Ormai è un pandemia, lo ha affermato anche il Direttore generale dell’O.M.S., Tedros Adhanom Ghebreyesus l’11 marzo, aggiungendo che è la prima esperienza di pandemia da coronavirus, che comunque può essere controllata, come sta avvenendo.
Devo ammettere, e faccio il “mea culpa”, che anche io, e sono in buona compagnia, inizialmente ho sottovalutato l’emergenza derivante dal “coronavirus”, manifestatosi in Cina all’inizio di gennaio (qualcuno sostiene già qualche mese prima, ma i cinesi l’avevano tenuto nascosto) e che con velocità incredibile si sta diffondendo nel mondo; al momento sembra che in Cina siano riusciti, con misure veramente drastiche, a bloccarne la diffusione, ma il virus si è rapidamente propagato in Europa, sembra prima in Italia, ma recenti notizie fanno pensare che qualche giorno prima avesse già invaso la Germania e forse anche la Francia.
Comunque anche da noi è arrivato e c’è stata una diffusione inaspettata, tant’è che, dopo molti tentennamenti, il governo sembra si sia organizzato per introdurre, probabilmente con eccessiva lentezza, provvedimenti draconiani per limitarne la ulteriore diffusione.
Il Presidente Conte, che quotidianamente aggiorna il paese sulla situazione e sui provvedimenti che vengono adottati, nella serata di lunedì 9 marzo ha annunciato che le misure inizialmente adottate nelle sole regioni precedentemente colpite, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, sono ora estese all’intero paese, in pratica tutta l’Italia è divenuta “zona rossa”, cioè ad alto rischio, e le draconiane misure prese prima in Cina e poi nelle nostre tre regioni, ora sono estese a tutta l’Italia, e mercoledì 11, ha disposto la chiusura della quasi totalità di esercizi commerciali: una cura da cavallo per arginare i contagi che si estendono a vista d’occhio.
E non è detto che le cose si fermino qui in quanto, nonostante le raccomandazioni e i continui appelli alla responsabilità, tanta parte della popolazione, probabilmente anche a causa di una comunicazione istituzionale confusa e pasticciata, sembra non aver ancora capito i pericoli che stiamo correndo, e fino a qualche giorno fa è parsa intenzionata a continuare la vita di sempre, indice di superficialità e di mancanza del senso di responsabilità; e anche questo è stata una causa della esplosione del contagio in pochi giorni.
In Italia siamo passati da 219 contagiati del 24 febbraio 2020 (tra cui 5 deceduti e 1 guarito), agli attuali 15.113 positivi, di cui 1.258 guariti e 1.016 deceduti ad ieri 12 marzo 2020: questi dati vengono aggiornati ogni sera dalla nostra redazione; risulta anche che, dall’inizio della diffusione in Italia sono stati effettuati 86.011 tamponi.
Certo non siamo alle dimensioni della Cina, che ha totalizzato circa 100.mila contagi, ma in una sola provincia di 60.milioni di abitanti, un “piccolo” territorio di un paese che conta 1.miliardo e 380.milioni di abitanti, il che fa la differenza.
Ma la divulgazione di questi dati sembra non aver avuto molto impatto sulla popolazione; e dico “sembra” perché, nel mentre gli Organi istituzionali si stanno impegnando molto per arginare il contagio, con riunioni continue che producono provvedimenti a ripetizione, i cittadini, fino a qualche giorno fa, non hanno mostrato particolare sensibilità né grande predisposizione al rispetto delle disposizioni emanate e delle regole del comune buon senso, e si sono comportati come se il pericolo del contagio fosse solo una invenzione. Dobbiamo purtroppo dire ancora una volta che la nostra gente è abituata a essere diffidente ed a fare i propri comodi, e prima di cambiare abitudini fa molta resistenza, e se poi rimanere vittima della propria superficialità, i responsabili sono altri, il “governo ladro” in testa.
Questo comportamento ricorda, sia pure con le dovute proporzioni, quello dell’automobilista che, in presenza di un segnale di limitazione della velocità a 60.km.ora, tranquillamente sfreccia a 130, e se poi va a sbattere, sfascia la macchina e magari ci rimette pure qualche gamba, o forse la vita, la responsabilità viene attribuita ad altri, alla società autostradale, al “governo ladro”, e via dicendo; purtroppo questa è la pasta della quale i nostri connazionali, salvo molte eccezioni, sono fatti.
E allora, le regole e il buon senso impongono di non frequentare locali affollati: e chi se ne frega, al bar ci vado ugualmente, in discoteca pure, a ristorante e pizzeria non posso rinunciare, come si può vivere senza cinema o teatro, senza abbracci e baci, senza calorose strette di mano?
Comunque ora sembra che la popolazione abbia finalmente capito e si stia adeguando: speriamo non sia un fuoco di paglia.
Le regole comportamentali sono state capillarmente divulgate e non è il caso di ripeterle, se mai, visto che dobbiamo forzatamente rimanere tutti in casa, e “di tempo ne rimane” come cantava Lucio Dalla, è il caso di approfondire alcuni termini e alcuni argomenti che in questi giorni sono andati di moda, come “epidemia” e “pandemia” e “biosicurezza”, dei quali in Italia non si parla.
I due termini “epidemia” e “pandemia” sono quasi simili, il secondo sembra lo sviluppo del primo, ma le origini sono leggermente diverse.
Derivano dal greco, la epidemia sta a significare una “manifestazione collettiva di una malattia (colera, tifo, vaiolo, influenza, ecc.) che rapidamente si diffonde, per contagio diretto o indiretto, fino a colpire un gran numero di persone in un territorio più o meno vasto. La pandemia, invece indica una epidemia con tendenza a diffondersi ovunque, cioè a invadere rapidamente vastissimi territorî e continenti, come in sostanza è accaduto ora.
Cos’è il “Coronavirus”? Il termine generico indica una vasta famiglia di virus respiratori, dei quali alcuni già individuati (come il Mers e il Sars), nella quale rientra anche l’attuale virus che scientificamente è definito Covid-19; essi provocano un’ampia gamma di patologie, dal comune raffreddore a malattie respiratorie molto gravi; la differenza è che per gli altri i vaccini sono già ci sono, per il Covid-19 purtroppo ancora no. Il termine generico “Corona” è attribuito per la forma sferica con la quale si presentano al microscopio. Pure la Sars e la Mers, debellate, era malattie respiratore. La Sars provocava polmonite, apparve in Cina nel 2002 e provocò una epidemia, tra il 2002 e il 2003, di 8.milla casi in 17 paesi, e oltre 700 morti, per la maggior parte in Cina.
La Mers, più grave dell’altra per la maggiore mortalità (35% rispetto al 10% della Sars), venne segnalata in Arabia Saudita nel settembre 2012, ma si propagò con maggiore lentezza, e interessò pochi casi, 2.550 circa in tutto il mondo, e 860 decessi; da essa fortunatamente l’Italia non fu colpita.
Come per le altre, anche per il Covid-19 non è stato facile stabilire come si sia propagato, e la circostanza che rispetto alle precedenti la propagazione sia stata di gran lunga superiore può essere attribuita alla maggiore mobilità odierna rispetto al passato.
Comunque oggi la situazione è molto grave e impone che tutti rispettino scrupolosamente regole e disposizioni senza lassismi ma anche senza creare incontrollato allarmismo e panico: è umano avere paura, ma non dobbiamo farci prendere dal panico, coscienti che le misure di protezione ci sono e che centinaia di specialisti stanno lavorando per produrre il più rapidamente possibile medicinali adatti, e migliaia di persone del SSN stanno facendo l’impossibile per soccorrere la popolazione.
Ma se, nonostante le raccomandazioni, la popolazione non dovesse adeguarsi, diventa concreta la possibilità che debba esservi costretta “manu militari” («a mano armata: espressione usata a proposito di azioni compiute con la forza delle armi, con l’intervento dell’esercito»).
Locuzione che non avremmo mai voluto sentire in tempo di pace, ma della quale nelle ultime ore si parla con una certa insistenza, con due sigle sconosciute, BSC oppure BSL-4: la prima indica la “bio-sicurezza”, la seconda, derivata, indica il massimo livello consentito per mettere in sicurezza una comunità, col ricorso anche a metodi coercitivi.
Un livello di bio-sicurezza è un insieme di precauzioni di bio-contenimento richieste per l’isolamento di agenti biologici pericolosi in un ambiente chiuso. Il livello di intervento varia dal più basso livello di biosicurezza-1 (BSL-1) fino al più alto livello.4 (BSL-4).
La definizione dei livelli venne messa a punto negli Stati Uniti d’America dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC) organismo nato nel 1945 per lo studio delle malattie trasmissibili.
Dopo alterne vicende e intensi confronti scientifici, venne stipulato il “Protocollo di Cartagena” in Colombia e la versione finale venne approvata nel 2000 a Montreal in Canada ed entrò in vigore l’11 settembre 2003.
Il Protocollo si rifà all’articolo 19 della convenzione sulla diversità biologica (Trattato internazionale adottato nel 1992) e al principio di precauzione. Nel testo si riconosce la necessità di indagare a fondo sui potenziali rischi associati agli organismi geneticamente modificati, ottenuti tramite le moderne biotecnologie, al fine di garantire un elevato livello di protezione.
Nell‘Unione Europea gli stessi livelli vennero approvati in una direttiva di giugno 2002.
In relazione alla pericolosità degli agenti patogeni che vengono studiati si sono definiti 4 livelli di sicurezza, il 4 è il livello massimo. La pericolosità degli studi e delle ricerche consente ai paesi di utilizzare anche interventi di reparti militari per scongiurare diffusioni.
A febbraio 2017 anche la Cina annunciò l’apertura del primo laboratorio di livello 4 del proprio continente, che comunque non ha impedito che il Covid-19 si propagasse.
In conclusione, non è escluso in assoluto che, in applicazione estesa delle precauzioni contro la diffusione del Covid-19, ai sensi di questo protocollo, possano vedersi schierati nelle strade reparti dell’esercito, come già ora sta avvenendo da parte di Polizia e Carabinieri.