Uno studio sulla poesia di Corrado Calabrò, uno dei maggiori poeti italiani
È in libreria l’ultima fatica di Carlo Di Lieto, La donna e l mare. Gli archetipi della scrittura di Corrado Calabrò (Vallardi Editore, 254 pagine, euro 12,50).
Imponente la bibliografia di Corrado Calabrò, uno dei maggiori poeti italiani; ci limiteremo perciò ai titoli più significativi. Il suo primo libro, pubblicato all’età di vent’anni, è Prima attesa (Guanda, 1960). Seguono altri ventidue volumi, tra cui: Vuoto d’aria, per i tipi dello stesso editore; Presente anteriore (Scheiwiller). Rosso d’Alicudi e Una vita per il suo verso (Mondadori); Poesie d’amore (Newton Compton, presso cui ha pubblicato anche il romanzo, finalista allo Strega,Ricordati di dimenticarla, che ha avuto trasposizione cinematografica nel film Il mercante di pietre); poi nel mondadoriano Specchio La stella promessa; ancora:T’amo d due amori, uscito da Vallardi, presso cui ha pubblicato altri due libri: Dimmelo per SMS e Rispondimi per SMS); gli ultimi libri di poesia sono stati pubblicati da Genesi Editrice: si tratta di Mi manca il mare e Stanotte metti gli occhiali da luna.
Sono una trentina le traduzioni delle sue poesie. Sono stati inoltre prodotti CD con poesie lette da Giancarlo Giannini, Achille Millo, Riccardo Cucciolla, Paola Pitagora e altri ancora. Un suo poemetto, trasposto in musicaclassica, è stato rappresentato nell’Auditorium di Santa Cecilia a Roma. I testi di Calabrò sono stati più volte presentati in teatro in recital-spettacoli, in Italia( al Teatro Argentina di Roma, al Piccolo di Milano e altri); e all’estero.Numerosi i saggi critici: citiamo solo Per la sopravvivenza della poesia uccidiamo i poeti su “Poesia” di Crocetti, e ultimamente Rappresentazione e realtà, Nuovi Argomenti; è stato insignito della laurea honoris causa da varie università.
Ha conseguito numerosi e importanti premi tra cui il Gustavo Adolfo Béquer e ultimamente il premio alla carriera I Murazzi.
Ma torniamo al libro La donna e il mare. È un libro di cui si avvertiva la mancanza, dalmomento che la poesia di Corrado Calabrò, studiata e analizzata per decenni dal punto di vista soprattutto formale, necessitava di un’analisi attraverso un’esegesi di tipo psicanalitico, e Di Lieto è autore di vari saggi critici in chiave psicanaliticasu Leopardi Pirandello, Pascoli, Carducci , Papini, Calabrò, Mazzella e Fontanella, sulla poesia tra Otto-Novecento e su quella contemporanea.
Struttura del libro: è una struttura composita,che nella sua complessità riesce a dar conto delle varie sfaccettature della personalità e del mondo ideale dell’autore. Innanzi tutto l’oggetto libro è impreziosito da un ampio materiale iconografico, che comprende non solo le riproduzioni di importanti opere d’arte, che hanno temi in comune con la poesia di Calabrò, ma anche fotografie di momenti significativi della sua vita. Poi un’introduzione, in cui l’autore traccia le linee della sua interpretazione in chiave psicanalitica della produzione del poeta calabrese. Poi tre capitoli di critica: cap. I: capogiri bilogici e pensiero emozionale.
Capitolo 2. “La materia dei sogni”: l’amore come metanoia; cap. 3: Tracce mnestiche e “intermittenze del cuore”.
Di Lieto in questi tre capitoli si sofferma sulla poesia del Nostro osservando, tra l’altro, che “la tessitura delle immagini transita dal voluttuoso al seducente, dal melanconico all’elegiaco, dall’ironico al grottesco; questo attraversamento non risparmia neppure il sapiente connubio tra poesia e scienza. Con l’analisi dell’inconscio, leggiamo ancora nell’Introduzione, si cerca di cogliere…le esperienze reali con l’epifania dei ricordi. Il poeta è assediato dai propri fantasmi, nella risacca di un tempo acronico e nel disincanto della caducità. Il trasalimento amoroso rompe la rete analogica del visibile, contenendo la realtà cosciente, in uno spazio lontano dall’universo fenomenico, nell’indecifrabile mondo dell’inconscio.
La realtà viene sospesa sul piano inclinato dell’illusione, e viene raccontata mediante la vieta liturgia della parola, che riesce a trasmettere le dissolvenze trasversali del sentimento amoroso. Quando vien colpita la pietra focaia dell’ispirazione, una densa trama di slittamenti e di metafore libera, per via associativa, lo stream of consciousness. Questo attraversamento trasmigra verso un inconoscibile altrove, che, con un flusso incalzante di immagini, compone un variegato regestocompositivo. L’illimite per Calabrò, vortica in uno scenario inconscio; egli elabora un’ipotesi liberatoria che oblitera il principio di realtà in un principio di piacere, associandolo, con il travestimento del ricordo, all’imago della donna e all’archetipo del mare.”
Di Lieto prosegue, notando un “appagamento a fronte della malinconia esistenziale e un’ osmosi tra memoria ed emozione.. Il pensiero onirico rompe gli argini e pervade la mente del poeta. Per Calabrò il pensiero poetante diviene una categoria dello spirito, la cui matrice introspettiva conserva le tracce mnestiche e il dono della creatività. La tessitura onirico-fantastica cattura, attraverso il deragliamento e gli slittamenti di senso, scatti memorabili, che si addensano con connessioni analogiche a rapidi mutamenti di registro stilistico.Lungo il versante diadico del dentro/fuori, la logica di questo scenario inconscio trova una spiegazione nella ermeneutica della bi-logica di Matte Blanco.
Di Lieto cita poi Freud: “Io sono convinto che il vero godimento dell’opera poetica provenga dalla liberazione dalle tensioni della nostra psiche. Forse contribuisce a tale esito il fatto che il poeta ci mette in condizione di gustare le nostre fantasie senza alcun rimprovero e senza vergogna”.
Una ricca scelta antologica, in una successiva sezione, esemplifica la teoria esposta dal Di Lieto, mediante alcune tra le piùtoccanti liriche dell’autore di Mi manca il mare. Ma il libro può dirsi completo, veramente.È la completezza il pregio indiscutibile di quest’opera su Calabrò.
Non manca infatti un’antologia di scritti critici dello stesso poeta, che mostrano, se ce ne fosse bisogno, che egli accompagna una costante riflessione critica al suo far poesia . E questo è proprio dei veri poeti, consapevoli della propria poetica.
Nello scritto teorico Il poeta alla griglia, infatti, Corrado Calabrò introduce considerazioni che si situano al crocevia tra linguistica e letteratura, spingendosi con grande acuzie sul versante della critica letteraria, per propugnare un ideale di letteratura, anzi di poesia, “che è scoperta che zampilla sempre nuova e gioia di quella scoperta” e propensione all’autenticità, e contrapponendosi al vuoto prodotto dal pensiero debole e riempito dall’ideologismo e da mode effimere. Ne consegue, argomenta Calabrò, la destrutturazione di sintassi, metrica esignificanze tradizionali.
Il nichilismo, aggiunge l ‘autore di Rosso d’Alicudi, nasce “da un’esasperata sete di valori non convenzionali”. La poesia “ha anche provato a giocare a dadi, ma non sembra che la casualità abbia prodotto unasola poesia degna di questo nome. Allora i cenacoli son diventati più esclusivi…imperano i fabbricanti del nulla (fuor che del loro stesso potere). E posto assiomaticamente daidommatici leaderche solo undeterminato modo difar poesia è accettabile… ne consegue che poeti possono dirsi esclusivamente gli appartenenti a quel circolo esoterico e poesia possa dirsi solo il prodotto ortodosso di quegli eletti che passi attraverso la griglia della prequalificazione teorica. Ecco dunque il poeta allagriglia”. Qui Calabrò raggiunge punte polemiche degne di un pamphlet. Da qui, continua Calabrò, discendono quattro abbagli.
- “Non si può applicare un criterio raziocinante a un fenomeno essenzialmente dionisiaco, qual è l’arte……
- La frantumazione dell’espressione… ha portato alla enfatizzazione della parola…che sclerotizza la vitalità artistica;
- È un’utopiaaffermare la perfetta intransitività del segno, spogliato di ogni significato recepito… E lo stesso vale per il significato deprivato di significanza… Non può venire in soccorso la cifra stilistica di gruppo, a meno di non fare come quel gruppo di pazzi in cui uno, a turno, enunciava un numero corrispondente a una barzelletta e gli altri ridevano. …Così come è un’utopia quella del significato senza significante. La poesia…non può restare confinata in un limbo di incomunicabilità”. Dove si apprezza la capacità di rendere visibile il ragionamento mediante l’uso di similitudini o raccontini, parabole quasi, corpose, da poeta qual è.
- Oggi, la scienza si sovrappone alla filosofia e all’arte. La fisica si propone di spiegarci la cosmogonia dell’universo, prendendo il posto della teologia. Il linguaggio è importante, ma accanirsi letterariamente su di esso lo isterilisce. A volte la prosa del nostro, che si atteggia variamente a seconda dell’argomento, contiene pietruzze abbaglianti di umorismo; altre volte abbiamo pagine scritte con una forza satirica molto efficace; ecco un esempio: “Recentemente si è cercato d’interpretare il linguaggio dei cetacei che…emettono dei messaggi dei quali, come di certa poesia (il corsivo è nel testo) dei giorni nostri, possiamo captare la modulazione, il contenuto quantitativo, mentre ci sfugge quello semantico. Forse, tenendo i poeti sott’acqua, si potrebbe stabilire con loro un rapporto epistemico, come con i delfini”. La poesia, conclude Calabrò, deve alimentarsi della vita. Il vero poeta ha voglia di illimite. Esprimere l’indicibile, la bellezza è una necessità. Ma la bellezza si può solo evocare. Di qui l’importanza della metafora, un modo per dare un ultrasenso alla realtà, per svelarcene “la valenza riposta”.
È l’intuizione? Si domanda l’autore. L’intuizione è ormai una brutta parola , rifiutata dai critici, dopo Kant. In realtà si sono stati altri che l’han rivalutata, da Fichte a Husserl. Anche la scienza, del resto, si serve dell’intuizione e della metafora.
Calabrò cita poi Valéry: “Il primo verso è un dono degli dei”. E Dante: “Allora dico che la mia lingua parlò quasi come per se stessa mossa e disse: Donne ch’ avete intelletto d’amore.” L’esercizio del poeta è utile per trovarsi pronti in quella fase di avantesto, d’incubazione. La poesia poi unisce insieme indeterminatezza,(Leopardi docet,N.d.R.) e misura. Perciò è importante la metrica, che consente con l’a capo alla mente dell’ascoltatore di registrare il verso che ha udito e di predisporsi al verso seguente.
Qui lo scrittore dà vita a brani pervasi da intensa liricità;cediamogli la parola: “Un soffio sembra attraversare in certi momenti il nostro stato d’animo…sta per recarci la rivelazione di qualcosa che ci predispone a una…sovradeterminazione…: un orizzonte di significato è stato oltrepassato”. La creatività, prosegue Corrado, sembra soggiacere a unanecessità:…”come se esistesse una scala cromatica che il poeta deve scoprire a occhi chiusi”.È dal non detto, indotto da una particolare espressione, che scaturisce l’evocazione. La cecità di Omero è emblematica; il poeta non vede il quotidiano, intravvede al di là(il corsivo è nel testo).
Il poeta riporta poi la distinzione tra parola parlata e parlante. Lapoesia non può utilizzare parole smorte ma neppure troppo eloquenti. Essa tende a sintonizzare stati d’animo. Laparola del poeta è come l’ostia rispetto all’eucaristia. La lingua di trasmissione è una lingua angelorum, fatta di accordi, disilenzi, nasce dalle parole , ma le trascende. La parola poetica dà l’impressione di fornire una risposta a una nostra attesa. Il valore medianico della parola è in quello che suscita. Laparola deve suggerire qualcosa che noi integriamo. È bene che i versiabbiano una loro musicale suasività, perché devono piacere invitando a una seconda e terza lettura, “finché scattiquel commutatore di banda che riveli su uno schermo interiore l’immagine della bellezzacheguardavamo senzavederla”. “Come una ragazza bella, che ci sfiora e va non sappiamo dove, ci deve attrarre con le sue forme” . La poesia è come un sogno che ci lascil’impressione di una rivelazioneimminente di qualcosa che avevamo perduto.Peressere recepita deve suscitare empatia. La poesia, prosegue Calabrò, crea il mondo, perché ce lo fa scoprire; poeta e lettore, inoltre, sono un tutt’uno per il tratto di tempo in cui sentono allo stesso modo. Beethoven e noi siamo contemporanei.
Due parole sull’autore. Carlo Di Lieto insegna all’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli. Critico militante, ha al suo attivo le seguenti monografie: Pirandello e la “coscienza captiva”, Torino, Genesi Editrice, 2006; La scrittura e la malattia. Come leggere in chiave psicanalitica “I fuochi di Sant’Anselmo” di Felice Colucci, Napoli , Dante e Descartes, 2006; “L’identità perduta”. Pirandello e la psicanalisi, Torino, Genesi Editrice, 2007; Pirandello, Binet e “Les altérations de la personalité, Edizioni Simone 2008; Il romanzo familiare del Pascoli: delitto, “passione” e delirio, Napoli, Guida, 2008; Francesco Gaeta: la morte, la voluttà e i beffardi spiriti”, Napoli, Guida, 2010; “La bella afasia”. Cinquant’anni di poesia e scrittura in Campania (1960-2010), un’indagine psicoanalitica, Torino, Genesi Editrice, 2011; Luigi Pirandello pittore, Venezia, Marsilio Editori, 2012 e “Psicoestetica”, il piacere dell’analisi, Torino, Genesi Editrice, 2012; Leopardi e il mal di Napoli (ibid. 2016). Suoi testi sono stati adottati in università italiana ed estere. Collaboratore di importanti riviste ,tra cui “Misure critiche”, “Silarus” e “Nuova Antologia”, è nella redazione di “Gradiva”, di “Vernice” e del “Pensiero poetante”. Vincitore per la saggistica del Premioletterario nazionale “Silarus” 2009; del premio Minturnae 2009; del Premio “Emily Dickinson” 2013-2014. è socio dell’Accademia Internazionale “Il Convivio” e dell’Unione Nazionale Scrittori e Artisti. Dirige la collana “Letteratura e psicanalisi” della Genesi Editrice di Torino.
Dulcis in fundo. Ci piace terminare, citando un poesia di Corrado Calabrò:
Ricordati di dimenticarla
Non ti regalerò un castello/e nemmeno un flat a Manhattan.//Non ti regalerò un anello/col suo occhio spocchioso di diamante.//Ti donerò un ventaglio con su scritto: “ te quiero para olvidarte ,/para quererte te olvido” (Fabio Dainotti)