“…o forse arrivederci nell’aldilà, dove certamente prima o poi ci ritroveremo, e dove potremo continuare a sognare com’è stato quando, negli anni ’60, ’70 e ’80 ci deliziavi con le tue canzoni, con i tuoi sussurri, con le tue coinvolgenti interpretazioni che hanno fatto sognare milioni di giovani di allora, i quali hanno continuato a sognare anche dopo decenni, memori di quelle coinvolgenti serate, che hanno contribuito a formare coppie, a trasformarle in famiglie, a far mettere al mondo figli che, probabilmente, per l’evoluzione dei tempi e dei gusti, non ti hanno mai conosciuto, non hanno potuto sognare al suono delle tue canzoni, allora il meglio dei sentimenti autentici dell’amore, della passione, sentimenti puliti e scevri da “aiuti” di droghe, e delle diavolerie che poi il mondo ha scoperto ed i giovani di oggi, fortunatamente non tutti, usano”.
E’ con questi pensieri che ho salutato Fred Bongusto alla notizia della sua morte avvenuta un mese fa, l’8 novembre 2019, a Roma, della quale si celebra il trigesimo.
Nel 1964, quando lanciò una delle sue canzoni più note, quella che lo fece conoscere al grosso pubblico, “Una rotonda sul mare” avevo qualche anno più di venti, l’età delle più belle esperienze d’amore, quelle che non si dimenticheranno più, e quella canzone avrebbe accompagnato me e migliaia di altri giovani per tutta la vita: com’è stato. Quella canzone che, oltre ad avere un successo strepitoso, venne anche scelta da Luchino Visconti come tema principale del film “Vaghe stelle dell’orsa” del 1965.
Era nato a Campobasso il 6 aprile 1935, si chiamava Alfredo Antonio Buongusto, aveva assunto il nome d’arte di Fred Bongusto, ed è stato un cantante molto popolare negli anni sessanta, e nel decennio successivo, collocandosi nel gruppo dei cantanti intimisti, confidenziali, come Nicola Arigliano, Teddy Reno, Jonny Dorelli, Emilio Pericoli, Bruno Martino, che avevano emulato cantanti di livello mondiale come Frank Sinatra e Nat King Cole, cantanti che parlavano al cuore, che cantavano sentimenti intimi, che cantavano l’amore autentico, fatto di futuro, di prospettive, ma principalmente di sogni.
Fred aveva una volca calda, roca, sensuale, che già prima che divenisse noto era stata notata e apprezzata nella sua città, nella quale fino dalla giovane età aveva avuto successo.
E’ stato sulle scene dal 1960 fino al 2013, ma il suo periodo d’oro è stato fino alla metà degli anni ’80, incidendo per le case discografiche più prestigiose nazionali ed estere; negli anni della maturità ha scritto anche colonne sonore per la cinematografia, distinguendosi sempre con il suo stile sobrio e intimistico.
Tantissime sono le canzoni che hanno fatto sognare per un quarto di secolo, iniziando dall’epoca nella quale gli “urlatori” erano ancora sconosciuti, e nella quale i sentimenti non erano sbandierati ai quattro venti in trasmissioni televisive o di piazza, talvolta di una volgarità insopportabile; i sentimenti erano quasi nascosti, coperti da un riserbo che oggi sembra scomparso, e se qualcuno ancora lo mostra sembra sia guardato come un alieno; una volgarità che distingue la nostra epoca, nella quale sembra non ci sia più posto per il pudore, la riservatezza e la delicatezza: tutto ciò che proprio Fred Bongusto, e tantissimi come lui, ha rappresentato.
E ad esso voglio dedicare questo ricordo, ringraziandolo per aver segnato l’esistenza mia e di una intera generazione: grazie Fred…