Siamo onesti. Pensando al compito assai impegnativo e per certi versi proibitivo che si è assunto Armando Lamberti ricoprendo l’incarico di assessore comunale alla cultura, non possiamo che commiserarlo. E i motivi sono evidenti: il pochissimo tempo che dispone per impostare un cambio di rotta, la complessità di un settore così problematico come quello delle politiche culturale, la penuria di risorse finanziarie, la difficoltà di muoversi in un terreno minato da troppi interessi contrastanti e da cattive e consolidate abitudini, l’eccessivà litigiosità tra molti dei vari protagonisti che operano nei vari segmenti del settore, ovvero da quello folcloristico a quello culturale in senso stretto.
Per farla breve, immaginare il vicesindaco Lamberti nel ruolo di novello Don Chisciotte in salsa locale alle prese con degli indomiti mulini a vento, ci pare essere se non vicino alla realtà quantomeno come il più serio dei pericoli che corre il nostro assessore alla cultura.
Per questa ragione, l’intervista ad Armando Lamberti, che il nostro giornale pubblica oggi, riteniamo sia particolarmente interessante sia per i contenuti molto significativi per quello che potremmo definire l’essenza, l’anima, il cuore dell’identità storica e culturale della nostra città, ma anche per la forte connotazione etica e lo spessore culturale che emergono da molte sue risposte.
Alcuni passaggi dell’intervista riteniamo doveroso sottoporre all’attenzione dei nostri lettori.
Cominciamo dal ruolo dell’Ente Montecastello, la cui autonomia va salvaguardata, ma in ragione della sua rilevanza che “è tale da coinvolgere l’immagine e i simboli della città di Cava, si profila necessaria la supervisione pubblica… non solo per evitare ciò che si è verificato quest’anno, ma soprattutto per costruire un percorso che consenta la migliore condivisione e valorizzazione di questo momento identitario della nostra comunità, della nostra gente”.
Al riguardo, non c’è molto altro da aggiungere, se non l’auspicio che in tempi brevi tutto ciò trovi una concreta realizzazione, non fosse altro perché “la festa di Montecastello è innanzitutto memoria civica connessa al fatto religioso… legata alla celebrazione del Corpus Domini, il cui ostensorio in luminarie campeggia sul rilievo collinare”.
E’ significativo anche il fatto che l’assessore Lamberti non si nasconde la necessità che occorra mettere un po’ d’ordine nel folclore cavese, istituendo una cabina di regia per evitare che” il tutto scada in farsa, e proprio in danno di quella storia che si pretende di esaltare” ma anche “per evitare che si viva in un disordine culturale che coinvolge la vita della città”.
Anche in questo caso, l’auspicio è che si arrivi a questa indispensabile cabina di regia.
L’assessore Lamberti ha nell’intervista avuto modo di chiarire anche un po’ lo stato dell’arte degli Stati Generali della Cultura, precisando che “rappresentano la fase preparatoria del grande progetto “Cava de’ Tirreni Città Parco Culturale” e che “la seconda fase sarà costituita dalla istituzione della “Fondazione Cava de’ Tirreni Città Parco Culturale”.
Insomma, un percorso abbastanza lungo e articolato, che sta muovendo appena i primi passi. Quel che pare giusto evidenziare è l’assicurazione circa il fatto che “la Politica della Cultura a Cava non può essere una questione che si risolve nella visione personale dell’Assessore o della stessa Amministrazione, ma necessita della partecipazione più ampia possibile”.
E qui, nella nostra mente, compare la figura romantica e cavalleresca di Don Chisciotte.
Non sarà, infatti, cosa agevole e neanche da poco avere al riguardo la partecipazione e il contributo della città. E non solo per la negligenza della solita politica, la quale, piaccia o meno, non è la sentina di tutti i mali come per molti è comodo farlo credere, bensì anche e soprattutto per le invidie, le piccinerie, lo scarso interesse, l’incapacità a costruire piuttosto che a bearsi nello sterile esercizio della lamentazione, la pigrizia e la cattiva predisposizione di un bel po’ di stakeholder e più in generale della società civile.
Eppure, non bisogna rinunciare a tentare di cambiare modi di pensare e di agire anacronistici ed improduttivi. Ed è a dir poco lodevole l’impegno, la fatica che l’assessore Armando Lamberti ci mette con passione e generosità.
“La politica è visione -spiega Lamberti- implica e richiede una progettualità, e quando una persona smette di sognare si usa aggiungere che smette di vivere”.
E’ proprio così. Viviamo tempi bui, forse o comunque proprio perché la politica ha perso questa dimensione onirica. Ed è diventata o quantomeno spesso si rivela mediocre, miope, senza idee, amorale.
E non vale solo per la politica, ovviamente. Chi ha visto, un bel po’ di decenni fa, il film “La storia infinita”, ricorderà una frase che ci è rimasta scolpita nella mente: «Phantàsia è il mondo della fantasia umana: ogni suo elemento, ogni sua creatura scaturisce dai sogni e dalle speranze dell’umanità. E quindi Phantàsia non può avere confini. Perché Phantàsia muore? Perché la gente ha rinunciato a sperare, e dimentica i propri sogni: così il Nulla dilaga».
E il nulla sta dilagando per davvero, soprattutto nel nostro Paese, in questa società moderna sempre più social, sempre più comunicativa, ma anche sempre più vuota, arida, persa nella solitudine dell’etere che sempre più spesso produce odio e falsità. E allora, al di là di quello che riuscirà a realizzare, noi siamo con Armando Lamberti in questa sua specie di missione impossibile.
Non fosse altro perché ha il coraggio di sognare.