Anthony Fauci, il virologo che fa tremare Trump
Anche i potenti della terra hanno i loro problemi, la loro spine nel fianco, i seccatori che non li lasciano in pace.
E il Presidente statunitense Donald Trump non si sottrae a questa regola (pure se vorrebbe ardentemente farlo) perché anche i potenti hanno bisogno di avere al loro fianco persone esperte, competenti, affidabili, e Trump non fa eccezione: nonostante la sua potenza, il suo carisma, il seguito che ha dal popolo, e gli indubbi successi economici che con la sua politica, dissennata per il resto del mondo, ha conseguito. Un giorno ci accorgeremo che con la sua politica ha sconquassato mezzo mondo, ma al momento nel suo paese funziona.
Ma, dicevamo, anche il più potente uomo dell’occidente, che è riuscito a sconfiggere persino la sua acerrima nemica Nancy Pelosi, Segretaria della Camera dei rappresentanti statunitensi, la quale non è riuscita a conquistare i consensi di quella parte del Senato che è contro Trump, ha la sua spina, un “piccoletto” che negli ultimi mesi compare costantemente al suo fianco, sempre alla sua sinistra, magrolino, con occhiali cerchiati in metallo, in look di qualche anno addietro, e che non si fa scrupolo ad abbozzare espressioni di dissenso allorquando il potente Presidente si lascia andare alle sue roboanti dichiarazioni dalle quali, contrariamente al codazzo che lo accompagna, il “piccoletto” non solo si mantiene costantemente distaccato, ma spesso le smorfie del suo viso tradiscono la sua contrarietà, il suo disappunto e, purtroppo la sua impotenza nei confronti del “Sultano”.
Recentemente, per chiarire bene il suo disagio, si è azzardato a dire: «non posso balzare sul microfono e spingerlo via», per far capire bene cosa pensa. Con garbo cerca di correggere le uscite del Presidente, ma a volte è così sconcertato da quello che dice da mettersi le mani in faccia.
Atteggiamenti del genere non avrebbero fatto esitare Trump a cacciarlo, come ha fatto con tanti altri in passato, se non ne avesse tanto bisogno di quest’uomo che in passato ha affrontato epidemie di Aids e di Ebola, oltre a quelle legate ai Coronavirus.
Ma è stato sempre superpartes perché ha collaborato anche con cinque Presidenti prima di Trump, Donald Reagan, George H. Bush, Bill Clinton, George W. Bush e Barack Obama; possiamo dire che è stato alla Casa Bianca dal 1980 ininterrottamente fino a oggi.
Parliamo di Anthony Fauci, uno dei più celebri virologi e immunologi mondiali, di origini siciliane, ma nato e vissuto negli Stati Uniti, dove da umile garzone di bottega, con testardaggine e tenacia è riuscito ad assurgere all’Olimpo della scienza medica ed è diventato un punto di riferimento mondiale della virologia e immunologia nello studio e nel contrasto ai virus.
E probabilmente non sarebbe mai comparso sullo scenario mondiale, nonostante tutta la sua esperienza e i suoi passati successi, se non fosse per questo maledettissimo Covid-19, che ha costretto il potente mega-presidente a interpellarlo, a tenerlo vicino ed a sopportarlo.
Perché Trump, che è un megalomane ma non uno stupido, sa bene che se non avesse al suo fianco, in questo tragico frangente, una persona preparata come Fauci, il virus non potrebbe arginarlo e sconfiggerlo; oggi in tutto il mondo contano prevalentemente tali specialisti che riescono, per quanto possibile, a tenere sotto controllo la situazione del contagio, ed a suggerire ai politici e agli amministratori le cose da fare e come muoversi; ma con la differenza che mentre i politici degli altri paesi mostrano la loro titubanza e i loro limiti nei confronti del problema, Trump dà l’impressione di volerlo risolvere solo con le sue roboanti dichiarazioni.
Anthony Fauci è nato a Brooklyn il 24 dicembre 1940. La famiglia era di origini italiane: i nonni paterni, Antonino Fauci e Calogera Guardino, erano siciliani di Sciacca, la nonna materna, Raffaella, napoletana, mentre suo nonno materno, Giovanni Abys, era nato in Svizzera. Erano tutti emigrati negli Stati Uniti alla fine dell’800.
Il padre Stephen e la mamma Eugenia avevano aperto una farmacia nella quale lavorava tutta la famiglia, e “Tony” fin da ragazzo faceva le consegne nel pomeriggio e continuò anche quando si iscrisse al University Medical College, dove si laurea in medicina nel 1966.
Contemporaneamente si iscrive al College of the Holy Cross, dove si laurea nel 1962 in lettere classiche.
A 28 anni entra nel National Institutes of Health e a 44 anni diventa direttore del National Institute of Allergy, ed è ancora lì, impegnato ora nella ricerca di terapie e di un vaccino per sconfiggere il Covid-19.
Nel 1984 Fauci diventa il direttore del “National Institute of Allergy and Infectious Diseases”, da dove supervisionerà un importante programma di ricerche che ha lo scopo di prevenire, diagnosticare, e trattare malattie infettive ed immunodepressive, includendo lo HIV/AIDS ed altre malattie sessualmente trasmissibili.
Inoltre, si occupa di ricerche immunologiche per la terapia di malattie causate da potenziali agenti biologici del bioterrorismo, della tubercolosi, la malaria le malattie autoimmunitarie.
Le Associazioni scientifiche delle quali è membro non si contano, collabora con tante riviste scientifiche, sulle quali si calcola che abbia pubblicato oltre 1000 relazioni, ed ha scritto anche molti testi che riguardano virologia, immunologia, asma e allergie.
Nel 2003, in uno studio dell’ “Institute for Scientific Information” Fauci è stato classificato al 13° posto tra gli scienziati più citati tra i circa 3.milioni di autori di tutte le discipline scientifiche; nel periodo 1993/2003 nel campo della immunologia si è classificato al 9° posto nel mondo.
Nel corso della sua lunga carriera Fauci ha collaborato con i maggiori centri di ricerca statunitensi, ed ha ricevuto trenta dottorati in Italia e all’estero per i suoi contributi alle ricerche cliniche, per molte delle quali è stato un pioniere, sviluppando terapie per malattie precedentemente fatali, come la poliarterite, la granulomatosi.
Insomma è uno scienziato a tutto campo che nel settore degli antivirali e delle immunoterapie ha pochi interlocutori.
Ed è per questo che Trump lo sopporta, e contemporaneamente lo teme perché capisce che Fauci, è una mina nel fianco e condiziona il suo futuro politico in quanto, nonostante la sua mitezza e la riservatezza, lascia intendere quanto egli sia superficiale e vacuo: e per uno come lui questo non è davvero poca cosa.