scritto da Nino Maiorino - 06 Maggio 2019 08:42

Unione Europea verso il voto, il Manifesto di Ventotene e i Padri Ispiratori

Non si può parlare di Unione Europea se non si va alle origini, vale a dire al “Manifesto di Ventotene” che ispirò, mentre era ancora in corso la seconda guerra mondiale, le varie organizzazioni internazionali dalle quali è poi stata creata la Unione.

Cos’è il Manifesto di Ventotene?

Il Manifesto è un documento scritto nell’agosto del 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, tre politici di ideologia socialista che, confinati nell’isola di Ventotene -dove all’epoca erano segregati oltre ottocento oppositori del regime fascista- con l’aiuto dei tanti che vollero aderire al loro programma, pensarono di utilizzare la loro condizione di segregazione e di forzata inoperosità per analizzare a fondo le cause che avevano provocato, a distanza di meno di un quarto di secolo, due sanguinose guerre mondiali, entrambe con conseguenze drammatiche sui paesi partecipanti, con milioni di vittime e danni rilevantissimi.

E non è che i periodi precedenti fossero stati immuni da tali tragedie, anzi il genere umano è stato sempre vittima, oltre che di pestilenze e malattie incurabili, di continue tragedie derivanti dalla belligeranza dei regnanti che, per mantenere una loro supremazia o conquistare una fetta di territorio, non esitavano a sottoporre le popolazioni ai più orrendi massacri, privandole dei più elementari diritti umani.

Il manifesto è una analisi approfondita di tutto ciò, e individua soluzioni, con regole e comportamenti sovranazionali, adottando le quali il futuro potrà essere affrancato dagli orrori del passato.

Elementi come “il principio della libertà, secondo il quale l’uomo non deve essere un mero strumento altrui, ma un autonomo centro di vita”, che pure in passato erano stati individuati da filosofi e illuministi e che oggi sembrano scontati, non erano mai stati considerati dai regnanti, che avevano sempre considerato gli uomini come individui ad essi asserviti, e in tante occasioni carne da macello, e magari merce di scambio per ottenere qualcosa da un contesto internazionale, e mai come autonomi centri di vita da non asservire all’altrui volere. Sono principi ispirati ai valori del cristianesimo, ma che erano rimasti solo sterili enunciazioni.

Non è che le cose siano molto cambiate, ma il valore del “Manifesto di Ventotene” è storicamente accertato se, com’è vero, ha ispirato una confederazione di Paesi europei la quale, prima di ogni altra cosa, nonostante le mai cessate tensioni del dopoguerra, ha evitato per settant’anni nuove catastrofi belliche; ovviamente l’Unione Europea ha anche un valore economico grazie al quale possiamo confrontarci con le grandi potenze economiche mondiali, gli Usa da un lato e la Cina dall’altro, per non parlare della Federazione Russa e delle realtà economiche dell’estremo oriente.

E’ questo che dovrebbero tener presente i detrattori dell’Unione Europea, e di questo dovrebbero ragionare invece di sparare banalità a tutto spiano parlando di “sovranismo” nel tentativo di scardinarne le fondamenta per tornare a “stati sovrani” che sullo scenario mondiale conterebbero poco più di niente.

Vediamo chi erano Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi, i veri ispiratori della Unione Europea, alla quale si è giunti dopo varie, e spesso difficili, tappe.

Altiero Spinelli, nato a Roma nell’agosto 1907, può essere considerato a pieno titolo il promotore delle attività che si conclusero con la redazione del Manifesto di Ventotene.

Era figlio del Vice Console Italiano nella città brasiliana di Campinas, dove visse da bambino, fino a quando con il padre e la famiglia non rientrarono in Italia. Durante gli studi giovanili, da autodidatta, approfondì e aderì al pensiero marxista. Si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università capitolina La Sapienza. Per un caso fortuito, una manifestazione dei fascisti, fortemente ostacolata dai comunisti romani, si avvicinò al comunismo che avevano dimostrato coraggio e coerenza rispetto ai socialisti, ai quali fino ad allora si era ispirato, anche perché lo era suo padre. Nel 1924, in concomitanza con l’assassinio di Giacomo Matteotti, si iscrisse al Partito Comunista Italiano, oramai in clandestinità, e divenne ben presto leader di quartiere anche grazie alla conoscenza della dottrina marxista che gli consentiva di offrire spiegazioni a chi si avvicinava al partito. Ovviamente la sua attività politica non sfuggì alla polizia e Spinelli fu costretto a trasferirsi, inutilmente, a Milano dove nel giugno 1927 venne arrestato e condannato dal Tribunale speciale fascista a 17 anni di reclusione, che scontò a Lucca, a Viterbo, a Roma ed a Civitavecchia. Durante la reclusione conobbe Umberto Terracini e Leo Valiani, e maturò gradatamente il distacco dal marxismo.

Nel 1937, nel mentre attendeva la libertà dal carcere, venne trasferito al confino prima a Ponza poi a Ventotene; in quegli anni fu uno dei pochi a prendere le distanze da Stalin e dal comunismo sovietico, il che non gli risparmiò critiche da parte dei dirigenti del PCI, saldamente ad esso legati, e dal quale venne espulso nello stesso anno.

Di fronte a quella che era stata la catastrofe europea, Spinelli aveva maturato la convinzione che solo un’organizzazione federale avrebbe potuto farla rientrare da protagonista nel quadro internazionale. Per servire tale convinzione, Spinelli non fondò un partito, bensì un movimento trasversale.

E subito dopo la sua liberazione dal confino, nel mese di agosto 1943, dopo l’arresto di Mussolini, si tenne il Congresso della fondazione del Movimento Federalista Europeo, presenti, fra gli altri, lo stesso Spinelli, Colorni, Rossi, Ursula Hirschmann, Manlio Rossi Doria, Giorgio Braccialarghe e Vittorio Foa: Il Congresso adottò come programma proprio il Manifesto di Ventotene.

Successivamente Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi incontrarono esponenti della Resistenza di altri paesi europei, preparando con essi una Dichiarazione Federalista. Poi Spinelli aderì al Partito D’Azione e rientrò a Milano per partecipare alla Resistenza, dirigendo anche i giornali “Italia Libera” e “Unità Europea”.

L’unione dei paesi europei cominciava a concretizzarsi; nel marzo 1945 si tenne a Parigi, la prima conferenza Federalista Europea, della quale Spinelli fu l’animatore e Ursula Hirschmann l’organizzatrice, e ad essa parteciparono anche scrittori e filosofi come Albert Camus, George  Orwel e Emmanuel Mounier. Nel febbraio 1946, insieme e Ferruccio Parri e Ugo La Malfa, Spinelli abbandonò il Partito d’Azione.

Altiero Spinelli, insieme agli altri politici che avevano scritto il Manifesto di Ventotene, ebbe un ruolo rilevante nella nascita e nella definizione in chiave moderna del concetto di “Europa”, con la speranza che, finita la guerra si sarebbe potuta costruire una federazione europea,  sul presupposto che le potenze vincitrici extraeuropee si sarebbero ritirate dall’Europa; purtroppo non fu subito così in quanto l’instaurarsi di un clima di guerra fredda tra le superpotenze americana e sovietica rallentò di molto quell’auspicio.

Ma nel 1947, Spinelli intravide nuovamente una concreta possibilità di costituzione di una Unione in quanto vide nel Piano Marshall la prima forma di integrazione. Nel 1950 venne elaborato il Trattato Comunità Europea di Difesa, dal che si comprende che, poco alla volta, l’utopia del Manifesto di Ventotene prendeva forma di realtà, anche se tra fasi alterne, passando per la CECA (la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio) che precorse il Trattato di Roma che istituì, nel 1992, la CEA (Comunità Economica Europea), che divenne nel 1992 “Unione Europea”.

Ma alcune attività successive non videro la partecipazione di Altiero Spinelli il quale, dopo una vita di intenso impegno politico e parlamentare, morì il 23 maggio 1986.

Degli altri due estensori del Manifesto di Ventotene, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi, parleremo in un prossimo articolo.

(2 – segue)

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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