Legittima difesa: ma che dice Mattarella?
Ci ha impiegato circa un mese il Presidente Mattarella per promulgare la legge sulla cosiddetta Legittima difesa, tenacemente voluta dal Ministro degli Interni Matteo Salvini, non tanto condivisa dai pentastellati, i quali hanno opposto qualche resistenza, salvo poi a votarla in Parlamento.
Le resistenze che ognuna delle due parti del Governo “lega-stellato” di Salvini e Di Maio fanno una contro l’altra ormai non fanno più notizia, sono all’ordine del giorno e fanno parte dello scenario teatrale sul quale si esibiscono i due soggetti, anzi sembra sia diventato il canovaccio della quotidiana recita a soggetto in questa “commedia dell’arte” che, pure avendo stancato tutti gli italiani, sembra che dobbiamo sorbirci ancora per qualche tempo (speriamo poco).
A proposito della quale, parlo della “commedia dell’arte”, ricordo che gli attori non recitavano testi, ma improvvisavano i dialoghi in scena (sic), che nella stessa vi erano i ‘tipi fissi’ (sic, sic), e che alcuni personaggi portavano sul viso maschere (sic, sic, sic): come fa Salvini cambiando continuamente felpe!
Dicevo che il Presidente Mattarella ha dovuto riflettere molto prima di promulgare la legge, il cui testo era sul suo tavolo sin dal 28 marzo.
E’ notorio che Mattarella non si sia mai fatto pregare molto a promulgare altre leggi che pure hanno fatto venire, diciamo così, qualche voltastomaco, specialmente quelle finanziarie pervenutegli l’ultimo giorno utile, tant’è che a me personalmente è sembrato che l’illustre Presidente attendesse sulla porta che gli portassero il testo che proprio sulla soglia ha firmato.
Nel caso della Legge sulla “legittima difesa”, che più correttamente, è il caso di dirlo, si chiama “Modifiche allo articolo 52 del codice penale in materia di legittima difesa”, così non è stato, quindi il tempo impiegato da Mattarella fa presumere che egli abbia dovuto riflettere molto prima di firmarla.
E non voglio nemmeno entrare nel dettaglio del contenuto della stessa che, secondo eminenti giuristi, è stata solo “una presa per i fondelli”, una operazione puramente mediatica, che non mette e non toglie nulla ai già esistenti articoli del codice penale, anzi probabilmente aggrava l’iter procedurale della magistratura indagante.
Mi domando solo del perché Mattarella abbia perso tanto tempo per promulgarla.
Mattarella, quindi, poteva fare solo due cose: 1) rimandarla indietro evidenziandone i profili di incostituzionalità; 2) in alternativa, promulgarla e basta.
Non esistono altre strade.
Invece, cos’ha fatto Mattarella? Ha pensato bene di promulgarla, accompagnandola con una nota (?) indirizzata ai Presidenti del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, della Camera dei Deputati, Roberto Fico, e al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, “condicendo” (mi si perdoni il termine, Treccani consentendolo): «Ho promulgato in data odierna la legge recante: “Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di legittima difesa”. Il provvedimento si propone di ampliare il regime di non punibilità a favore di chi reagisce legittimamente a un’offesa ingiusta, realizzata all’interno del domicilio e dei luoghi ad esso assimilati, il cui fondamento costituzionale è rappresentato dall’esistenza di una condizione di necessità. Va preliminarmente sottolineato che la nuova normativa non indebolisce né attenua la primaria ed esclusiva responsabilità dello Stato nella tutela della incolumità e della sicurezza dei cittadini, esercitata e assicurata attraverso l’azione generosa ed efficace delle Forze di Polizia.
L’art.2 della legge, modificando l’art.55 del codice penale, attribuisce rilievo decisivo “allo stato di grave turbamento derivante dalla situazione di pericolo in atto”: è evidente che la nuova normativa presuppone, in senso conforme alla Costituzione, una portata obiettiva del grave turbamento e che questo sia effettivamente determinato dalla concreta situazione in cui si manifesta. Devo rilevare che l’articolo 8 della legge stabilisce che, nei procedimenti penali nei quali venga loro riconosciuta la legittima difesa “domiciliare”, le spese del giudizio per le persone interessate siano poste a carico dello Stato, mentre analoga previsione non è contemplata per le ipotesi di legittima difesa in luoghi diversi dal domicilio.
Segnalo, infine, che l’articolo 3 della legge in esame subordina al risarcimento del danno la possibilità di concedere la sospensione condizionale della pena, nel caso di condanna per furto in appartamento o per furto con strappo ma che lo stesso non è previsto per il delitto di rapina. Un trattamento differenziato tra i due reati non è ragionevole poiché – come indicato dalla Corte costituzionale, nella sentenza n. 125 del 2016 – “gli indici di pericolosità che possono ravvisarsi nel furto con strappo si rinvengono, incrementati, anche nella rapina”».
In pratica, chiacchiere inutili.
In merito, mi sia consentito di avere non poche perplessità che sottopongo ai miei cinque fedeli e attenti lettori.
Primo: cosa c’entrano più, a testo approvato e promulgato, i Presidenti di Camera e Senato e del Consiglio dei Ministri? Oramai non possono più intervenire; e anche l’ignorante (nel senso che ignora, come noi tutti, tante cose) Salvini ha chiosato: “rispetto il parere del Presidente ma oramai la legge è approvata”: e l’ha inchiodato!
Secondo: se Mattarella ha rilevato, a legge oramai approvata, perplessità sulla costituzionalità della stessa, avrebbe fatto meglio a non promulgarla e a rinviarla al Parlamento con le sue considerazioni (in questa fase sarebbero state accogliibili) affinché la riesaminasse.
Il Parlamento avrebbe potuto riesaminarla alla luce dei suggerimenti di Mattarella ed eventualmente migliorarne il testo, e Mattarella avrebbe fatto una bella figura, mostrando di essere veramente all’altezza di guidare il Paese.
E’ chiaro che il Parlamento avrebbe anche potuto non tenere conto dei suoi suggerimenti, e in tal caso Mattarella sarebbe stato costretto a promulgarla, ma certamente se ne sarebbe uscito a testa alta.
La triste conclusione alla quale giungo è che in questo “sfascio” istituzionale nessuno può dirsi esente da responsabilità, e non si sa più a quale santo affidarsi.
Mi prendo la libertà di ricordare qualche predecessore di Mattarella, che non si nascondeva dietro ambiguità e paraventi inconsistenti, e le cose non le mandava a dire, ma aveva il coraggio di dirle personalmente e pure a muso duro: il tanto criticato Re Giorgio, che in tanti oggi rimpiangiamo.
29/04/2019 – by Nino Maiorino – C’e’ un involontario errore che desidero correggere. La legge ha fatto tre passaggi, prima al Senato, poi alla Camera, e nuovamente al Senato per un amendmento sulle coperture finanziarie. La cosa non inficia il.mio pensiero, ma chiedo scusa ai lettori.per l’inesattezza.