Da cavese “importato”, comunque legato a questa città che mi ha dato adeguata accoglienza e nella quale tanti mi hanno onorato della loro amicizia, talvolta fraterna, ho cercato di trovare almeno un motivo, dico uno, che giustificasse le diatribe che da qualche settimana divampano intorno alla Festa di Montecastello, alla celebrazione degli eventi storici legati alla Pergamena bianca, alle Notti al Castello, e a tutte le attività e manifestazioni storiche e folcloristiche che connotano l’estate cavese.
Non ne ho trovato uno.
Ho anche cercato di individuare qualche “interesse di bottega” in virtù del quale intorno a queste celebrazioni si è acceso tale incendio, nella illusione che almeno esso lo “giustificasse”.
Nemmeno questo ho trovato.
Il che mi ha indotto a concludere che il tutto è scaturito da incompetenza, pressappochismo, disinteresse per i desideri della comunità, stupido decisionismo (avrei potuto usare il termine “sovranismo in sedicesima” che tanto va di moda) da parte di personaggi che ruotano intorno all’estate cavese fingendo di contare qualcosa in virtù delle cariche che hanno conquistato, non si sa bene col consenso di chi, e alle quali sono abbarbicati, nell’assoluto disinteresse della Amministrazione cittadina che sembra dire sempre sì a tutto, salvo poi a fare macchina indietro, facendo una doppia brutta figura.
E meraviglia la constatazione che, nonostante l’Amministrazione abbia finalmente designato un responsabile per la cultura, individuandolo nella persona del Vice-Sindaco Prof. Armando Lamberti, nemmeno questo sia stato sufficiente ad arginare tutti i flop e i disastri provocati.
Oramai ci dobbiamo rassegnare, quest’anno l’estate, dalla Festa di Montecastello in avanti, è partita proprio male e voglio augurarmi che non si concluda peggio, anche se, peggio di così…: ma al peggio non c’è mai fine. Spero che finisca qui, ma non ci credo molto: se questo è il preludio, e non siamo ancora entrati in scena, immaginiamo cosa accadrà durante la rappresentazione e come sarà il finale.
Ovviamente mi auguro che vada tutto liscio, almeno lo spero.
Ma vi sono cose che non si può fare a meno di commentare, cose che debbono essere oggetto di critica, ovviamente in senso positivo, con la speranza che chi deve intendere, intenda, chi deve agire, agisca, chi deve farsi da parte si faccia, finalmente, da parte.
Partiamo dalla tradizione e dall’antefatto, vale a dire dalla decisione, formalizzata con tanto di opuscoli, di post sui social e di dichiarazioni ufficiali, di fissare i festeggiamenti da giovedì e concluderli domenica 30 giugno, giorno in cui, dopo la celebrazione della Santa Messa nella Cattedrale, e le animazioni previste lungo le strade, si sarebbe svolto lo spettacolo pirotecnico.
La popolazione è insorta per i motivi che oramai tutti conoscono, e il Comitato e il Sindaco, che è la massima autorità comunale autorizzativa dei fuochi, dopo aver nicchiato e cercato di giustificare lo spostamento, assaliti da valanghe di critiche, hanno fatto marcia indietro riportando il tutto nella tradizione e anticipando anche i fuochi al sabato.
Ma non è finita qui, in quanto il Comitato anche per quest’anno aveva previsto che venisse affiancata una manifestazione parallela, una specie di rafforzativo, denominato “Le Notti al Castello”, due giorni di festeggiamenti coincidenti con l’apertura della Festa, con una specie di sagra popolare che si sarebbe conclusa con suoni, scampagnata culinaria e divertimenti “alla scoperta dei luoghi tra arte e sapori nostrani”, come si legge sull’opuscolo, con una kermesse popolare a base di karaoke e con la esibizione di tal Denny Celentano, che sembra un sosia e imitatore di Adriano Celentano.
Per la verità anche negli anni precedenti “Le notti al castello” avevano affiancato i tradizionali festeggiamenti, ma avevano una motivazione effettivamente culturale e nessuno aveva avuto da ridire in quanto organizzate da Geltrude Barba, figlia dell’ideatore di queste attività storiche, culturali e religiose, che quest’anno è stata estromessa; e l’organizzazione ha pensato bene di trasformare l’iniziativa in una sagra popolare, cosa che la cittadinanza ha aspramente criticato tanto da giustificarne la soppressione.
Così c’è stato un doppio flop: lo spostamento dei fuochi e l’abolizione delle “Notti al castello”.
Ma c’è stato un ulteriore seguito in quanto in tutta questa baraonda si è inserita un’altra aspra contesa, derivante dalla circostanza che è stata istituita, nel novembre scorso, una nuova associazione denominata ““Cavalieri Balestrieri e Archibugieri Bolla Pontificia A.D. 1394” la quale sembra sia subito entrata in contrasto con l’Associazione Trombonieri.
Da tale contrasto sembra che sia scaturita la decisione di far partecipare la neonata associazione alla rituale benedizione solo in costume ma senza i pistoni, in attesa che nel prossimo autunno si definiscano le modalità di partecipazione ai festeggiamenti!
L’aspra contesa ha messo in forse anche la tradizionale benedizione dell’Arcivescovo e solo grazie all’intervento dello stesso, del Sindaco e del Vice Sindaco Lamberti sembra che il tutto, al momento, sia rientrato.
Ma una città che si distingue per tali amenità, quale speranza ha di diventare “Capitale italiana della cultura nel 2022”, designazione alla quale aspira?
Un provincialismo esasperato pervade questa città, frutto anche di beghe, pettegolezzi, e la relega ad un ruolo marginale non solo in campo nazionale, ma anche regionale e persino provinciale.
E la “spocchia” di chi, vivendo ancora nel ricordo della oramai superata “superiorità metelliana”, contribuisce a danneggiarla e non l’aiuta a venire fuori dal cantuccio nel quale essa si è relegata.
Facciano i cavesi un bagno di umiltà, scendano dal piedistallo della superiorità derivante dall’ex nomea di “Piccola Svizzera” o porta della Divina costiera, scendano a confrontarsi con le realtà viciniore e lontane, accettino le competizioni con tali realtà, si organizzino per diventare veramente una realtà a livello nazionale: solo così potranno venire fuori da quel cantuccio di provincialismo nel quale si sono rintanati, e potranno aiutare anche l’Amministrazione e lavorare seriamente ad un piano culturale che abbia qualche prospettiva per il futuro; giacché non può essere la volontà di un singolo o di pochi idealisti a ottenere risultati concreti, ma l’afflato di una intera comunità intesa come un insieme di persone che hanno comunione di vita e interessi sociali, che però si deve rendere degna di questo nome.
Diversamente questa città sarà sempre destinata ai “bei” risultati di questa estate, “calda” oltre ogni dire, e non solo dal lato meteorologico.