Ambiente, arriva la carta per l’economia circolare
Confcommercio e altre dieci associazioni datoriali hanno sottoscritto la “Carta per la sostenibilità e la competitività delle imprese nell’economia circolare”. I dieci punti affrontano aspetti di carattere regolatorio, normativo, economico e tecnologico.
Confindustria, Confartigianato Imprese, CNA, Casartigiani, CLAAI, Confcommercio, Confesercenti, Confagricoltura, Confcooperative, Legacoop e ConfApi hanno sottoscritto la “Carta per la sostenibilità e la competitività delle imprese nell’economia circolare”.
Per affrontare le nuove sfide ambientali e cogliere le opportunità offerte dalla digitalizzazione dei processi produttivi e di consumo, è necessario un cambio di approccio da parte di tutti gli stakeholders e il coinvolgimento del sistema economico nel suo complesso.
Per questo il documento individua 10 linee di intervento e punti programmatici che, attraverso un percorso di impegni concreti, sarà la base per l’avvio di un confronto con gli interlocutori istituzionali. I 10 punti affrontano aspetti di carattere regolatorio, normativo, economico e tecnologico, dall’abbattimento delle barriere burocratiche, alla necessità di favorire investimenti in ricerca e innovazione, fino ad arrivare ad una capacità impiantistica virtuosa. La carta per l’economia circolare è un primo impegno condiviso per lo sviluppo e la competitività delle imprese italiane in tema di economia circolare.
Con la firma di questo documento le Associazioni datoriali diventano capofila di un progetto Paese. La delegata Confcommercio alla Sostenibilità, Patrizia Di Dio, ha sottolineato che “la necessità inderogabile di pensare all’ambiente, di sostenere l’economia circolare, è un argomento che unisce e che porta a riflettere, insieme, su nuovi modelli di sviluppo. Dobbiamo farlo non soltanto per dare un respiro etico al nostro impegno imprenditoriale e associativo ma per definire strategie per la competitività delle nostre imprese e del nostro Paese. Il Bes, acronimo di Benessere Equo e Sostenibile, redatto dall’ISTAT nel 2016, è entrato a far parte del processo di programmazione economica così come la Responsabilità Sociale d’Impresa è entrata nelle dinamiche e nelle scelte operate da molti imprenditori. Ma questo non basta. L’impegno verso la sostenibilità deve saper coinvolgere tutti: il mondo imprenditoriale così come le istituzioni. Senza misure condivise e coordinate sarà difficile passare da un’economia lineare a una circolare”.
“Il manifesto – ha osservato Di Dio -sintetizza le azioni che riteniamo prioritarie per il radicamento di un nuovo modello di sviluppo. Siamo sicuri che ci siano già molte imprese pronte ad affrontare le nuove sfide ambientali, imprenditori e imprenditrici che si interrogano sulla dignità del proprio lavoro e delle proprie imprese. Nella società del mercato in cui la domanda è «quanto costa», noi siamo quella parte di operatori economici che ritengono che la nuova stagione si debba basare anche sul «quanto vale». Crediamo che l’economia del futuro debba essere l’economia del Bene Essere, consapevoli che ciò richiederà un cambio di approccio da parte di tutti gli stakeholders e il coinvolgimento fattivo del sistema Paese nel suo complesso”. (fonte Confcommercio)