Commozione, tanta, ma bisogna difendere le forze dell’ordine!
Riceviamo e pubblichiamo
Dopo l’assassinio del poliziotto Apicella occorre dare una “regolata” al loro rispetto.
“Vorrei guardare negli occhi gli assassini di mio marito, voglio fissare il loro sguardo”, parole dense di rabbia ma colme di dignità, quelle della vedova, nonché madre di due bimbi, del trentasettenne Pasquale, falciato da un’auto guidata da un rom, proveniente dal campo nomadi di Giugliano. Tanto rispetto da ogni parte, vibrate proteste dei colleghi, partecipi come altri graduati degli altri corpi e dell’Arma a manifestare la loro vicinanza alla famiglia, ma poi, trascorsa qualche settimana, tutto precipita nel dimenticatoio (per i parlamentari della Lega, addirittura poche ore dal triste evento, assentandosi dai banchi al momento della commemorazione alla Camera da parte del Presidente Fico…) e affiorano delle deboli valutazioni da parte dei media sul ruolo da ricoprire nel loro compito di difesa dei cittadini, del territorio, della legalità.
Tutti i “buonisti” sempre schierati dalla parte del più debole, raramente si immedesimano nella parte degli “attori” delle vicende che infestano il nostro paese, lasciandosi andare a commenti poco lusinghieri nei confronti delle Forze dell’Ordine, accusati di ricorrere ai modi violenti, ed in alcuni casi, scriteriatamente ( secondo le tesi dei “filosofi dei comportamenti”) utilizzare impropriamente le armi di cui sono dotati: il fatto risale al 1° marzo scorso, quando un ragazzo di 15 anni fu ucciso da un carabiniere a Napoli durante un tentativo di rapina: l’agente non era in servizio, ma reagendo sparò alla testa e al torace della vittima.
Il ragazzo, nella tarda serata, si era avvicinato a bordo di uno scooter guidato da un complice di 17 anni, con il volto coperto da casco e scaldacollo, aveva tirato fuori una pistola finta in metallo e, puntandola alla testa del militare, aveva cercato di rubargli il Rolex che aveva al polso. Il carabiniere, un 23enne che lavorava in provincia di Bologna, non indossava la divisa: si era prima qualificato, ha accelerato e subito dopo ha sparato tre colpi con la pistola d’ordinanza. Ricoverato d’urgenza il quindicenne era spirato in ospedale, ma la furia di un centinaio di persone, tra parenti, amici e conoscenti si era riversata al Pronto soccorso, dove la rabbia si era tramutata in pochi attimi in vandalismo, in furia umana, al punto da rendere inutilizzabile il presidio sanitario, e pensate un po’, ora accanto ad un PS è sorto un ospedale da campo per soccorrere i malati di virus, forse anche qualcuno tra gli infatuati della cieca ed assurda vendetta.
E’ il caso, allora, senza false ipocrisie e paraventi giustificativi ricorrendo a motivazioni morali, di spezzare più lance in favore di costoro, che rischiano, che rappresentano l’ultimo baluardo di speranza per vivere in sicurezza, l’ancora di salvataggio per quello che è rimasto di legale, in Italia, la vita (virus permettendo). Chiedete a Loro (la maiuscola in senso di rispetto) di avere sangue freddo, di cercare di non mettere mano alla fondina, di fermare, di difendersi, di non aggredire: se vogliamo chiamarli, d’ora in poi, Forze del Disordine, basta dare mandato di essere inermi, pur avendo armi indosso, di “sopportare” insulti, sia verbali che maneschi, insomma di avere la pazienza che neanche Giacobbe porterebbe con sé.
Bisogna giustificare, condividere, capire, perché vite spezzate a fronte di ergastoli (ci saranno…?) non lascerebbero un’esistenza serena a vedove, a figli orfani di una presenza significativa quale quella di un padre, tra l’altro dedito con passione, con spirito di sacrificio, sprezzante del rischio pur di sentirsi, semplicemente, ringraziato dal cittadino, legato indissolubilmente a quella divisa. Non diventino sempre strumento di derisione, non diventino oggetto di scherno dalla fronda sempre più numerosa di ultras, ma restino un simbolo, un’icona della nostra vita, ed aiutiamoli, facendo da schermo protettivo, almeno con le parole e con i comportamenti, dando per scontato che saranno sempre in prima linea a difenderci, a rendere fattibili i nostri progetti, di salute, di sicurezza, di salvaguardia dei nostri patrimoni, di ricchezze mobili e di cultura, e che sia sempre viva la fiamma del Loro ideale!
Alfonso Senatore
Coordinatore Provinciale di Meridione Nazionale