Tra il cerchiobottismo del Premier Conte e le rigidità del Governatore De Luca
Cerchiobottismo è un termine molto usato, specialmente nel linguaggio giornalistico politico; secondo Treccani è la tendenza a non prendere mai una posizione netta, a mantenersi in precario equilibrio, senza compiere una scelta precisa, accontentando una volta una parte, poi quella opposta.
E’ il termine che ci è venuto in mente esaminando il D.P.C.M. del 27 aprile scorso emanato dal Presidente Conte per avviare la cosiddetta Fase 2 dell’emergenza Coronavirus, che dovrebbe portare il paese, stremato dagli oltre 3 mesi della Fase 1, verso una graduale ripresa.
Non è facile leggere questo decreto anche per chi vi si dedica con santa pazienza: oltre 70 pagine e innumerevoli richiami, peraltro scritto in italiano accentuatamente burocratese, solo 10 articoli ma non si contano i commi e i sotto-commi, un mattone nel quale sono indicate (si fa per dire) le cose da fare, quelle consentite e quelle proibite, nell’ottica di iniziare una fase di ritorno alla normalità, ma senza dimenticare che il virus non è sconfitto ed è sempre pronto a riemergere con la passata virulenza, se non maggiore. Il tutto complicato da varie decorrenze.
Candidamente confessiamo di aver capito molto poco, perché tra timide aperture e immediate drastiche chiusure, cose dette e poi rimangiate, alla fine se ne esce frastornati.
E in ciò siamo in buona compagnia con tanti altri organi di stampa, tant’è che tutti i colleghi degli innumerevoli giornali che lo hanno commentato, alla fine hanno pure essi detto il tutto e il contrario di tutto, confessando che pure loro hanno capito ben poco. E sembra che anche il Presidente Mattarella non abbia capito gran che visto ciò che ha detto nel messaggio del 1° maggio.
E giacché riteniamo che il Presidente Conte, pure se stressato dall’intensa attività che grava principalmente sulle sue spalle, non abbia ancora perso il senno e la lucidità, e la prova è stata la lezione che qualche giorno fa ha fatto citando Doxa (opinione soggettiva) ed Ipòstasi (rappresentazione concreta di una realtà astratta), avventurandosi in un campo dove nessuno credeva fosse così ferrato, quello della filosofia greca, siamo portati a ritenere che la nebulosità di quello che ha scritto derivi dalle pressioni che ha dovuto subire da alleati e sostenitori, organi di governo e esperti, che andavano dal rigido prolungare le attuali intransigenze alla immediata liberalizzazione di tutto; così ha fatto un taglia e cuci ed è venuto fuori il testo ermetico ufficiale, che fa pensare proprio ad una operazione di cerchiobottismo con la quale fa finta di accontentare ma non rinunzia alla sua linea guida.
E, se è così, non possiamo non riconoscergli notevoli doti richieste ad un politico dei nostri tempi, quelle di saper galleggiare per sopravvivere: e in questo caso più nell’interesse del paese che del governo, perché se ci fosse una crisi non sappiano come andrebbe a finire.
Però alla fine ha complicato così tanto il testo che nessuno ci si raccapezza.
Vediamo quali sono i punti fondamentali cercando di ridurre i commenti all’essenziale per non annoiare i lettori, con i quali ci scusiamo se parleremo al condizionale in quanto, per tante cose, non v’è alcuna certezza.
Il DPCM indica cose consentite e non, e le relative decorrenze.
La prima data è quella del 4 maggio.
Il primo argomento sono le protezioni, mascherine e guanti che sembrano obbligatori solo nei luoghi “confinati” (circoscritti ???) aperti al pubblico e sui mezzi di trasporto; sembrerebbe che se si passeggia nel parco o si fa attività motoria essi non siano obbligatori, ma lo diventano se si va a fare visita a un congiunto o se si va in un negozio o in un pubblico ufficio o si partecipa a un funerale, ma ne sarebbero esenti i bambini fino a sei anni. Comunque bisogna sempre averle con sé. Chi ci capisce è bravo.
Si possono raggiungere le seconde case, ma si possono raggiungere anche i luoghi di residenza, ma non si capisce se solo in ambito regionale o anche oltre, idem per le visite ai familiari. Sui familiari è sorta una polemica perché non è chiaro se ai familiari siano equiparati i conviventi, i fidanzati, amici e amiche del cuore stabili, e via dicendo.
Sono consentite attività motorie, corse e utilizzo di bici, anche oltre la prossimità dell’abitazione, pure ai bambini accompagnati da un adulto; ma non si capisce se si può fare tale attività anche in un comune limitrofo e magari approfittarne pure per fare acquisti di prima necessità.
Per le attività sportive sembrano consentiti gli allenamenti singoli legati a discipline individuali, ma a porte chiuse e senza assembramento; il che farebbe supporre che i centri sportivi potrebbero riaprire, ma non possono farlo nemmeno dal 1° giugno in quanto non rientrano nell’elenco di quelli autorizzati. Comunque dal 18 maggio dovrebbero poter riprendere gli allenamenti anche di sport a squadre.
Per pizza, gastronomia, dolci e gelati sembrano consentiti gli acquisti, ma i relativi locali di rivendita sembra debbano rimanere chiusi, e occorre distanziare la fila di quelli in attesa che debbono ritirare, comunque la consumazione non può avvenire immediate vicinanze, va fatta a casa; ma se i locali debbono rimanere chiusi, perché fare la fila all’esterno se non è previsto il ritiro? Chi ci capisce è bravo.
I parchi, giardini pubblici e aree verdi sembrano liberamente frequentabili, previe disposizioni sindacali e garanzia di vigilanza. Ai Sindaci toccherebbe anche l’incombenza di individuare aree delimitate per i giochi dei bambini, ovviamente accompagnati da un adulto e in numero contingentato; ma in questo caso le stesse sarebbero equiparabili a parchi, giardini e aree pubbliche, quindi non si capisce perché siano state indicate in aggiunta.
Sarebbe consentita la partecipazione alle cerimonie funebri, ma solo ai familiari di primo e secondo grado preferibilmente all’aperto e con un massimo di 15 persone; ma chi controllerà che effettivamente i presenti siano familiari di primo e secondo grado? E se al funerale di un anziano partecipa solo una figlia, perché impedire a 14 amici di partecipare? Misteri della burocrazia.
Per le aperture delle Chiese al culto pubblico, chiesta espressamente dalla CEI, Conte è stato fortunato perché è venuto in suoi aiuto, forse inconsapevolmente, lo stesso Papa Francesco, che ha richiamato al rispetto delle rigide disposizioni già impartite, spiazzando così i Vescovi che avevano fatto un passo avanti senza interpellarlo. Quindi per le Chiese è tutto come prima.
E’ consentita la ripresa delle attività manifatturiere dedicate all’export, ai cantieri di opere pubbliche e al commercio all’ingrosso.
A partire dal 18 maggio.
E’ consentita l’apertura dei piccoli esercizi commerciali, ma deve entrare un cliente alla volta nei locali fino a 40 metri. Frattanto gli esercenti dovranno provvedere alla sanificazione dei locali, installazione dei dispenser di igienizzanti per mani, alla fornitura di guanti monouso, e avere corsie separate per entrare e uscite.
Ci chiediamo se il cervellone che ha fatto firmare una sciocchezza del genere al Premier conosca la realtà del nostro paese o viva nel mondo dei sogni.
Sempre dal 18 maggio potranno riaprire musei, biblioteche e centri culturali, previo acquisto dei biglietti on-line, file con distanziamento e ingressi e uscite separate. Le biblioteche dovranno organizzarsi per mantenere le distanze di sicurezza. Riprendono anche le attività universitarie, ma solo limitatamente agli esami, tirocini, ricerche e laboratori. Questo sembra uno dei pochi punti chiari.
Infine, dal 1° giugno.
Apertura di ristoranti, bar e pizzerie con servizio interno (esclusi però i pub) con rispetto dei distanziamenti, un metro dal banco, tavoli distanziati di due metri, tavoli con non più di due persone, camerieri con guanti e mascherine. Pure su questo gli estensori sembrano vivere sulla luna, visto che non conoscono le realtà di tantissimi ristoranti e pizzerie. Non solo a Cava, ma in tutto il paese vi sono dei bugigattoli nei quali è anche difficile entrare, con tavoli talmente accostati che è pure difficile sedersi; e non è che nelle grandi città vada molto meglio, prendiamo, ad esempio, la storica pizzeria Brandi a Via Chiaia o la rinomata Pizzeria Da Michele in Via Pietro Colletta: per esse queste prescrizioni sono inattuabili.
Sarebbe stato opportuno stabilire una stretta relazione tra dimensioni dei locali e numero dei clienti, in maniera da definire (o almeno tentare di farlo) i parametri una volta per tutte. Ma ci chiediamo se in Italia sia possibile introdurre regole ferree, sarebbe la morte per i piccoli esercizi, e ci chiediamo se ce lo possiamo permettere, e non solo per le difficoltà economiche attuali.
Per barbieri e centri estetici è consentita la ripresa delle attività ma solo previo appuntamento; per l’alto rischio di contagio, derivante dalla vicinanza tra operatore e cliente, dovranno adottarsi, oltre a guanti e mascherine, tutte le cautele indicate, fermo restando che nei locali più piccoli deve accedere solo un cliente per volta, mentre in quelli più grandi bisogna garantire la distanza di almeno due metri tra le postazioni.
E per finire, non è ben chiaro se dovrà essere ancora fatta l’autocertificazione
Alla conclusione di queste considerazioni ci giunge una importante relazione “segreta” (ma se è in rete sembra il segreto di Pulcinella) redatta dal C.S.N. – Comitato Scientifico Nazionale, (consultabile sul il sito https://drive.google.com/file/d/1pe1gEp4-UAPxLW_vnqntAa4AT5D_nyR1/view) che chiedeva al Premier di proseguire sulla linea del rigore.
Se l’avesse fatto Conte avrebbe rischiato una crisi di governo e potrebbe essere questo il motivo di essersi spremere le meningi per far una finta di liberalizzare mantenendo però tutte le limitazioni possibili.
E per non tediare ulteriormente i lettori ci fermiamo qui rinviando ad un successivo articolo le disposizioni del 1° maggio emanate dal Governatore De Luca che chiariscono meglio, almeno a noi campani, cosa fare.