L’intervista a Luigi Senatore, che abbiamo pubblicato oggi, incentrata sul tema delle prossime elezioni comunali offre non pochi punti di riflessioni.
Su un aspetto, tuttavia, riteniamo sia doveroso fare chiarezza in quanto immaginiamo che le dichiarazioni del prof. Senatore a più d’uno potrebbero risultare indigeste ed essere liquidate come intrise di troppa teoria e poca concretezza.
Certo, vero è che la politica è l’arte del possibile, del compromesso, della capacità di adeguarsi alla realtà, di contemperare interessi contrastanti, di mediare fra posizioni a volte almeno all’apparenza irrimediabilmente inconciliabili. Tuttavia, questo non vuol dire che la politica e chi fa politica non debba essere animato da buoni propositi, da forti motivazioni, da principi e ideali fondanti, da un’etica con solidi radici nella cultura democratica e nei valori della giustizia sociale e della dignità umana.
Ecco, in questa ottica va letta, compresa e apprezzata, l’intervista a Luigi Senatore, che si rivela essere un compendio di sano e appassionato impegno civile e politico.
Detto ciò, non potendo commentare i tanti passaggi meritevoli di un approfondimento, ci limitiamo solo a qualcuno di essi.
Riteniamo che rappresenti di sicuro un elemento di ragguardevole chiarezza l’affermazione -all’apparenza scontata ma che in politica, e non solo in quella locale, non lo è affatto, anzi- con cui il nostro sostiene che “non esiste l’uomo solo capace di cambiare le cose, esiste invece una Comunità che mette da parte l’individualismo esasperato che la caratterizza ed imbocca la strada giusta”.
Restando in ambito locale e in vista delle prossime elezioni comunali, riteniamo che questo dovrebbe essere il mantra, in primo luogo, delle forze politiche, soprattutto per quelle di opposizione che vogliono mettere su un’alternativa, con l’individuazione di un candidato sindaco e di una squadra oltre che con la definizione di un progetto e quindi di un programma. In secondo luogo, per la nostra Comunità nelle sue varie espressioni e nelle diverse formazioni sociali (come ci insegna la nostra Costituzione repubblicana) in cui i singoli cittadini si attivano per «l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale». E per noi cavesi soprattutto, questo concorrere con umiltà nel far imboccare la strada giusta alla città, alle istituzioni, alla politica locale, è un dovere cui non dovremmo sottrarci, come purtroppo troppo spesso è avvenuto finora con sicumera, grettezza o colpevole disinteresse.
Non a caso, in un altro passaggio, Senatore spiega che “il civismo potrebbe liberare questa Città dalle invadenti ingerenze di personalità politiche che spesso ne hanno mortificato le aspirazioni”. C’è poco da aggiungere, se non chiarire che il richiamo al civismo formulato da Senatore riguarda quello vero e non quello posticcio, giusto per mettere su una lista di candidati di appoggio a qualcuno o, se si preferisce, ad un partito. In pratica, il civismo non è quello degli escamotage per barare e turlupinare gli elettori.
Inutile dire che meritano la giusta attenzione le qualità che il professore Senatore immagina per un primo cittadino:”ampia visione, competenza, onestà e pazienza. Non serve un Sindaco mediatore ed ostaggio ma un Sindaco espressione di idee e progetti condivisi, un Sindaco leale con una squadra leale”.
Noi ad un Sindaco chiederemmo anche coraggio. Ed è proprio quello che aggiunge a fine intervista Luigi Senatore quando, raccontando l’episodio del nonno vittima della violenza fascista durante il ventennio, sostiene con forza e convinzione che “bisogna avere coraggio. Non tutti hanno coraggio, spesso la spregiudicatezza viene scambiata per coraggio. Il coraggio è qualcosa di molto diverso”.
Quel coraggio che manca troppo spesso alla politica per assumere decisioni e prendersi delle responsabilità. E’ il caso, tanto per portare un esempio banale ma assai significativo, del centrodestra cavese che, da oltre sei mesi, non ha avuto il coraggio di decidersi sul nome del futuro candidato sindaco, evitando di scegliere fra due aspiranti.
Se questo è, figurarsi quando occorrerà un pochino di coraggio per decidere qualcosa di più impegnativo per le sorti future della città!
Insomma, c’è da preoccuparsi. E per davvero.