Tutti i paesi dell’Unione Europea, ultimi la Cancelliera tedesca Angela Merkel e il Presidente francese Emmanuel Macron, stanno chiedendo alla Turchia di Erdogan di cessare l’attacco al popolo curdo, avviato pochi giorni fa dalla incomprensibile decisione del Presidente degli Usa Donald Trump di ritirare l’ultimo piccolo contingente di militari statunitensi, che, nonostante piccolo, era riuscito negli ultimi anni a bloccare qualunque iniziativa ai danni dei Curdi.
L’Unione Europea, oltre alle dichiarazioni di dissociazione dall’attacco e le pressioni che sta esercitando sulla Turchia e su tutti gli attori di questa incredibile guerra, sta facendo di più, vale a dire sta invitando tutti i paesi dell’Unione a bloccare le vendite di armi alla Turchia; non è che questo sia una condizione determinante in quanto Erdogan può rifornirsi di armi acquistandole in altri paesi, ma è un forte segnale di dissociazione e di intralcio diplomatico nei confronti della Turchia, ma specialmente del suo Dittatore il quale, con la sua politica, da decenni sta ricattando il mondo e l’Unione Europea per ottenere dalla stessa sempre maggiori aiuti, con la minaccia di far esplodere la polveriera che ha in grembo, vale a dire i circa 3 milioni e mezzo di profughi siriani i quali vivono in condizioni disumane nei campi profughi della Turchia e grazie ai quali Il Ras turco fa il bello e il cattivo tempo in Europa e nel mondo.
I soggetti coinvolti in questo ennesimo tassello di terza guerra mondiale combattuta a spicchi, che rischia di far esplodere un conflitto enorme in una parte dell’Europa già scossa da tante tensioni e conflitti, sono pochi, ma ciononostante determinanti in quanto sono quelli che, purtroppo, contano nell’equilibrio mondiale: il Presidente degli Usa Donald Trump, il Presidente-Dittatore turco Recep Tayyip Erdogan, il Presidente-Dittatore siriano Bashar al-Assad; non vanno dimenticati i terroristi Jadisti che, dopo l’attacco alle Torri gemelle dell’11 settembre 2011, vennero perseguitati in tutti i paesi nei quali vivevano e prosperavano dall’esercito statunitense e da quelli degli alleati, i quali si avvalsero anche di forze armate locali per individuarli ed eliminarli, ed una di queste forze era appunto l’esercito curdo che operò nel Kurdistan e nel nord della Siria, mettendo fuori gioco migliaia di terroristi che vennero confinati in prigioni da essi controllate; tra le varie conseguenze che questa incredibile guerra potrebbe provocare, potrebbe esserci anche la liberazione di questi terroristi e la ripresa in massa delle loro azioni contro tutti i paesi che hanno nel mirino.
Tutti gli altri soggetti politici che contano nel mondo, compreso il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, si mantengono defilati e danno l’impressione di non essere, al momento, interessati a prendere posizione.
Preliminarmente è il caso di fare una menzione di coloro che sono sempre stati, in passato, pronti a rivolgere critiche agli Usa allorquando intravedevano in quegli interventi militari una indebita ingerenza in altri paesi, e lo accusavano di voler essere il ”gendarme del mondo”; ora che Trump sembra determinato ad abbandonare questo ruolo, causando il disastro della guerra della Turchia contro il popolo curdo, non si vedono e non si sentono tutti quei “sinistroidi” che in tante altre occasioni hanno tuonato contro “il gendarme”, e ora non fanno il minimo accenno alle conseguenze che la sua presenza, probabilmente, contribuiva a evitare massacri ed eccidi.
Chi conosce bene la situazione del popolo curdo, della sua storia, degli eccidi che ha subito in passato, per averlo frequentato ed essere costantemente in contatto con esso, asserisce che la decisione di Donald Trump di abbandonare al suo destino i Curdi è stata presa da almeno un anno, ed è frutto di un accordo scellerato tra Trump e Erdogan finalizzato anche a destabilizzare la Siria, che il dittatore Assad continua a dominare nonostante la forte opposizione interna che ha portato ad una rivolta delle minoranze le quali non riescono a scalzarlo e contro le quali Assad pure ha commesso i peggiori crimini, usando in talune occasioni anche gas, e provocando migliaia di morti anche tra la popolazione civile. Gli Usa hanno sempre brigato perché Assad cedesse, ma hanno sempre trovato l’opposizione della federazione Russa; probabilmente Trump ha pensato che l’intervento militare della Turchia accelerasse la caduta di Assad, e il popolo curdo è stato solo un pretesto per giungere a tanto.
Certamente il vero problema in tutto questo scenario è proprio il Presidente Donald Trump, un personaggio complesso del quale molti, anche nel proprio paese, asseriscono non solo che non sia all’altezza del suo ruolo, e non tanto per gli scandali che hanno segnato finora il suo mandato, e per i quali rischia l’impeachment, che negli ultimi tempi fortemente invoca il Senato, armai a maggioranza democratica: ma c’è anche chi invoca l’applicazione contro Donald Trump del 25° emendamento della Costituzione statunitense il quale prevede che un presidente non sano di mente vada immediatamente destituito per incapacità mentale.
In pratica, le azioni che fanno temere la incapacità mentale di Trump sono tante, e quella del ritiro del minimo contingente armato a protezione del popolo curdo è solo l’ultimo di una serie molto corposa, che ha provocato il dissenso dei suoi stessi amici repubblicani, molti dei quali si sono spontaneamente dimessi o sono stati dimissionati proprio da Trump; d’altra parte non si vede come si possa considerare sano di mente il presidente statunitense che, per giustificare il ritiro delle truppe americane che, alla fin fine, proteggevano proprio i Curdi, ha dichiarato che gli stessi non hanno aiutato l’esercito Usa nella seconda guerra mondiale, e poi ha esortato Erdogan a non attaccare il popolo curdo.
Se questo comportamento non è da folle, qualcuno dovrebbe spiegare cosa sia la follia!
Intanto la conseguenza di questa pazzia è che il dittatore turco si sia sentito autorizzato ad invadere il nord della Siria per perpetrare l’ennesimo genocidio contro il popolo curdo, e la potenza militare turca certamente non può essere fermata dall’esercito curdo.
Il popolo curdo, che nel 1991 era stimato in 22,5 milioni di persone, delle quali il 48% viveva il Turchia, il 18% in Iraq, il 24% in Iran e il 4% in Siria; oggi sembra che il popolo curdo conti da 35 a 45.milioni di persone, sparpagliate in molti paesi del mondo, delle quali circa 40.milioni in uno Stato, il Kurdistan, incastonato tra Turchia, Iraq, Iran e Siria.
L’ esercito ben organizzato e molto determinato, formato da “Peshmerga”, vale a dire combattenti che intendono battersi fino alla morte, divisi tra due formazioni sotto il comando del PDK e dell’UPK, non sempre in pacifica convivenza, conta circa 200.mila soldati bene armati, addestrati e organizzati, e molto determinati, dei quali molte donne, e con arsenali ben forniti.
Ovviamente le truppe non possono competere con l’esercito turco, che risulta essere uno dei più forti della Nato, ma certamente, determinato com’è a resistere, e forte delle precedenti esperienze, certamente darà filo da torcere ai turchi.
Fino a quando e fin dove ci porterà questo ulteriore conflitto nessuno è in grado di prevederlo.
Dobbiamo solo augurarci che le pressioni internazionali, UE in testa, e una chiara presa di posizione di Vladimir Putin, possano far desistere la Turchia dal proseguire in una azione bellica che potrebbe condurre ad un ulteriore massacro del popolo curdo, e dobbiamo sperare che le prossime elezioni negli USA, se non l’impeachment o l’applicazione del 25° emendamento della costituzione statunitense, portino al cambiamento della guida degli Usa.