massima che si intende consentire: si vadano a leggere l’art. 179 del Regolamento che richiama l’art. 42 del C.s..
Il che sta a significare che, senza grandi arzigogoli, se il Comune adottasse i limitatori in Via delle Arti e Mestieri, in Via XXV Luglio e sulle due strade di scorrimento che costeggiano il Trincerone, avrebbe risolto tutti i problemi.
A questo punto possiamo solo concludere che o c’è ignoranza o mala fede, o magari entrambe le cose.
Ci sia consentita una chiosa finale, che chiarisce meglio di fronte a chi ci troviamo.
È capitato che un nostro collaboratore, vittima di una contravvenzione per accesso in zona vietata al traffico veicolare, non avendo memoria di essere incorso in tale inadempienza, chiese di prendere visione della foto che ritraeva la propria autovettura.
Dopo un lungo iter, quando al Comando dei VV.UU. si decisero a mostrare il fotogramma, ebbe la sgradita sorpresa di vedere solo la targa della vettura su un fondo completamente nero (di quell’episodio è conservata ancora traccia).
Alle proteste del multato, sostenute dalle prove che anche in Comuni importanti come, ad esempio, Napoli, il Comando dei Vigili esibisce la foto della vettura e il luogo dell’avvenuta infrazione, l’intransigente Comando dei Vigili metelliani obiettò che, in ossequio alle norme sulla privacy, essi fotografano solo la targa e nulla più; in concreto, il multato deva fare una professione di fede sulla base del nulla.
Qui a Cava i cittadini vengono trattati spesso come sudditi, e fino a quando questo cancro non sarà guarito, continueranno a pagare e a soffrire.