Tra i numerosi organi che compongono il vertice dell’Unione Europea, tutti importanti, a nostro avviso tre hanno una importanza maggiore in quanto sono quelli che, fra l’altro, promuovono e approvano le leggi e tutte le norme che regolano il comportamento della stessa Unione e dei Paesi membri.
Parliamo della Commissione, del Consiglio e del Parlamento ai quali già abbiamo fatto cenno in un precedente articolo, ma dei quali è opportuno approfondire il ruolo, anche se in maniera estremamente sintetica e non esaustiva, specialmente per la Commissione che è l’Organismo che corrisponde al nostro Governo, rispetto al quale ha comunque notevoli differenze.
La Commissione Europea, che promuove l’interesse generale europeo, è l’Organismo esecutivo dell’Unione e può essere paragonata al nostro Consiglio dei Ministri, almeno quello previsto dalla nostra Costituzione: è importante fare questa precisazione in quanto la Costituzione italiana prevede che il Consiglio sia un Organo collegiale il quale, oltre a governare il paese nei limiti delle leggi, promuove anche iniziative legislative da sottoporre al Parlamento per la conversione in legge.
Purtroppo, già da molti anni il Governo italiano ha forzato, per non dire altro, le norme costituzionali in quanto non ne rispetta pienamente le norme: ne è prova l’abitudine di governare con una miriade di decreti legge che poi debbono essere convertiti in legge nei previsti sessanta giorni; la decretazione, che secondo la nostra Costituzione, dovrebbe essere utilizzata solo per questioni di estrema urgenza, oggi viene utilizzata per tutto, e ciò fa comodo al governo in carica in quanto, nelle more della conversione in legge, se e quando avverrà, opera secondo norme temporanee le quali, se poi nella procedura di conversione in legge verranno modificate, comporteranno che i provvedimenti frattanto adottati dovranno essere pure essi modificati, creando una confusione procedurale che è uno dei mali del nostro paese e al quale andrebbe posto un argine: ma non si intravede all’orizzonte una tale prospettiva.
Questa chiosa è necessaria sia per evidenziare una delle distorsioni del governo italiano, sia per evidenziare che nell’UE tale procedura non è prevista, il che sta a significare che la Commissione europea opera esclusivamente sulla base delle leggi approvate dal Parlamento, il cui percorso è lungo e laborioso, come spiegheremo in seguito.
Altra differenza tra L’UE e l’Italia è che in Europa il Presidente della Commissione, di fatto il Capo dell’Esecutivo (paragonabile al nostro Premier) viene eletto dal Parlamento, mentre in Italia la procedura è diversa: il nostro Primo Ministro viene designato, sulla base dei risultati elettorali, dal Presidente della Repubblica, al quale poi il designato Premier riferisce presentando i Ministri che ha scelto e che, se di gradimento del Presidente, diventano “ipso-facto” Governo che immediatamente presta giuramento al Capo dello stato per poi presentarsi al Parlamento che dovrà votare la fiducia; in teoria potrebbe anche non farlo, ma praticamente, considerato che la compagine governativa è frutto di una coalizione che ha oramai la maggioranza nel parlamento, sarebbe quanto meno strano che le aule lo sconfessassero; tanto che l’art. 94 della nostra Costituzione prevede addirittura che “il voto contrario di una o delle due Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni”.
Nell’UE il Capo della Commissione, attualmente Junker, viene invece designato dalle coalizioni dei partiti prima delle elezioni, ed il designato addirittura guida la campagna elettorale, talché di fatto è colui che dopo le elezioni sarà eletto Presidente; in effetti già prima delle elezioni si conosce chi sarà il futuro presidente della Commissione.
Il Consiglio Europeo, è un organismo che non ha corrispondenza nel nostro paese; esso è attualmente presieduto dal polacco Donald Tusk, ed è composto dai capi di Stato o di Governo dei paesi membri (per l’Italia Giuseppe Conte), in uno al Presidente della Commissione (Junker) e all’Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza (per l’ìtalia Federica Mogherini).
Esso definisce l’orientamento politico generale e le priorità dell’Unione europea, gestisce questioni complesse e delicate di cooperazione governativa che non possono essere risolte a livelli inferiori, definisce la comune politica estera e di sicurezza dell’Unione, tenendo conto dei suoi interessi strategici e delle implicazioni per la difesa, nomina ed elegge i candidati a determinati ruoli di alto profilo a livello dell’UE, fra cui la B.C.E. (Banca Centrale) e la Commissione.
Il Parlamento Europeo o Europarlamento (attualmente presieduto dall’italiano Antonio Tajani) è l’Organo legislativo per eccellenza, prerogativa che vanta unitamente al Consiglio, e corrisponde al nostro Parlamento, con la sola differenza che in Italia il Parlamento è composto dalla Camera dei Deputati e dal Senato, mentre in Europa il Parlamento è monocamerale. Oltre ad approvare le leggi dell’Unione, ha anche il compito di approvarne il bilancio.
Il Parlamento elegge il Presidente della Commissione, e approva o respinge nel suo insieme la nomina della stessa; nei confronti della Commissione, quindi, l’Europarlamento ha un ruolo di supremazia anche con l’adozione di mozioni di censura, esercitando così un controllo politico, giungendo fino al sollecito di iniziative legislative.
L’attuale composizione dell’Europarlamento vede due gruppi contrapposti, quello di Maggioranza, che schiera 479 parlamentari, contro quello di Opposizione che ne schiera 272.
Le prossime elezioni del 23-26 maggio prossimi (in Italia si vota domenica 26 maggio) eleggeranno i 751 parlamentari europei (quelli che rappresenteranno il nostro paese saranno 73). Ma dopo la brexit del Regno Unito (se e quando avverrà) i parlamentari diventeranno rispettivamente 705 di cui 76 italiani).
A questo punto ci sia consentita una chiosa: per i 28 paesi membri, Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria, con una popolazione di oltre 400.milioni di europei, sono sufficienti solamente 751 parlamentari; qui in Italia, per amministrare poco più di 60.milioni di abitanti, abbiamo ben 945 parlamentari, 630 deputati e 315 senatori: sembrano troppi.
I candidati italiani all’Europarlamento hanno l’età media di 43 anni per il M5S, 48 anni per la Lega, 51 anni per FI e FdI, 53 anni per il PD. La lista con il minor numero di laureati è quella della Lega con il 71%, seguita da FdI con il 74%, PD con l’82%, FI con l’83%, il M5S registra il maggior numero di laureati con il 93%. Una novità è data dalla folta presenza di donne rispetto agli uomini, il 52%, con l’eccezione di FdI nel quale la presenza femminile si ferma al 45%.
Un approfondimento meriterebbe anche il laborioso percorso delle leggi europee, che presenta sostanziali diversità rispetto a quello delle leggi italiane, ma i lettori ci perdoneranno se, per evitare lungaggini, ci riserviamo di trattarlo in un successivo articolo.
Frattanto, buone elezioni.