scritto da Redazione Ulisseonline - 05 Maggio 2020 20:11

Smart working da professionisti: gli errori da non fare

Complicato riuscire a vedere i “lati positivi” di una situazione come quella che stiamo vivendo. Uno dei mantra utilizzati nel campo della motivazione, però, è che dietro ogni difficoltà (per quanto questa possa essere grave), si nasconda sempre un’opportunità.

Ecco, la quarantena forzata cui siamo stati costretti ha “aiutato” a sdoganare l’utilizzo dello smart working in Italia: uno strumento che in molti casi si è rivelato utilissimo per non perdere contatto con il proprio lavoro e che, non essendo stato finora sfruttato in modo così continuativo nel nostro Paese, necessita probabilmente di alcune linee guida per comprenderlo meglio.

Le buone e cattive pratiche del lavoro da casa

Bisogna fare subito chiarezza: per lavorare da casa non è sufficiente lo smartphone o un vecchio tablet impolverato. Lo smart working richiede una postazione più simile possibile rispetto a quella dell’ufficio, quindi con una sedia comoda (possibilmente ergonomica), un’illuminazione adeguata e un personal computer ben funzionante (da evitare quindi terminali lentissimi e soggetti a impallarsi), adatto alle varie esigenze professionali e con software adeguati. Né bisogna sottovalutare la connessione web, anzi. Se una connessione lenta rischia di farti essere meno produttivo, una navigazione fluida e veloce ti permetterà di essere più performante e flessibile.

Per questo è opportuno prendere in considerazione dei pacchetti web specifici per il business e cercare magari delle offerte internet pensate per le partite IVA, come quelle che propone ad esempio Linkem, andando così a risparmiare senza rinunciare a una connessione performante. Oltre a questi aspetti tecnici, è molto importante anche l’atteggiamento con il quale ci si approccia al lavoro da casa: occorre fissare un’agenda quotidiana ordinata, con degli orari precisi (sveglia compresa) da rispettare.

Assolutamente da evitare le distrazioni che in ufficio non avremmo durante l’orario di lavoro (come ad esempio la televisione accesa), possibilmente non rimanendo in pigiama o (ancora peggio) a letto. Prendendo tutte queste precauzioni, ci sono buone possibilità di essere produttivi tanto quanto durante i normali turni in ufficio, a volte anche di più.

Cosa accadrà dopo la quarantena?

Sono molte le correnti di pensiero secondo le quali non si tornerà indietro anche dopo la quarantena. Soprattutto perché il telelavoro d’altronde funziona, non solo rendendo più produttivi, ma dando anche una maggiore serenità e soddisfazione allo stesso lavoratore.

Niente traffico per andare in ufficio e per tornare a casa, più tempo a disposizione da dedicare alla famiglia e alle proprie passioni. Un autorevole centro di studi tedesco ha riscontrato che a differenza dei lavoratori legati agli orari normali, la cui produttività accresce mediamente ogni mese del 10-30%, nello smart working l’aumento sia più rapido, fra il 25 e il 45%.

Altro dato che fa pendere l’ago della bilancia verso il lavoro da casa riguarda i giorni di permesso richiesti, in media 5 e mezzo in meno rispetto a un lavoratore “normale”. Se tornare indietro quindi non sarà facile, probabilmente – sotto diversi punti di vista – non sarà nemmeno così conveniente.

Rivista on line di politica, lavoro, impresa e società fondata e diretta da Pasquale Petrillo - Proprietà editoriale: Comunicazione & Territorio di Cava de' Tirreni, presieduta da Silvia Lamberti.

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