scritto da Christian De Iuliis - 19 Maggio 2020 15:20

L’ARCHRITICO Se potessi avere cinque metri quadri

Uno dei problemi più gravi causati dall’emergenza Covid19 sembra essere quello dell’utilizzo estivo delle spiagge.

Da settimane, infatti, i gestori di stabilimenti balneari sono sul “piede di guerra”, in quanto danneggiati dalle misure di distanziamento interpersonale da rispettare all’interno delle loro attività.

Alla fine di un lungo “braccio di ferro”, l’ordinanza regionale della Campania ha disposto che i lettini, tra nuclei familiari differenti, andranno distanziati di 1,5 metri e che per ogni ombrellone (del quale, si presume, ne beneficino due persone) dovrà essere a disposizione uno spazio di 10 metri quadrati. Dunque 5 metri quadrati a persona, che dovrebbero garantire ai bagnanti la separazione necessaria ed impedire il contagio.

Vi sembrano tanti cinque metri quadri?

Cinque metri quadri, per chi non è pratico di geometria, è un quadrato di 2,23 metri di lato, praticamente una persona di altezza normale (1,75 metri) con le braccia alzate o un po’ di più dello spazio che occuperebbe se le braccia le aprisse lateralmente.

La nuova disposizione degli ombrelloni sarebbe all’incirca quella mostrata nello schema nel quale si suppone una spiaggia quadrata di 20 metri di lato, dove i lettini sono stati separati con il previsto metro e mezzo e ad ogni ombrellone viene lasciata un’area di 10,7 mq (meno di cosi bisognerebbe accostare ulteriormente i lettini posti sotto il medesimo ombrellone).

Tra i singoli ombrelloni ci sarebbe una distanza di poco più di tre metri (all’inizio si parlava di cinque metri).

Effettivamente non sembra una grande spaziatura.

Anzi, pure in condizioni normali questo spazio appare angusto. Appena tollerabile.

La montagna di riflessioni e polemiche ha dunque partorito un minuscolo “topolino”.

Dalla vista satellitare di google è facile verificare in rapporto alla superficie, quanti ombrelloni venivano posizionati sulle spiagge in concessione della costa d’Amalfi. I dati sono piuttosto omogenei.

Scegliendo alcune attività a caso in quattro cittadine differenti, si può quantificare, con le inevitabili approssimazioni, che finora ad ogni persona veniva riservato uno spazio variabile tra i 3,2 e i 4,5 metri quadri.

Poniamoci sul valore medio di 4 mq a persona e facciamo un esempio: il concessionario di cui sopra con i suoi 400 mq di spiaggia, con le nuove disposizioni invece di ospitare 100 bagnanti per 50 ombrelloni, si dovrà accontentare di ospitarne “solo” 75 posizionando circa 37/38 ombrelloni.

Ma si tratta di un calcolo puramente teorico. In realtà per rispettare un adeguato distanziamento interpersonale, disporre di opportuni percorsi e spazi di manovra, i “balneari” dovrebbero rinunciare a circa la metà degli ombrelloni.

Da qui la richiesta e il tentativo, di alcuni di loro, di allargare le concessioni demaniali a scapito delle spiagge libere, laddove ancora esistono.

Il rischio è che Sindaci e amministratori senza scrupoli, con l’alibi della pandemia, affidino alla gestione dei privati anche i pochi tratti di arenile rimasti liberi.

E che, con il tempo, questa disposizione provvisoria si trasformi in permanente, come spesso capita nel nostro paese.

E’ questo il vero grave problema.

christiandeiuliis.it

Nasce, vive, vegeta in costa d’Amalfi. Manifesta l’intenzione di voler fare l’architetto, nel 1984, in un tema di quarta elementare, raggiunge l’obiettivo nel 2001. Nel 2008 si auto-elegge Assessore al Nulla. Nel 2009 fonda il movimento artistico-culturale de “Lo Spiaggismo”. Avanguardia del XXI^ secolo che vanta già diversi tentativi di imitazione. All’attivo ha quattro mezze maratone corse e due libri pubblicati: “L’Architemario – volevo fare l’astronauta” (Overview editore – 2014) e “Vamos a la playa – Fenomenologia del Righeira moderno” (Homo Scrivens – 2016). Ha ricevuto premi in diversi concorsi letterari. Si definisce architetto-scrittore o scrittore-architetto. Dipende da dove si trova e da chi glielo chiede.

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